Da un sasso ad una casa: l'incredibile viaggio che passa da Barletta
Il progetto realizzato da Marco Amorosi e Raniero Bergamaschi, studenti di comunicazione
martedì 12 ottobre 2021
15.12
Laureati all'inizio del 2021, quando tutto il mondo cercava di misurarsi con un virus globale, Marco Amorosi e Raniero Bergamaschi tra le difficoltà materiali e psicologiche di quel periodo, diventano dottori in Comunicazione. Questo sogno ha come ambientazione Milano e l'Università Cattolica, la città che per prima si è aperta all'innovazione nel mondo della comunicazione, combinando marketing, audiovisivo e scrittura.
Ma è davvero possibile, attraverso il baratto, scambiare un sasso fino ad arrivare a una casa?
Raniero è un amante del cinema, Marco appassionato di social in tutte le sue declinazioni, in particolare YouTube. Oggi hanno intrapreso percorsi diversi, ma c'è stato un momento preciso in cui la loro strada si è intrecciata, tutto per un sogno, un progetto condiviso.
«All'inizio ero solo – dice Amorosi – in questo progetto. Quando dopo sole 24 ore mi è stata offerta una bicicletta per un sasso, ho capito che c'era dell'assurdo e avevo bisogno di una mano per documentare questa storia».
Tutto è partito da un annuncio di un sasso su Facebook, che ho scambiato con una bicicletta. Raniero rimane sbalordito da quanto Marco gli comunica per telefono, vorrebbe correre da Piacenza – città in cui lavora – a Milano, ma siamo in piena pandemia e tutto era frutto di una strana casualità. Marco è consapevole di quanto sia importante comunicare un progetto sui social, così almeno per un primo momento, si improvvisa videomaker e il suo coinquilino cameraman.
Il primo scambio, quello che ha dato inizio a tutto, ha avviato un progetto molto più grande di quello che si pensa: un'interconnessione in cui le persone rimangono legate da oggetti che scambiano. «Avevo un sasso, l'ho preso e ho fatto una foto. Dopo, ci ho pubblicato un annuncio e ho aspettato proposte. Le aspetto da persone del tutto casuali, riproponendo una sorta di baratto in cui non viene misurato il valore. Il filo condutture è l'assurdo, c'è dell'assurdo in questa avventura. Il vero baratto non è tra i due oggetti, ma la possibilità di entrare in questa rete di scambi. Mi sono ispirato a Kyle McDonald che dopo 14 scambi è passato da una graffetta a una casa, vorrei però limitarmi all'Italia e quindi analizzare esclusivamente questo contesto».
Ma perché proprio un sasso e non una graffetta?
«Volevo qualcosa di comune, che potesse appartenere a me o a qualsiasi altra persona, qualcosa senza un reale proprietario. Poi ho deciso di personalizzarlo e di scriverci sopra il nome del progetto e cioè HabereNonHaberi. Così UN sasso è diventato IL sasso da cui è partito tutto».
Quando siete arrivati a Barletta?
«Al settimo scambio. Avevamo un orologio e questo signore di Barletta – Pietro Parente - ci ha contattato chiedendoci con cosa volessimo scambiarlo. Abbiamo fatto lo scambio nella sua azienda, un'antica fabbrica di divani e alla fine ho ricevuto una moto Suzuki. La cosa bella è che dietro ogni oggetto c'è una storia. La moto, per esempio, era un simbolo per questa famiglia, è sempre appartenuta a loro».
In questa storia familiare ci è entrato Marco e il suo collega Raniero, allargando il concetto di famiglia e diventando quasi un villaggio globale unito da continui scambi.
«Ci piace fare gli scambi nelle città in cui l'oggetto risiede, è un modo per viaggiare e conoscere. Stando a Barletta abbiamo scoperto che è anche chiamata "Città della Disfida", abbiamo conosciuto tantissima gente. Poi è successo che siamo rimasti in giro con un signore di nome Savino per tutto il pomeriggio ed è assurdo pensare al fatto che prima di quel momento, per noi era un estraneo. Ci ha fatto conoscere la Lega Navale che abbiamo ringraziato nel video su YouTube».
L'obiettivo è arrivare a una casa, ma che non sia un punto d'arrivo. Ai comunicatori piacerebbe realizzare in quello spazio la gestione di un nuovo progetto, usarlo come spazio di lavoro.
«Ho deciso di cambiare il punto d'arrivo rispetto a Kyle McDonald perché la fine del viaggio prevede sempre una casa, ma ne abbiamo cambiato il significato. Non un'abitazione, ma uno spazio per nuove idee, nuovi valori e nuovi progetti».
Ma è davvero possibile, attraverso il baratto, scambiare un sasso fino ad arrivare a una casa?
Raniero è un amante del cinema, Marco appassionato di social in tutte le sue declinazioni, in particolare YouTube. Oggi hanno intrapreso percorsi diversi, ma c'è stato un momento preciso in cui la loro strada si è intrecciata, tutto per un sogno, un progetto condiviso.
«All'inizio ero solo – dice Amorosi – in questo progetto. Quando dopo sole 24 ore mi è stata offerta una bicicletta per un sasso, ho capito che c'era dell'assurdo e avevo bisogno di una mano per documentare questa storia».
Tutto è partito da un annuncio di un sasso su Facebook, che ho scambiato con una bicicletta. Raniero rimane sbalordito da quanto Marco gli comunica per telefono, vorrebbe correre da Piacenza – città in cui lavora – a Milano, ma siamo in piena pandemia e tutto era frutto di una strana casualità. Marco è consapevole di quanto sia importante comunicare un progetto sui social, così almeno per un primo momento, si improvvisa videomaker e il suo coinquilino cameraman.
Il primo scambio, quello che ha dato inizio a tutto, ha avviato un progetto molto più grande di quello che si pensa: un'interconnessione in cui le persone rimangono legate da oggetti che scambiano. «Avevo un sasso, l'ho preso e ho fatto una foto. Dopo, ci ho pubblicato un annuncio e ho aspettato proposte. Le aspetto da persone del tutto casuali, riproponendo una sorta di baratto in cui non viene misurato il valore. Il filo condutture è l'assurdo, c'è dell'assurdo in questa avventura. Il vero baratto non è tra i due oggetti, ma la possibilità di entrare in questa rete di scambi. Mi sono ispirato a Kyle McDonald che dopo 14 scambi è passato da una graffetta a una casa, vorrei però limitarmi all'Italia e quindi analizzare esclusivamente questo contesto».
Ma perché proprio un sasso e non una graffetta?
«Volevo qualcosa di comune, che potesse appartenere a me o a qualsiasi altra persona, qualcosa senza un reale proprietario. Poi ho deciso di personalizzarlo e di scriverci sopra il nome del progetto e cioè HabereNonHaberi. Così UN sasso è diventato IL sasso da cui è partito tutto».
Quando siete arrivati a Barletta?
«Al settimo scambio. Avevamo un orologio e questo signore di Barletta – Pietro Parente - ci ha contattato chiedendoci con cosa volessimo scambiarlo. Abbiamo fatto lo scambio nella sua azienda, un'antica fabbrica di divani e alla fine ho ricevuto una moto Suzuki. La cosa bella è che dietro ogni oggetto c'è una storia. La moto, per esempio, era un simbolo per questa famiglia, è sempre appartenuta a loro».
In questa storia familiare ci è entrato Marco e il suo collega Raniero, allargando il concetto di famiglia e diventando quasi un villaggio globale unito da continui scambi.
«Ci piace fare gli scambi nelle città in cui l'oggetto risiede, è un modo per viaggiare e conoscere. Stando a Barletta abbiamo scoperto che è anche chiamata "Città della Disfida", abbiamo conosciuto tantissima gente. Poi è successo che siamo rimasti in giro con un signore di nome Savino per tutto il pomeriggio ed è assurdo pensare al fatto che prima di quel momento, per noi era un estraneo. Ci ha fatto conoscere la Lega Navale che abbiamo ringraziato nel video su YouTube».
L'obiettivo è arrivare a una casa, ma che non sia un punto d'arrivo. Ai comunicatori piacerebbe realizzare in quello spazio la gestione di un nuovo progetto, usarlo come spazio di lavoro.
«Ho deciso di cambiare il punto d'arrivo rispetto a Kyle McDonald perché la fine del viaggio prevede sempre una casa, ma ne abbiamo cambiato il significato. Non un'abitazione, ma uno spazio per nuove idee, nuovi valori e nuovi progetti».