Da emergenza a risorsa, Barletta ospita il forum “ilmare24ore”
Esperti e istituzioni a confronto, per promuovere soluzioni e prevenzione
venerdì 13 marzo 2015
12.02
Il mare non può essere considerato solo un'emergenza. Questo pensiero è stato la rotta che ha guidato i numerosi approfondimenti, sotto forma di domande e risposte, del forum "ilmare24ore" che si è svolto ieri presso il Gos di Barletta, chiamando a raccolta esperti del settore e rappresentanti delle istituzioni legate alla tutela ambientale e alla salvaguardia del nostro mare, a livello comunale, provinciale e regionale. L'evento, ideato e promosso dal consigliere regionale di Barletta Ruggiero Mennea, ha dipinto lo stato di salute del nostro mare, soffermandosi sulle criticità e sulle opportunità, e cercando di far chiarezza sulle numerose questioni che ancora necessitano una soluzione.
Quattro gli approfondimenti principali, dedicati a questioni urgenti legate al mare e in generale alla vivibilità territoriale: l'impianto di affinamento, i canali, il fiume Ofanto e le opportunità per il turismo. Le problematiche sono state sistematizzate in un discorso ampio che richiama le responsabilità degli enti locali, dei rappresentanti politici e dei cittadini, per raccontare con chiarezza lo stato dell'arte di queste tematiche e identificarne le migliori soluzioni. Al tavolo dei relatori erano presenti, oltre al consigliere Mennea, l'assessore regionale alle Infrastrutture, Mobilità e Lavori Pubblici Gianni Giannini, il dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Barletta Gianrodolfo Dibari, il dirigente del settore Ambiente Giacomo Losapio, il professor Antonio Di Santo, segretario generale dell'Autorità di Bacino Puglia, la responsabile dell'Acquedotto Pugliese per l'area Bari/Bat Francesca Portincasa, il consigliere provinciale Giuseppe Corrado, il direttore generale dell'Autorità Idrica Pugliese Vito Colucci e – nel ruolo di moderatore – Mario Sculco, direttore di BarlettaViva. Presenti anche l'assessore alle Politiche per il Territorio del Comune di Barletta Azzurra Pelle, la presidente della commissione Ambiente Rosa Cascella, il geologo e componente del comitato scientifico di Legambiente Puglia Francesco Bartucci, il geologo dell'Acquedotto Pugliese Alfredo De Giovanni, il professor Ruggiero Maria Dellisanti e il professor Ruggiero Quarto.
«Il mare non deve essere vissuto come un problema, ma come una risorsa, e l'obiettivo principale di questo forum deve essere quello di proporre soluzioni chiare e concrete – ha dichiarato Ruggiero Mennea – ma anche di promuovere la prevenzione e l'informazione per tutti i cittadini. A una risorsa inestimabile come il mare non si può dedicare attenzione solo a ridosso della stagione balneare: da qui nasce il nome dell'evento, dobbiamo parlarne 24 ore su 24, 365 giorni l'anno, e creare una vera e propria cultura del rispetto del mare». Si è parlato del porto, stella polare del nostro mare, che bisognerebbe collegare alla città in senso infrastrutturale ma anche culturale, della litoranea intitolata al campione barlettano Pietro Mennea, del fenomeno dell'erosione della costa, del Pantaniello, del Trabucco, ora abbandonato in balia delle intemperie atmosferiche e dell'incuria, e il dibattito si è animato grazie alla presenza, in platea, di tanti invitati che hanno proposto domande e suggerito soluzioni: l'evento infatti è stato strutturato dalle domande proposte dal pubblico e raccolte via internet dallo staff organizzativo dell'evento e dalla redazione di BarlettaViva, invitata quale testata giornalistica che si è distinta in diversi reportage e segnalazioni in tema di tutela dell'ambiente, come il ricorrente fenomeno della schiuma in mare, raccontato da un lettore in un recentissimo iReport.
Molto discussa è stata la questione inquinamento, con le sue innumerevoli cause e le sue possibili soluzioni. «E' il fiume Ofanto il più grande vettore di inquinamento del nostro territorio – ha dichiarato Mennea – e ad esso è collegata la complessa questione della balneabilità del mare». «I dati del 2014 nella Bat raccolti dalla Goletta Verde di Legambiente restituiscono un dato purtroppo molto negativo – ha riferito Bartucci - la nostra risulta essere la provincia di Puglia con maggiori punti di inquinamento, e tra essi – lungo il litorale barlettano – è stato registrato come altamente inquinato il tratto di Ariscianne». E ha aggiunto: «Bisogna scongiurare la presenza di megaimpianti che potrebbero, in caso di guasti, risultare pericolosi, ma piuttosto investire nei piccoli impianti, più flessibili e a minor impatto ambientale». Particolare attenzione è stata dedicata all'inquinamento del canale H, che periodicamente si ripropone causando grossi problemi durante la stagione balneare: se la causa sono gli scarichi industriale abusivi, come funziona l'attività di controllo? La risposta è stata data dell'ingegner Dibari: «A seguito di queste verifiche, in molte aziende ci sono scarichi non conformi alla norma, per cui sono partite diffide e richiede di sanare questo problema». Tra le ragioni, anche gli impropri sversamenti di fogna nera in fogna bianca e viceversa: «Tutto ciò dipende – ha continuato Dibari – dalla mancanza di un'idonea rete di fognatura bianca». Il consigliere Corrado, in rappresentanza del presidente della provincia Francesco Spina, ha rimarcato l'attenzione della provincia sulle problematiche, e l'impegno in una costante attività di monitoraggio: «Il mare di Barletta è come il mare di Trani o di Margherita di Savoia, non è solo una questione cittadina, ma territoriale e provinciale». Incisivo è stato l'intervento di Francesca Portincasa, responsabile macro-area territoriale Bari/Bat per AQP, che ha richiamato a maggiore sensibilità tutti i cittadini, esortando l'incidenza che i comportamenti responsabili di tutti hanno sulla salute del mare: «Il mare di Barletta soffre degli insulti del fiume Ofanto e del Ciappetta-Camaggio, e a loro volta essi soffrono degli insulti di tutti».
Soddisfazione è stata espressa dai tanti invitati, esperti dell'ambito, come il professor Ruggiero Maria Dellisanti e il professor Ruggiero Quarto, molto attivi nella divulgazione e nella conoscenza delle questioni ambientali: proprio il professor Quarto ha sottolineato l'importanza di un confronto sul tema mare perché «a Barletta si contano ben 500 addetti in questo settore, e perciò il mare può essere considerato la prima industria della nostra città». Dalla platea, interessante è stato l'intervento di Alfredo De Giovanni, barlettano e geologo dell'Acquedotto Pugliese: «Non dimentichiamo che Barletta è una città che risiede tra due corsi d'acqua, e per questo è indispensabile un piano di disinquinamento del fiume Ofanto». Ha poi ricordato la rotta dettata dal Piano tutela delle acque del 2009, spesso ignorato, e il grave impatto di fosforo e azoto nell'acqua di origine agricola. «Ecco perché occorre promuovere un codice di buona pratica agricola e coinvolgere in queste riflessione anche i lavoratori del comparto agricolo».
«Bisogna affrontare il problema in maniera frontale – ha insistito Mennea – le amministrazioni devono iniettare una nuova cultura, anche nelle imprese, promuovendo ad esempio delle premialità per gli imprenditori che seguono comportamenti etici e virtuosi per la tutela dell'ambiente. Non servono a nulla gli interventi tampone o le cure palliative a ridosso della stagione balneare: inutile ignorare che l'Ofanto è la vera bomba ecologica del Sud Italia e solo con un confronto serio tra esperti e la creazione di una rete istituzionale, auspicabilmente con una regia che parta dai punti più critici, si può promuovere una sana convivenza con il mare». Le conclusioni sono state affidate all'assessore regionale Gianni Giannini: «I danni ambientali sono difficilmente ripristinabili, ed è stato l'uomo a provocare queste ferite insanabili. Adesso bisogna agire promuovendo un monitoraggio completo, richiamando i consorzi di bonifica per interventi anche di natura sperimentale e realizzare un miglioramento dei servizi che possa conciliarsi con un contenimento delle spese. Senza dimenticare che bisogna affrontare questi problemi con la delicatezza che meritano».
Quattro gli approfondimenti principali, dedicati a questioni urgenti legate al mare e in generale alla vivibilità territoriale: l'impianto di affinamento, i canali, il fiume Ofanto e le opportunità per il turismo. Le problematiche sono state sistematizzate in un discorso ampio che richiama le responsabilità degli enti locali, dei rappresentanti politici e dei cittadini, per raccontare con chiarezza lo stato dell'arte di queste tematiche e identificarne le migliori soluzioni. Al tavolo dei relatori erano presenti, oltre al consigliere Mennea, l'assessore regionale alle Infrastrutture, Mobilità e Lavori Pubblici Gianni Giannini, il dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune di Barletta Gianrodolfo Dibari, il dirigente del settore Ambiente Giacomo Losapio, il professor Antonio Di Santo, segretario generale dell'Autorità di Bacino Puglia, la responsabile dell'Acquedotto Pugliese per l'area Bari/Bat Francesca Portincasa, il consigliere provinciale Giuseppe Corrado, il direttore generale dell'Autorità Idrica Pugliese Vito Colucci e – nel ruolo di moderatore – Mario Sculco, direttore di BarlettaViva. Presenti anche l'assessore alle Politiche per il Territorio del Comune di Barletta Azzurra Pelle, la presidente della commissione Ambiente Rosa Cascella, il geologo e componente del comitato scientifico di Legambiente Puglia Francesco Bartucci, il geologo dell'Acquedotto Pugliese Alfredo De Giovanni, il professor Ruggiero Maria Dellisanti e il professor Ruggiero Quarto.
«Il mare non deve essere vissuto come un problema, ma come una risorsa, e l'obiettivo principale di questo forum deve essere quello di proporre soluzioni chiare e concrete – ha dichiarato Ruggiero Mennea – ma anche di promuovere la prevenzione e l'informazione per tutti i cittadini. A una risorsa inestimabile come il mare non si può dedicare attenzione solo a ridosso della stagione balneare: da qui nasce il nome dell'evento, dobbiamo parlarne 24 ore su 24, 365 giorni l'anno, e creare una vera e propria cultura del rispetto del mare». Si è parlato del porto, stella polare del nostro mare, che bisognerebbe collegare alla città in senso infrastrutturale ma anche culturale, della litoranea intitolata al campione barlettano Pietro Mennea, del fenomeno dell'erosione della costa, del Pantaniello, del Trabucco, ora abbandonato in balia delle intemperie atmosferiche e dell'incuria, e il dibattito si è animato grazie alla presenza, in platea, di tanti invitati che hanno proposto domande e suggerito soluzioni: l'evento infatti è stato strutturato dalle domande proposte dal pubblico e raccolte via internet dallo staff organizzativo dell'evento e dalla redazione di BarlettaViva, invitata quale testata giornalistica che si è distinta in diversi reportage e segnalazioni in tema di tutela dell'ambiente, come il ricorrente fenomeno della schiuma in mare, raccontato da un lettore in un recentissimo iReport.
Molto discussa è stata la questione inquinamento, con le sue innumerevoli cause e le sue possibili soluzioni. «E' il fiume Ofanto il più grande vettore di inquinamento del nostro territorio – ha dichiarato Mennea – e ad esso è collegata la complessa questione della balneabilità del mare». «I dati del 2014 nella Bat raccolti dalla Goletta Verde di Legambiente restituiscono un dato purtroppo molto negativo – ha riferito Bartucci - la nostra risulta essere la provincia di Puglia con maggiori punti di inquinamento, e tra essi – lungo il litorale barlettano – è stato registrato come altamente inquinato il tratto di Ariscianne». E ha aggiunto: «Bisogna scongiurare la presenza di megaimpianti che potrebbero, in caso di guasti, risultare pericolosi, ma piuttosto investire nei piccoli impianti, più flessibili e a minor impatto ambientale». Particolare attenzione è stata dedicata all'inquinamento del canale H, che periodicamente si ripropone causando grossi problemi durante la stagione balneare: se la causa sono gli scarichi industriale abusivi, come funziona l'attività di controllo? La risposta è stata data dell'ingegner Dibari: «A seguito di queste verifiche, in molte aziende ci sono scarichi non conformi alla norma, per cui sono partite diffide e richiede di sanare questo problema». Tra le ragioni, anche gli impropri sversamenti di fogna nera in fogna bianca e viceversa: «Tutto ciò dipende – ha continuato Dibari – dalla mancanza di un'idonea rete di fognatura bianca». Il consigliere Corrado, in rappresentanza del presidente della provincia Francesco Spina, ha rimarcato l'attenzione della provincia sulle problematiche, e l'impegno in una costante attività di monitoraggio: «Il mare di Barletta è come il mare di Trani o di Margherita di Savoia, non è solo una questione cittadina, ma territoriale e provinciale». Incisivo è stato l'intervento di Francesca Portincasa, responsabile macro-area territoriale Bari/Bat per AQP, che ha richiamato a maggiore sensibilità tutti i cittadini, esortando l'incidenza che i comportamenti responsabili di tutti hanno sulla salute del mare: «Il mare di Barletta soffre degli insulti del fiume Ofanto e del Ciappetta-Camaggio, e a loro volta essi soffrono degli insulti di tutti».
Soddisfazione è stata espressa dai tanti invitati, esperti dell'ambito, come il professor Ruggiero Maria Dellisanti e il professor Ruggiero Quarto, molto attivi nella divulgazione e nella conoscenza delle questioni ambientali: proprio il professor Quarto ha sottolineato l'importanza di un confronto sul tema mare perché «a Barletta si contano ben 500 addetti in questo settore, e perciò il mare può essere considerato la prima industria della nostra città». Dalla platea, interessante è stato l'intervento di Alfredo De Giovanni, barlettano e geologo dell'Acquedotto Pugliese: «Non dimentichiamo che Barletta è una città che risiede tra due corsi d'acqua, e per questo è indispensabile un piano di disinquinamento del fiume Ofanto». Ha poi ricordato la rotta dettata dal Piano tutela delle acque del 2009, spesso ignorato, e il grave impatto di fosforo e azoto nell'acqua di origine agricola. «Ecco perché occorre promuovere un codice di buona pratica agricola e coinvolgere in queste riflessione anche i lavoratori del comparto agricolo».
«Bisogna affrontare il problema in maniera frontale – ha insistito Mennea – le amministrazioni devono iniettare una nuova cultura, anche nelle imprese, promuovendo ad esempio delle premialità per gli imprenditori che seguono comportamenti etici e virtuosi per la tutela dell'ambiente. Non servono a nulla gli interventi tampone o le cure palliative a ridosso della stagione balneare: inutile ignorare che l'Ofanto è la vera bomba ecologica del Sud Italia e solo con un confronto serio tra esperti e la creazione di una rete istituzionale, auspicabilmente con una regia che parta dai punti più critici, si può promuovere una sana convivenza con il mare». Le conclusioni sono state affidate all'assessore regionale Gianni Giannini: «I danni ambientali sono difficilmente ripristinabili, ed è stato l'uomo a provocare queste ferite insanabili. Adesso bisogna agire promuovendo un monitoraggio completo, richiamando i consorzi di bonifica per interventi anche di natura sperimentale e realizzare un miglioramento dei servizi che possa conciliarsi con un contenimento delle spese. Senza dimenticare che bisogna affrontare questi problemi con la delicatezza che meritano».