Da Barletta la proposta di intitolare a Franco Zeffirelli i sotterranei del castello
Il regista girò lì alcune scene di "Otello con Placido Domingo e Katia Ricciarelli
martedì 21 febbraio 2023
Per l'anno centenario della nascita di Franco Zeffirelli, celebre e compianto regista, il Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia ODV ha richiesto l'intitolazione a suo nome dei sotterranei del Castello di Barletta. Ne da notizia in questa nota stampa l'attuale presidente, giornalista Nino Vinella.
"Lo scorso 12 febbraio, giorno della sua nascita a Firenze cento anni fa, il nostro Comitato ha inviato formale richiesta via PEC ai soggetti preposti di intitolare a Franco Zeffirelli, celebre e compianto regista di fama mondiale, i sotterranei del Castello di Barletta dove nel 1985 ha curato per oltre un mese le riprese del film-opera "Otello" con un cast straordinario formato da nomi di rilievo internazionale come Placido Domingo e Katia Ricciarelli. L'istanza è stata indirizzata al Sindaco dott. Cannito, al Dirigente Responsabile dell'Ufficio Toponomastica – Demografici dott. Savino filannino ed alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia nonché per conoscenza alla Fondazione Zeffirelli Firenze ed al senatore Dario Damiani quale rappresentante parlamentare del territorio. La proposta, riscuotendo da sempre l'entusiastico e commosso consenso dei Concittadini verso l'illustre Personalità sia in vita che post mortem, si inserisce nel solco delle Patrie memorie e dei suoi Protagonisti nella vita sociale cittadina e dei luoghi di forte connotazione culturale nel tessuto urbano della Città di Barletta, ricomprendendo in questi anche tutti coloro i quali – da autorevoli esponenti della Cultura nazionale – ne hanno illustrato in maniera oltremodo qualificata e pregnante, in ambiti internazionali di altissimo e rilevante impatto, l'intrinseco valore identitario. Essa - portata doverosamente a conoscenza sia della Famiglia per le consuete procedure autorizzative ai sensi delle vigenti disposizioni di legge e sia alle autorità politico-governative nonché degli organismi per legge preposti e competenti – resta ovviamente e naturalmente aperta all'adesione di altre realtà associative come espressione del sentimento di pubblica gratitudine.
LA SCHEDA
Correva l'ottobre 1985 quando il Castello di Barletta divenne il set d'eccezione per le riprese nei suoi sotterranei di "Otello", il film in costume basato sull'opera di Giuseppe Verdi. Un cast straordinario. Due nomi su tutti gli altri: Placido Domingo nei panni del moro di Venezia, e Katia Ricciarelli ad impersonare la sfortunata Desdemona diretto dal maestro Franco Zeffirelli. Lui che da studente universitario di architettura a Firenze lo ricordava abbastanza diverso da come se lo ritrovò nel sopralluogo condotto in gran segreto con Vittorio Palumbieri, all'epoca direttore dell'azienda soggiorno e turismo. Zeffirelli, guardandosi intorno nell'arena del castello, fu quasi tentato di rinunciare ("Castello restaurato malissimo, troppo cemento a vista" ebbe a sottolineare, senza peli sulla lingua a modo suo, più volte nelle interviste che ne seguirono a tutta la stampa mondiale, e replica del prof. Grisotti che lo aveva restaurato). Ma quando scese nei sotterranei, confermò l'idea alla produzione e al sindaco Aldo Bernardini.
Infatti Zeffirelli, nelle segrete del nostro castello, oggi luogo d'incontro culturale e spazio espositivo con tanto di parquet, aveva immaginato e dunque deciso di dare corpo e fisicità alle principali scene del suo monumentale "Otello" sulle musiche di Giuseppe Verdi, il film-opera prodotto da Golan Globus, gigante del cinema americano che davvero non badò a spese per garantire al regista la massima capacità di manovra finanziaria e logistica. Erano quei sotterranei nudi, deserti, dalle volte come cattedrali senza nessun orpello, con la pietra grezza e ruvida, appena lambita dalla salsedine esattamente come li voleva Zeffirelli: che affidò allo scenografo il compito di trasformarli con apparati di scena, vedi la scalinata elicoidale dove Otello incontra Iago, o nell'antro dove lo stesso Iago intona il suo "credo" ateo ad un Dio crudele. Oppure la scalea di accesso ingigantita da sculture di scena, la sala circolare del bastione ovest divenuta il salone di Otello. Ci lavorò tutta una corte di operai specializzati e di maestranze dal mondo del cinema. Vicino alla sala rossa c'era la sala trucco-parrucco, ed un esercito di comparse furono visionate per indossare armature e panni rinascimentali storicamente molto vicini all'epoca della Disfida. Zeffirelli, è vero, giunse in gran segreto, ma l'annuncio portò bene. Tanto bene che, seguendo il regista durante tutte le riprese, durante un mese intero, dentro e fuori il castello fino all'orto che esisteva sul versante a mare, parve a tutti di riscoprire il castello in perfetta armonia con la trama shakespeariana che Verdi affidava alle sue immortali partiture. Si, quello di Barletta era davvero il castello del Moro di Venezia…
Nel 1984, si era da poco celebrato il centenario dell'Otello verdiano nel Teatro alla scala, e la direzione dell'orchestra della Scala fu affidata a Lorin Maazel, con un cast di rango davvero internazionale: Placido Domingo nei panni del Moro di Venezia e una diafana Katia Ricciarelli come la Desdemona bionda e sofisticata. Jago era lo spagnolo Justino Diaz, il principe Urbano Barberini nel ruolo di Cassio. Intorno a loro la costumista Anna Anni, direttore della fotografia Ennio Guarnieri e Gianni Quaranta scenografo. Franco Zeffirelli amava passeggiare con la sua cagnetta Bimba per le stradine del centro storico di Santa Maria, visitando da ospite straordinario ed appassionato il museo civico all'epoca in Palazzo San Domenico. Il regista visitò con noi tutte le collezioni esposte, pezzo per pezzo, dal busto di Federico II all'ingresso ma commuovendosi davanti alle opere di Giuseppe De Nittis nella galleria del chiostro, rammentando nell'ultima intervista concessa prima di lasciare Barletta il suo stupore di bambino davanti al quadretto dipinto dal pittore barlettano ed ammirato in casa del nonno a Firenze… All'uscita del film un anno dopo nelle sale cinematografiche di tutto il mondo preceduta da battage pubblicitario e seguita da un traino di comunicazione degno del cast, della produzione e soprattutto del regista il pubblico mondiale conobbe, scoprì o riscoprì il castello di Barletta con l'occhio di Zeffirelli e la sua magia di grande artista. Oggi visibile in digitale sui canali social e Youtube a dimostrare il suo valore storico-promozionale.
L'IPOTESI PROGETTUALE
L'avvenuta sistemazione e valorizzazione dei sotterranei a cura dell'Architetto Stefano Serpenti nel 2009 – vedi link sottoriportato - ha consentito in tutti questi anni sia la loro piena e funzionale visitabilità da parte di turisti (resi consapevoli ed informati di quanto loro reso noto dalle guide professionali) e residenti (scolaresche, gruppi informali etc) sia la sua fruizione come eccellente e suggestivo quanto evocativo luogo di cultura per mostre ed allestimenti di vario genere (da parte di associazioni ed artisti di varia estrazione e tendenza).
Al quale è, almeno finora, mancato uno stabile ed altrettanto evidente, visibile riferimento all'irripetibile esperienza vissuta come "set" cinematografico di assoluto valore mondiale e come tale ampiamente documentabile ad esempio con installazione di pannelli illustrativo-didascalici coerenti e compatibili con gli ambienti in questione – di concerto con la Soprintendenza competente per territorio e dunque sotto la sua vigilanza - a documentare le riprese del film "Otello" in questi ambienti, la sua realizzazione scenografica a fini cinematografici, il suo "fall out" promozionale nell'opinione pubblica internazionale da utilizzare come leva di ulteriore attrattività in chiave turistica e dunque così completandone nonché doverosamente arricchendone la "narrazione" al Pubblico.
"Lo scorso 12 febbraio, giorno della sua nascita a Firenze cento anni fa, il nostro Comitato ha inviato formale richiesta via PEC ai soggetti preposti di intitolare a Franco Zeffirelli, celebre e compianto regista di fama mondiale, i sotterranei del Castello di Barletta dove nel 1985 ha curato per oltre un mese le riprese del film-opera "Otello" con un cast straordinario formato da nomi di rilievo internazionale come Placido Domingo e Katia Ricciarelli. L'istanza è stata indirizzata al Sindaco dott. Cannito, al Dirigente Responsabile dell'Ufficio Toponomastica – Demografici dott. Savino filannino ed alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia nonché per conoscenza alla Fondazione Zeffirelli Firenze ed al senatore Dario Damiani quale rappresentante parlamentare del territorio. La proposta, riscuotendo da sempre l'entusiastico e commosso consenso dei Concittadini verso l'illustre Personalità sia in vita che post mortem, si inserisce nel solco delle Patrie memorie e dei suoi Protagonisti nella vita sociale cittadina e dei luoghi di forte connotazione culturale nel tessuto urbano della Città di Barletta, ricomprendendo in questi anche tutti coloro i quali – da autorevoli esponenti della Cultura nazionale – ne hanno illustrato in maniera oltremodo qualificata e pregnante, in ambiti internazionali di altissimo e rilevante impatto, l'intrinseco valore identitario. Essa - portata doverosamente a conoscenza sia della Famiglia per le consuete procedure autorizzative ai sensi delle vigenti disposizioni di legge e sia alle autorità politico-governative nonché degli organismi per legge preposti e competenti – resta ovviamente e naturalmente aperta all'adesione di altre realtà associative come espressione del sentimento di pubblica gratitudine.
LA SCHEDA
Correva l'ottobre 1985 quando il Castello di Barletta divenne il set d'eccezione per le riprese nei suoi sotterranei di "Otello", il film in costume basato sull'opera di Giuseppe Verdi. Un cast straordinario. Due nomi su tutti gli altri: Placido Domingo nei panni del moro di Venezia, e Katia Ricciarelli ad impersonare la sfortunata Desdemona diretto dal maestro Franco Zeffirelli. Lui che da studente universitario di architettura a Firenze lo ricordava abbastanza diverso da come se lo ritrovò nel sopralluogo condotto in gran segreto con Vittorio Palumbieri, all'epoca direttore dell'azienda soggiorno e turismo. Zeffirelli, guardandosi intorno nell'arena del castello, fu quasi tentato di rinunciare ("Castello restaurato malissimo, troppo cemento a vista" ebbe a sottolineare, senza peli sulla lingua a modo suo, più volte nelle interviste che ne seguirono a tutta la stampa mondiale, e replica del prof. Grisotti che lo aveva restaurato). Ma quando scese nei sotterranei, confermò l'idea alla produzione e al sindaco Aldo Bernardini.
Infatti Zeffirelli, nelle segrete del nostro castello, oggi luogo d'incontro culturale e spazio espositivo con tanto di parquet, aveva immaginato e dunque deciso di dare corpo e fisicità alle principali scene del suo monumentale "Otello" sulle musiche di Giuseppe Verdi, il film-opera prodotto da Golan Globus, gigante del cinema americano che davvero non badò a spese per garantire al regista la massima capacità di manovra finanziaria e logistica. Erano quei sotterranei nudi, deserti, dalle volte come cattedrali senza nessun orpello, con la pietra grezza e ruvida, appena lambita dalla salsedine esattamente come li voleva Zeffirelli: che affidò allo scenografo il compito di trasformarli con apparati di scena, vedi la scalinata elicoidale dove Otello incontra Iago, o nell'antro dove lo stesso Iago intona il suo "credo" ateo ad un Dio crudele. Oppure la scalea di accesso ingigantita da sculture di scena, la sala circolare del bastione ovest divenuta il salone di Otello. Ci lavorò tutta una corte di operai specializzati e di maestranze dal mondo del cinema. Vicino alla sala rossa c'era la sala trucco-parrucco, ed un esercito di comparse furono visionate per indossare armature e panni rinascimentali storicamente molto vicini all'epoca della Disfida. Zeffirelli, è vero, giunse in gran segreto, ma l'annuncio portò bene. Tanto bene che, seguendo il regista durante tutte le riprese, durante un mese intero, dentro e fuori il castello fino all'orto che esisteva sul versante a mare, parve a tutti di riscoprire il castello in perfetta armonia con la trama shakespeariana che Verdi affidava alle sue immortali partiture. Si, quello di Barletta era davvero il castello del Moro di Venezia…
Nel 1984, si era da poco celebrato il centenario dell'Otello verdiano nel Teatro alla scala, e la direzione dell'orchestra della Scala fu affidata a Lorin Maazel, con un cast di rango davvero internazionale: Placido Domingo nei panni del Moro di Venezia e una diafana Katia Ricciarelli come la Desdemona bionda e sofisticata. Jago era lo spagnolo Justino Diaz, il principe Urbano Barberini nel ruolo di Cassio. Intorno a loro la costumista Anna Anni, direttore della fotografia Ennio Guarnieri e Gianni Quaranta scenografo. Franco Zeffirelli amava passeggiare con la sua cagnetta Bimba per le stradine del centro storico di Santa Maria, visitando da ospite straordinario ed appassionato il museo civico all'epoca in Palazzo San Domenico. Il regista visitò con noi tutte le collezioni esposte, pezzo per pezzo, dal busto di Federico II all'ingresso ma commuovendosi davanti alle opere di Giuseppe De Nittis nella galleria del chiostro, rammentando nell'ultima intervista concessa prima di lasciare Barletta il suo stupore di bambino davanti al quadretto dipinto dal pittore barlettano ed ammirato in casa del nonno a Firenze… All'uscita del film un anno dopo nelle sale cinematografiche di tutto il mondo preceduta da battage pubblicitario e seguita da un traino di comunicazione degno del cast, della produzione e soprattutto del regista il pubblico mondiale conobbe, scoprì o riscoprì il castello di Barletta con l'occhio di Zeffirelli e la sua magia di grande artista. Oggi visibile in digitale sui canali social e Youtube a dimostrare il suo valore storico-promozionale.
L'IPOTESI PROGETTUALE
L'avvenuta sistemazione e valorizzazione dei sotterranei a cura dell'Architetto Stefano Serpenti nel 2009 – vedi link sottoriportato - ha consentito in tutti questi anni sia la loro piena e funzionale visitabilità da parte di turisti (resi consapevoli ed informati di quanto loro reso noto dalle guide professionali) e residenti (scolaresche, gruppi informali etc) sia la sua fruizione come eccellente e suggestivo quanto evocativo luogo di cultura per mostre ed allestimenti di vario genere (da parte di associazioni ed artisti di varia estrazione e tendenza).
Al quale è, almeno finora, mancato uno stabile ed altrettanto evidente, visibile riferimento all'irripetibile esperienza vissuta come "set" cinematografico di assoluto valore mondiale e come tale ampiamente documentabile ad esempio con installazione di pannelli illustrativo-didascalici coerenti e compatibili con gli ambienti in questione – di concerto con la Soprintendenza competente per territorio e dunque sotto la sua vigilanza - a documentare le riprese del film "Otello" in questi ambienti, la sua realizzazione scenografica a fini cinematografici, il suo "fall out" promozionale nell'opinione pubblica internazionale da utilizzare come leva di ulteriore attrattività in chiave turistica e dunque così completandone nonché doverosamente arricchendone la "narrazione" al Pubblico.