Da Barletta al Perù, con la vocazione di fare del bene in un Paese che soffre
Intervista a Ruggiero Gambatesa: «Andare via per il desiderio di cambiare dentro». Tutto il mondo è Paese, ma perché lasciare Barletta?
domenica 5 maggio 2013
Ruggiero, 27 anni, nato e cresciuto a Barletta, laureato da due anni all'Università degli Studi di Bari, odontoiatra, da sempre animo da viaggiatore, ha svolto numerose attività di volontariato, ha lavorato e studiato inglese in Irlanda a Cork, per un mese e mezzo è stato cameriere in Scozia durante il Fringe Festival, infine da due anni vive in Perù.
La scelta di trasferirti è stata necessaria o desideravi lasciare Barletta?
«Fortunatamente la mia scelta non è stata dovuta a necessità primarie, ho scelto di vivere un lungo viaggio dopo la laurea, e così sono partito alla volta del Perù. Non intendevo lasciare Barletta in sé e per sé, ma avevo bisogno di un'esperienza esterna alla mia realtà. Il viaggio da sempre mi affascinava, così come il confronto con qualcosa di inusuale e sconosciuto che potesse arricchirmi profondamente. La ragione della mia decisione è stata proprio questa, il desiderio di poter cambiare dentro».
Tra tutti i posti in cui sei stato cosa ti ha portato a scegliere il Perù?
«Sognavo di vivere il mito che aleggia intorno ai posti caraibici, peró allo stesso tempo avevo molti requisiti per partecipare ad un progetto di Servizio Civile all'Estero attraverso l' Universitá di Bari "Aldo Moro". Il progetto all'estero piú vicino ai posti che io immaginavo era il Perú. In piú nell'Univercidad Catolica Sedes Sapientiae di Lima, sede estera del progetto, avevo l'opportunitá di conoscere molti ragazzi peruviani essendo appunto un'universitá. Sembra bizzarro peró questi sono stati i criteri della mia scelta».
Di cosa ti occupi attualmente?
«Attualmente sono volontario nell'Università di Lima, come assistente odontoiatra. Organizzo piccoli laboratori di istruzione all'igiene orale rivolti a studenti e lavoratori della stessa università e coordino progetti che afferiscono sempre alla sfera della salute e della nutrizione a Lima e in altre città. Nel mio piccolo, cerco inoltre di curare persone disagiate, accompagnandole nella sofferenza della solitudine. Oltre ciò sto studiando una pre-specializzazione in protesi dentaria nell'Universidad Peruana Cayetano Heredia in cui lavorano i più grandi professionisti peruviani».
Raccontaci la tipica giornata peruviana, come la vivi?
«La mia sveglia - ahimè - suona alle 7:00 del mattino, colazione fortunatamente all'italiana (la peruviana invece consta di panino con uovo o carne di maiale o mais tritato e patate o frittata), nei giorni di lavoro vado all'università, studio e osservo casi clinici, poi mi reco nell'altra università dove lavoro (impiegando minimo 30 minuti solo per raggiungerla), infine ritorno all'università in cui studio con lezioni dalle 20:00 alle 22:00 di sera. Il mio giorno tipico di studio e clinica invece si svolge dalle 08:00 alle 22:00 interamente nell'università in cui studio».
Lingua, cibo e tradizioni nuove, è stato difficile integrarsi? Quale delle tradizioni che hai incontrato ti affascina di più?
«Inizialmente è stato difficile abituarsi al cibo in generale, al riso in tutti i piatti, ai nuovi sapori forti. La lingua ancor oggi mi fa zoppicare, nonostante tutti mi dicano che l'accento stia svanendo. Ciò che più mi affascina è che tutti ballano, almeno qualcosa e sin da piccoli, ogni città ha il suo ballo tipico. La musica poi è ovunque, dappertutto vi sono artisti locali che suonano ritmi da zona a zona molto diversi, un po' come le nostre varianti della Pizzica nelle diverse città del Salento».
A livello interpersonale come descriveresti i peruviani in confronto ai barlettani?
«Il Perù si caratterizza per tre tipi di paesaggio: la costa desertica, la sierra ovvero la montagna e la selva della foresta amazzonica. Gente e tradizioni cambiano in base alle regioni, anche a livello di tratti somatici ma la cosa bella è che molti cuori si sono mantenuti semplici e umili, ridono con molta facilità anche se la società è più maschilista e tradizionalista della nostra. Sono più caldi, pieni di folclore e più disordinati rispetto a noi anche se talvolta meno intraprendenti».
La tua vocazione al sociale trova un riscontro nella società in cui vivi ora?
In tutte le società c'è bisogno di gente che si dia da fare per gli altri. Io per fortuna lavoro in una università a forte proiezione nel sociale, essendo situata in una zona in crescita dove ancora in molti soffrono la povertà, tutte le nostre iniziative sono volte a sostegno dei meno abbienti, questo ha favorito in me la crescita di quel sentimento di condivisione e servizio per gli altri, soprattutto i più sfortunati».
Progetti un eventuale ritorno a Barletta?
«Ora come ora sarebbe un gran peccato lasciarsi sfuggire le mille possibilità di esperienze che qui ho incontrato, ma credo tra qualche anno di far ritorno alla nostra cara Barletta».
Sogni, ambizioni e desideri in che modo si collocano nella tua vita attuale?
«Osservando le realtà a cui assisto quotidianamente sorgono in me numerosissime domande su cosa sia la povertà, se quella povertà materiale si eguagli a quella spirituale umana, se la povertà materiale dalle cose arricchisca spiritualmente l'essere umano, o da cosa sorgano il male e la cattiveria del mondo. Il mio più grande desiderio è quello di diventare spiritualmente maturo per poter rispondere esaurientemente a queste grandi domande».
La scelta di trasferirti è stata necessaria o desideravi lasciare Barletta?
«Fortunatamente la mia scelta non è stata dovuta a necessità primarie, ho scelto di vivere un lungo viaggio dopo la laurea, e così sono partito alla volta del Perù. Non intendevo lasciare Barletta in sé e per sé, ma avevo bisogno di un'esperienza esterna alla mia realtà. Il viaggio da sempre mi affascinava, così come il confronto con qualcosa di inusuale e sconosciuto che potesse arricchirmi profondamente. La ragione della mia decisione è stata proprio questa, il desiderio di poter cambiare dentro».
Tra tutti i posti in cui sei stato cosa ti ha portato a scegliere il Perù?
«Sognavo di vivere il mito che aleggia intorno ai posti caraibici, peró allo stesso tempo avevo molti requisiti per partecipare ad un progetto di Servizio Civile all'Estero attraverso l' Universitá di Bari "Aldo Moro". Il progetto all'estero piú vicino ai posti che io immaginavo era il Perú. In piú nell'Univercidad Catolica Sedes Sapientiae di Lima, sede estera del progetto, avevo l'opportunitá di conoscere molti ragazzi peruviani essendo appunto un'universitá. Sembra bizzarro peró questi sono stati i criteri della mia scelta».
Di cosa ti occupi attualmente?
«Attualmente sono volontario nell'Università di Lima, come assistente odontoiatra. Organizzo piccoli laboratori di istruzione all'igiene orale rivolti a studenti e lavoratori della stessa università e coordino progetti che afferiscono sempre alla sfera della salute e della nutrizione a Lima e in altre città. Nel mio piccolo, cerco inoltre di curare persone disagiate, accompagnandole nella sofferenza della solitudine. Oltre ciò sto studiando una pre-specializzazione in protesi dentaria nell'Universidad Peruana Cayetano Heredia in cui lavorano i più grandi professionisti peruviani».
Raccontaci la tipica giornata peruviana, come la vivi?
«La mia sveglia - ahimè - suona alle 7:00 del mattino, colazione fortunatamente all'italiana (la peruviana invece consta di panino con uovo o carne di maiale o mais tritato e patate o frittata), nei giorni di lavoro vado all'università, studio e osservo casi clinici, poi mi reco nell'altra università dove lavoro (impiegando minimo 30 minuti solo per raggiungerla), infine ritorno all'università in cui studio con lezioni dalle 20:00 alle 22:00 di sera. Il mio giorno tipico di studio e clinica invece si svolge dalle 08:00 alle 22:00 interamente nell'università in cui studio».
Lingua, cibo e tradizioni nuove, è stato difficile integrarsi? Quale delle tradizioni che hai incontrato ti affascina di più?
«Inizialmente è stato difficile abituarsi al cibo in generale, al riso in tutti i piatti, ai nuovi sapori forti. La lingua ancor oggi mi fa zoppicare, nonostante tutti mi dicano che l'accento stia svanendo. Ciò che più mi affascina è che tutti ballano, almeno qualcosa e sin da piccoli, ogni città ha il suo ballo tipico. La musica poi è ovunque, dappertutto vi sono artisti locali che suonano ritmi da zona a zona molto diversi, un po' come le nostre varianti della Pizzica nelle diverse città del Salento».
A livello interpersonale come descriveresti i peruviani in confronto ai barlettani?
«Il Perù si caratterizza per tre tipi di paesaggio: la costa desertica, la sierra ovvero la montagna e la selva della foresta amazzonica. Gente e tradizioni cambiano in base alle regioni, anche a livello di tratti somatici ma la cosa bella è che molti cuori si sono mantenuti semplici e umili, ridono con molta facilità anche se la società è più maschilista e tradizionalista della nostra. Sono più caldi, pieni di folclore e più disordinati rispetto a noi anche se talvolta meno intraprendenti».
La tua vocazione al sociale trova un riscontro nella società in cui vivi ora?
In tutte le società c'è bisogno di gente che si dia da fare per gli altri. Io per fortuna lavoro in una università a forte proiezione nel sociale, essendo situata in una zona in crescita dove ancora in molti soffrono la povertà, tutte le nostre iniziative sono volte a sostegno dei meno abbienti, questo ha favorito in me la crescita di quel sentimento di condivisione e servizio per gli altri, soprattutto i più sfortunati».
Progetti un eventuale ritorno a Barletta?
«Ora come ora sarebbe un gran peccato lasciarsi sfuggire le mille possibilità di esperienze che qui ho incontrato, ma credo tra qualche anno di far ritorno alla nostra cara Barletta».
Sogni, ambizioni e desideri in che modo si collocano nella tua vita attuale?
«Osservando le realtà a cui assisto quotidianamente sorgono in me numerosissime domande su cosa sia la povertà, se quella povertà materiale si eguagli a quella spirituale umana, se la povertà materiale dalle cose arricchisca spiritualmente l'essere umano, o da cosa sorgano il male e la cattiveria del mondo. Il mio più grande desiderio è quello di diventare spiritualmente maturo per poter rispondere esaurientemente a queste grandi domande».