Crollo di via Roma, confermati i domiciliari per Cosimo Giannini

Sul caso dell'imprenditore barlettano si è pronunciata la Corte di Cassazione. Il "giudicato cautelare" pone la parola fine sulla vicenda

domenica 23 settembre 2012
A cura di Luca Guerra
Crollo di via Roma: a quasi un anno dal tragico accaduto nel quale il 3 ottobre cinque donne persero la vita a causa del crollo di una palazzina nel pieno centro di Barletta, il caso continua a far discutere nelle aule di tribunale. E' di questi giorni la notizia riguardante l'avverso parere della Corte di Cassazione riguardo il ricorso presentato dall'avvocato Carmine Di Paola, legale difensore dell'imprenditore barlettano Cosimo Giannini (55 anni), riguardo la legittimità degli arresti domiciliari ai quali il suo assistito era stato sottoposto a partire dal 15 dicembre 2011. Di Paola aveva infatti impugnato il provvedimento davanti ai giudici del foro romano, riguardo i domiciliari decretati dal gip di Trani Angela Schiralli. Richiesta rigettata, in quanto la Cassazione ha evidentemente ritenuto adeguata e legittima la richiesta degli arresti domiciliari: il procuratore generale della Cassazione, riscontrando lo stesso parere nella Quarta Sezione Penale della Suprema Corte (relatore Giuseppe Grasso). Considerato dunque legittimo il provvedimento d'arresto richiesto all'epoca dal Sostituto Procuratore della Repubblica Giuseppe Maralfa, sulla base del quale è stato fondato il cosiddetto "giudicato cautelare".

Giannini, legale rappresentante dell'omonima società a responsabilità limitata proprietaria del suolo adiacente la palazzina collassata dove si stavano eseguendo le opere sospettate d'esser la causa del crollo, fu arrestato il 3 dicembre 2011 insieme ai fratelli Chiarulli, che operavano nell'area destinata alla bonifica ma teatro di interventi demolitivi: su di loro vi era l'accusa, unitamente ad altri sei indagati, dei reati di crollo di costruzioni, lesioni colpose ed omicidio plurimo colposo, nella forma della cosiddetta colpa cosciente. Unitamente all'arresto, il gip ordinò anche l'interdizione temporanea dalla professione all'architetto Giovanni Paparella, ritenuto direttore dei lavori di "bonifica" dell'area Giannini, status, però, contestato dal professionista nel corso del successivo interrogatorio di garanzia. Successivamente, due settimane dopo, caddero le interdizioni per i due imprenditori Giannini e Chiarulli, che, avevano poi potuto continuare ad amministrare, senza limiti, le rispettive imprese. Carlo Maria Capristo, Procuratore capo della Repubblica di Trani, all'epoca delle indagini aveva sorpreso chi magari si aspettava toni calmi e soffusi: «Spregiudicatezza! Tale abbiamo ravvisato dalle nostre indagini», queste furono le parole del Procuratore capo all'epoca, sensazioni evidentemente immutate stando al responso della Corte di Cassazione.

Al momento sono 17 gli indagati per l'immane tragedia che quasi un anno fa ha scosso la città di Barletta, nella quale persero la vita cinque nostre concittadine Maria, Antonella, Giovanna, Tina e Matilde. Decessi che ancora oggi reclamano giustizia.
(Twitter: @GuerraLuca88)