Cosa significa essere donna oggi? L'opinione di Luisa Rizzitelli

Intervista alla giornalista barlettana impegnata attivamente per i diritti umani e civili

domenica 6 dicembre 2020
A cura di Francesco Balducci
Una delle sfide più attuali, e fa strano definirla "sfida" di questi tempi e con gli enormi e inarrestabili passi avanti che si fanno in tanti ambiti, consiste nel dare una definizione univoca e adeguata di cosa significa "essere donna" oggi. Un oggi caratterizzato da una disparità di genere presente ancora troppo ed in troppi ambiti, ma anche un oggi in cui ci si sta impegnando sempre più attivamente per porre rimedio a questo problema. Con associazioni ad hoc, con iniziative sempre più numerose, con una rappresentanza attiva al femminile, che aumenta col passare del tempo.

Abbiamo intervistato una delle esponenti più importanti a livello nazionale di questa "sfida": Luisa Garribba Rizzitelli, giornalista, formatrice, esperta di politiche di genere, attivista per i diritti delle donne e per un approccio "gender balanced" in economia e politica. Nel 2003 ha ottenuto il Premio Marisa Bellisario, nel 2020 è stata inserita da Forbes Italia tra le 100 donne di successo. Prima telecronista donna in gare ufficiali per un'emittente nazionale (La7), fondatrice e presidente dell'Associazione Assist.

È responsabile Italia del progetto formativo contro stereotipi, sessismo e gender gap "Better Place". Attivista per i diritti delle donne e delle persone LGBT, è impegnata a livello internazionale con One Billion Rising, movimento mondiale contro la violenza sulle donne, voluto da Eve Ensler. Domenica 29 ha partecipato come speaker ad un TEDx Barletta il cui tema era "Fearless", andato in scena in via telematica, ma soprattutto totalmente al femminile, condividendo il palco virtuale con altre 8 speakers, e portando un intervento su "un futuro possibile guidato dalle donne", in cui non esistono discriminazioni di genere in nessun ambito.

Sappiamo che è impegnata con One Billion Rising, un movimento mondiale contro la violenza sulle donne, e che è una delle maggiori attiviste per i diritti delle donne e delle persone facenti parte della comunità LGBT+. Per quello che riguarda la disparità dei diritti, quanto crede sia migliorata la situazione da quando Lei ha deciso di impegnarsi in maniera attiva e quanta strada invece c'è ancora ancora da fare?

«In realtà sono impegnata anche con il maggiore centro antiviolenza d'Italia che è Differenza Donna Ong che attualmente gestisce anche il numero nazionale antiviolenza 1522. Ed è assolutamente vero che mi sento profondamente impegnata per i diritti delle persone LGBT+ cui spero lo Stato italiano dia finalmente una legge contro la lesboomobitrasfobia. Penso che siano stati fatti dei passi in avanti importanti (vedi la legge sulle unioni civili), ma siamo ancora troppo lenti e troppo a rischio regressione sia sul lato diritti delle donne che sul fronte diritti persone LGBT+. Serve cambi davvero la cultura di questo Paese, che si lavori su cosa vuol dire laicità dello stato, femminismo, libertà e rispetto delle persone oltre ogni diversità. Su questo siamo ancora un Paese in forte ritardo».

In cosa consiste l'Associazione Assist, di cui è fondatrice e presidente?

«Assist è una associazione di volontari e volontarie che da 20 anni si occupa di diritti delle donne nello sport e dello sport femminile più in generale».

Come mai in Italia per alcuni sport c'è già una sorta di parità di genere e di risultati (penso alla pallavolo, ma anche alla pallanuoto o al tennis), mentre in altri, calcio in primis, ma anche basket e tanti altri individuali, nonostante ci siano delle nazionali femminili, la loro categoria può risultare più "ignorata" dal pubblico?

«La rassicuro: la parità tra le varie discipline sportive non c'è ancora in nessuno sport. Abbiamo problemi che non riguardano solo il gender pay gap, ma diversi investimenti, diverse strutture messe a disposizione di azzurri ed azzurre, diverso spazio di visibilità. Lo sport è solo lo specchio di tante altre dimensioni della vita sociale e delle professioni, dove la differenza di genere è ancora un enorme piaga da risolvere».

Infine, che significato ha "essere donna" oggi? Quali sono le battaglie da affrontare e in che modo la società dovrebbe e potrebbe migliorare?

«Essere donna oggi vuol dire dover affermare continuamente la propria libertà e autodeterminazione. Con il progetto di formazione che ho ideato e dirigo, chiamato Better Place, spieghiamo come se non contrastiamo stereotipi, sessismo e mancanza di pari opportunità non ci può essere una società giusta. E in una società che non è giusta si attaccano i diritti e la libertà di donne e uomini. In questa situazione noi donne dobbiamo lavorare per affermare una nuova leadership e un nuovo modo di vedere la politica. Solo così salveremo il nostro martoriato pianeta».