Contro la pedofilia, “La Caramella Buona” si presenta a Barlettalife
Colloquio con le due referenti della onlus, Rosanna Fiorella e Grazie Corcella. Lunedì la presentazione della sede barlettana alla cittadinanza
venerdì 20 aprile 2012
9.23
Sarà ufficializzata lunedì sera, presso la sala rossa del castello, la presentazione della sede barlettana dell'associazione "La Caramella Buona", la onlus che da oltre 15 anni è impegnata nella lotta contro la pedofilia e la pedopornografia. In attesa dell'incontro, abbiamo ospitato presso la redazione di Barlettalife le referenti dell'associazione per Barletta, entrambe avvocatesse e in prima linea impegnate nella sensibilizzazione dell'impegno che "La Caramella Buona" scrupolosamente persegue: Rosanna Fiorella e Grazia Corcella.
«Si tratta di un progetto ambizioso – hanno dichiarato le due responsabili in una nota stampa - considerata la difficoltà e la reticenza spesso mostrate nei confronti di un tema tanto "difficile" e "doloroso"; ma la consapevolezza della difficoltà, il timore di non essere in grado di affrontare, prima, e cercare di realizzare, poi, le finalità e gli intenti propri dell'associazione, ci hanno adeguatamente motivate e fornito la giusta determinazione per dare inizio all'opera in questione, vale a dire l'apertura e la gestione della sede provinciale de "La Caramella Buona", nonché la realizzazione dello scopo sociale della onlus e delle attività a queste connesse con spirito prettamente volontario».
Attendendo che questa realtà prenda definitivamente forma, raccogliendo la passione e la professionalità di quanti – comuni cittadini e membri delle istituzioni – vorranno intervenire, Rosanna Fiorella e Grazie Corcella hanno colloquiato con noi aiutandoci a capire meglio le finalità di questa associazione, le modalità di intervento sul territorio e fornendo alcuni consigli per ragazzi, genitori e docenti.
Quali servizi metterete subito a disposizione per le vittime o per cittadini che vorranno segnalare casi di abusi in città e nel territorio?
«Premettiamo che la onlus "La Caramella Buona" opera sul territorio nazionale da circa un quindicennio, quindi si avvale già di una struttura consolidata soprattutto dal punto di vista organizzativo, tanto che dispone già di un numero verde, a cui risponde la sede centrale di Reggio Emilia, la quale provvede a smistare le varie segnalazioni ai territori di competenza. Al momento la sede barlettana è in via Renato Coletta al civico numero 16, ma presto ci doteremo di una struttra esclusivamente dedicata alle attività dell'associazione e che dovrà funzionare come luogo di ascolto e di incontro dei cittadini in generale e di chi dovesse aver bisogno di segnalare situazioni di abuso o sospetto abuso ai danni di minori».
Di quale staff si avvalerà questa sezione barlettana?
«Attualmente le uniche persone che gestiscono la sede siamo noi; gli operatori come criminologo, psicologa, psicoteraupa sono tutte del Nord Italia, messe a disposizione dalla centrale di Reggio Emilia, e presto ci raggiungeranno nella sede di Barletta per dei corsi di formazione indirizzati al personale docente, soprattutto delle scuole primarie. Una delle finalità della nostra associazione è proprio il coinvigimento delle scuole, con campagne di sensibilizzazione e formazione del personale docente, dei medici, dei componenti delle forze armate, proprio perché nelle loro attività può rivelarsi necessario individuare messaggi provenienti dai minori, che non sempre portano segni visibili di maltrattamenti o abusi, per cui si rende necessario interpretare semplici frasi, gesti. Anche nel corso di indagini e investigazioni, occorre una specifica formazione delle forze dell'ordine».
Avete a disposizione dati aggiornati sul territorio della Bat?
«Gli ultimi casi risalgono a qualche anno fa. Proprio per una questione di privacy, i dati e le statitiche difficilmente vengono aggiornate e diramate sul web, soprattutto quando si tratta di sentenze di primo grando che possono essere facilmente ribaltate in gradi successivi, e quindi non vengono diffusi. Spesso si tratta anche solo di sospetti maltrattamenti e perciò non vengono registrati».
Nella vostra attività professionale, premettendo massima discrezione e doverosa osservanza al segreto professionale, avete conosciuto da vicino casi di pedofilia?
«Sì – risponde l'avvocato Fiorella – e non solo in qualità di avvocato, io sono curatore speciale di alcuni minori per conto del Tribunale del Minorenni. Senza entrare nello specifico, in alcuni casi si sono registrate sospette violenze nel nostro territorio, ma sono casi tutt'ora all'esame delle autorità competenti, perciò non posso dare ulteriori dettagli».
Cyberbullismo, manipolazione psicologica tramite i social network, stalking. Oggi le minacce viaggiano sul web, anche tramite l'uso (e l'abuso) di Facebook. Quali atteggiamenti considerereste inopportuni o pericolosi?
«In questo campo bisogna avere delle conoscenze tecniche. L'astuzia è la caratteristica principale di chi utilizza internet: è un utilizzo molto subdolo, possiamo solo consigliare ai genitori di stare molto attenti. Aggiungo che non è difficile captare segnali provenienti dai nostri ragazzi: ci sono manifestazioni esteriori che, per quanto abilmente coperte dall'astuzia e anche dal pudore del ragazzi, all'occhio attento di genitori, insegnanti, non possono sfuggire. Spesso queste persone registrano falsi dati anagrafici, si spacciano per minori ed entrano in contatto con i ragazzi. E' poi chiaramente visibile quando il contatto personale sfocia in reato: si notano alterazioni del costume, dell'uso del proprio corpo, dei silenzi in famiglia. I genitori tendono spesso a minimizzare per paura di affrontare la realtà. Soprattutto negli ultimi anni, inostri ragazzi passano tanto tempo da soli, ma cogliere questi segnali è possibile».
Restando in tema, sconsigliereste ai minorenni l'iscrizione ai social network?
«Assolutamente sì. Ricordando che l'uso di Facebook è predisposto solo ad un pubblico di maggiorenni. Quello che consiglieremmo è proprio di fare in modo che il minore non utilizzi da solo il computer e soprattutto internet. Anche l'utilizzo del computer a scopo didattico e scientifico deve essere un'attività da condividere con un adulto. La presenza di un adulto è in questo senso fondamentale».
Quindi potremmo dire che la miglior prevenzione è la tutela da parte del genitore?
«Sì, il miglior modo di prevenire è la presenza di un adulto, che sia un genitore o un fratello maggiore o un tutore o un insegnante».
Come è possibile, secondo voi, riconoscere un possibile molestatore su internet o su Facebook? Non solo per i ragazzi, ma anche per i genitori che vogliono tutelare la serenità dei propri figli.
«Esiste un vero e proprio identikit del molestatore, ma riguarda competenze tecniche non a noi riconducibili, ma che riguardano settori che vanno dalla psicologia alla psicoanalisi, fino alla pschiatria anche di tipo forense. L'identikit del molestatore è stato più o meno individuato a seconda degli accertamenti e dal tipo di patologia, anche di tipo psichiatrico, di cui sono affette queste persone, ma – ripeto - non è una nostra competenza. Tuttavia l'identikit del mostro esiste: senza voler vivere con esagerati allarmismi, non è falsa la frase che il mostro può nascondersi in ognuno di noi. La mente umana è così complessa, così gravata da carichi personali di difficile assimilazione, che quando non hai avuto strumenti per risolvere momenti di difficoltà, di carenza affettiva ed emotiva, traumi, forme di abbandono, e continui a portarti dietro questo bagaglio senza elaborarlo, possono scatenarsi sentimenti di frustrazione».
Parliamo di un tema abbastanza discusso: la pedofilia clericale. Credete che vi sia omertà intorno a questo argomento?
«L'omertà c'è – spiega l'avvocato Corcella - ma in tutte le realtà di pedofilia, anche in ipotesi di pedofilia endofamiliare e non solo clericale. Proprio nei casi di pedofolia endofamiliare l'omertà è ancora maggiore. Quello della pedofilia clericale è un grave problema che investe la coscienza della Chiesa e anche le nostre coscienze private: alla base c'è anche una struttura clericale da andare a riconsiderare… Senza esprimermi con pareri personali, la più alta percentuale di casi di pedofilia è riconducibile all'alveo della Chiesa, perciò è opportuno che ai vertici ecclesiastici venga quanto prima adottato un atteggiamento più aperto e meno omertoso».
Ci sarà una collaborazione fra la vostra associazione e i servizi sociali del Comune di Barletta?
«Noi ce lo auguriamo. Non tutti sanno che "La Caramella Buona" si cosituisce parte civile nei processi a carico di adulti (non in quelli minorili, dove non è contemplato il costituirsi parte civile). L'auspicio è che si possa creare una rete di impegno con i servizi sociali, con i consultori, con gli enti e le istituzioni di Barletta, da cui ci aspettiamo realmente tanto, a prescindere dalla nostra professione, ma anche in quanto comuni cittadine, professioniste, persone volenterose. Basti pensare a quello che accade in una realtà molto vicina a noi come il Comune di Andria, dove esite un concetto di multidisciplinarietà delle professioni a tutela delle esigenze dei cittadini: a Barletta questo manca e noi ci auguriamo che si posssa fare qualcosa di più sul piano sociale, ma anche in ambito più strettamente familiare.
Durante la conferenza di lunedì avvierete quindi un colloquio con il sindaco e l'amministrazione?
«Ovviamente per lunedì ci auguriamo la presenza dell'assessore ai servizi sociali, che non ha dato conferma di partecipazione nonostante le telefonate e gli inviti personali diramati a lui e al dirigente dei servizi sociali, che invece ha già confermato. La speranza è che possano entrambi partecipare alla conferenza. Abbiamo invitato inoltre l'assessore provinciale alle politiche sociali Carmelinda Lombardi e l'assessore ai servizi sociali del comune di Andria Magma Merafina, avvocato e nostra cara collega».
«Vorrei infine sottolineare – conclude l'avvocato Fiorella - che a Barletta non esistono strutture per minori: le uniche due accolgono sia madri che figli, ma in caso di abusi in ambito familiare o di tensioni all'interno della famiglia, i minori di Barletta non hanno un luogo dove essere tutelati. A Matera, Altamura e Andria ci sono bellissime realtà, come la comunità Pinocchio, e la stessa associazione "La Camella Buona" istituisce le cosiddette case buone, appartamenti di prima accoglienza arredati e gratuitamente messi a disposizione a donne e bambini vittime di violenze. Sarebbe meraviglioso poter istituire anche a Barletta una struttura di questo genere».
«Si tratta di un progetto ambizioso – hanno dichiarato le due responsabili in una nota stampa - considerata la difficoltà e la reticenza spesso mostrate nei confronti di un tema tanto "difficile" e "doloroso"; ma la consapevolezza della difficoltà, il timore di non essere in grado di affrontare, prima, e cercare di realizzare, poi, le finalità e gli intenti propri dell'associazione, ci hanno adeguatamente motivate e fornito la giusta determinazione per dare inizio all'opera in questione, vale a dire l'apertura e la gestione della sede provinciale de "La Caramella Buona", nonché la realizzazione dello scopo sociale della onlus e delle attività a queste connesse con spirito prettamente volontario».
Attendendo che questa realtà prenda definitivamente forma, raccogliendo la passione e la professionalità di quanti – comuni cittadini e membri delle istituzioni – vorranno intervenire, Rosanna Fiorella e Grazie Corcella hanno colloquiato con noi aiutandoci a capire meglio le finalità di questa associazione, le modalità di intervento sul territorio e fornendo alcuni consigli per ragazzi, genitori e docenti.
Quali servizi metterete subito a disposizione per le vittime o per cittadini che vorranno segnalare casi di abusi in città e nel territorio?
«Premettiamo che la onlus "La Caramella Buona" opera sul territorio nazionale da circa un quindicennio, quindi si avvale già di una struttura consolidata soprattutto dal punto di vista organizzativo, tanto che dispone già di un numero verde, a cui risponde la sede centrale di Reggio Emilia, la quale provvede a smistare le varie segnalazioni ai territori di competenza. Al momento la sede barlettana è in via Renato Coletta al civico numero 16, ma presto ci doteremo di una struttra esclusivamente dedicata alle attività dell'associazione e che dovrà funzionare come luogo di ascolto e di incontro dei cittadini in generale e di chi dovesse aver bisogno di segnalare situazioni di abuso o sospetto abuso ai danni di minori».
Di quale staff si avvalerà questa sezione barlettana?
«Attualmente le uniche persone che gestiscono la sede siamo noi; gli operatori come criminologo, psicologa, psicoteraupa sono tutte del Nord Italia, messe a disposizione dalla centrale di Reggio Emilia, e presto ci raggiungeranno nella sede di Barletta per dei corsi di formazione indirizzati al personale docente, soprattutto delle scuole primarie. Una delle finalità della nostra associazione è proprio il coinvigimento delle scuole, con campagne di sensibilizzazione e formazione del personale docente, dei medici, dei componenti delle forze armate, proprio perché nelle loro attività può rivelarsi necessario individuare messaggi provenienti dai minori, che non sempre portano segni visibili di maltrattamenti o abusi, per cui si rende necessario interpretare semplici frasi, gesti. Anche nel corso di indagini e investigazioni, occorre una specifica formazione delle forze dell'ordine».
Avete a disposizione dati aggiornati sul territorio della Bat?
«Gli ultimi casi risalgono a qualche anno fa. Proprio per una questione di privacy, i dati e le statitiche difficilmente vengono aggiornate e diramate sul web, soprattutto quando si tratta di sentenze di primo grando che possono essere facilmente ribaltate in gradi successivi, e quindi non vengono diffusi. Spesso si tratta anche solo di sospetti maltrattamenti e perciò non vengono registrati».
Nella vostra attività professionale, premettendo massima discrezione e doverosa osservanza al segreto professionale, avete conosciuto da vicino casi di pedofilia?
«Sì – risponde l'avvocato Fiorella – e non solo in qualità di avvocato, io sono curatore speciale di alcuni minori per conto del Tribunale del Minorenni. Senza entrare nello specifico, in alcuni casi si sono registrate sospette violenze nel nostro territorio, ma sono casi tutt'ora all'esame delle autorità competenti, perciò non posso dare ulteriori dettagli».
Cyberbullismo, manipolazione psicologica tramite i social network, stalking. Oggi le minacce viaggiano sul web, anche tramite l'uso (e l'abuso) di Facebook. Quali atteggiamenti considerereste inopportuni o pericolosi?
«In questo campo bisogna avere delle conoscenze tecniche. L'astuzia è la caratteristica principale di chi utilizza internet: è un utilizzo molto subdolo, possiamo solo consigliare ai genitori di stare molto attenti. Aggiungo che non è difficile captare segnali provenienti dai nostri ragazzi: ci sono manifestazioni esteriori che, per quanto abilmente coperte dall'astuzia e anche dal pudore del ragazzi, all'occhio attento di genitori, insegnanti, non possono sfuggire. Spesso queste persone registrano falsi dati anagrafici, si spacciano per minori ed entrano in contatto con i ragazzi. E' poi chiaramente visibile quando il contatto personale sfocia in reato: si notano alterazioni del costume, dell'uso del proprio corpo, dei silenzi in famiglia. I genitori tendono spesso a minimizzare per paura di affrontare la realtà. Soprattutto negli ultimi anni, inostri ragazzi passano tanto tempo da soli, ma cogliere questi segnali è possibile».
Restando in tema, sconsigliereste ai minorenni l'iscrizione ai social network?
«Assolutamente sì. Ricordando che l'uso di Facebook è predisposto solo ad un pubblico di maggiorenni. Quello che consiglieremmo è proprio di fare in modo che il minore non utilizzi da solo il computer e soprattutto internet. Anche l'utilizzo del computer a scopo didattico e scientifico deve essere un'attività da condividere con un adulto. La presenza di un adulto è in questo senso fondamentale».
Quindi potremmo dire che la miglior prevenzione è la tutela da parte del genitore?
«Sì, il miglior modo di prevenire è la presenza di un adulto, che sia un genitore o un fratello maggiore o un tutore o un insegnante».
Come è possibile, secondo voi, riconoscere un possibile molestatore su internet o su Facebook? Non solo per i ragazzi, ma anche per i genitori che vogliono tutelare la serenità dei propri figli.
«Esiste un vero e proprio identikit del molestatore, ma riguarda competenze tecniche non a noi riconducibili, ma che riguardano settori che vanno dalla psicologia alla psicoanalisi, fino alla pschiatria anche di tipo forense. L'identikit del molestatore è stato più o meno individuato a seconda degli accertamenti e dal tipo di patologia, anche di tipo psichiatrico, di cui sono affette queste persone, ma – ripeto - non è una nostra competenza. Tuttavia l'identikit del mostro esiste: senza voler vivere con esagerati allarmismi, non è falsa la frase che il mostro può nascondersi in ognuno di noi. La mente umana è così complessa, così gravata da carichi personali di difficile assimilazione, che quando non hai avuto strumenti per risolvere momenti di difficoltà, di carenza affettiva ed emotiva, traumi, forme di abbandono, e continui a portarti dietro questo bagaglio senza elaborarlo, possono scatenarsi sentimenti di frustrazione».
Parliamo di un tema abbastanza discusso: la pedofilia clericale. Credete che vi sia omertà intorno a questo argomento?
«L'omertà c'è – spiega l'avvocato Corcella - ma in tutte le realtà di pedofilia, anche in ipotesi di pedofilia endofamiliare e non solo clericale. Proprio nei casi di pedofolia endofamiliare l'omertà è ancora maggiore. Quello della pedofilia clericale è un grave problema che investe la coscienza della Chiesa e anche le nostre coscienze private: alla base c'è anche una struttura clericale da andare a riconsiderare… Senza esprimermi con pareri personali, la più alta percentuale di casi di pedofilia è riconducibile all'alveo della Chiesa, perciò è opportuno che ai vertici ecclesiastici venga quanto prima adottato un atteggiamento più aperto e meno omertoso».
Ci sarà una collaborazione fra la vostra associazione e i servizi sociali del Comune di Barletta?
«Noi ce lo auguriamo. Non tutti sanno che "La Caramella Buona" si cosituisce parte civile nei processi a carico di adulti (non in quelli minorili, dove non è contemplato il costituirsi parte civile). L'auspicio è che si possa creare una rete di impegno con i servizi sociali, con i consultori, con gli enti e le istituzioni di Barletta, da cui ci aspettiamo realmente tanto, a prescindere dalla nostra professione, ma anche in quanto comuni cittadine, professioniste, persone volenterose. Basti pensare a quello che accade in una realtà molto vicina a noi come il Comune di Andria, dove esite un concetto di multidisciplinarietà delle professioni a tutela delle esigenze dei cittadini: a Barletta questo manca e noi ci auguriamo che si posssa fare qualcosa di più sul piano sociale, ma anche in ambito più strettamente familiare.
Durante la conferenza di lunedì avvierete quindi un colloquio con il sindaco e l'amministrazione?
«Ovviamente per lunedì ci auguriamo la presenza dell'assessore ai servizi sociali, che non ha dato conferma di partecipazione nonostante le telefonate e gli inviti personali diramati a lui e al dirigente dei servizi sociali, che invece ha già confermato. La speranza è che possano entrambi partecipare alla conferenza. Abbiamo invitato inoltre l'assessore provinciale alle politiche sociali Carmelinda Lombardi e l'assessore ai servizi sociali del comune di Andria Magma Merafina, avvocato e nostra cara collega».
«Vorrei infine sottolineare – conclude l'avvocato Fiorella - che a Barletta non esistono strutture per minori: le uniche due accolgono sia madri che figli, ma in caso di abusi in ambito familiare o di tensioni all'interno della famiglia, i minori di Barletta non hanno un luogo dove essere tutelati. A Matera, Altamura e Andria ci sono bellissime realtà, come la comunità Pinocchio, e la stessa associazione "La Camella Buona" istituisce le cosiddette case buone, appartamenti di prima accoglienza arredati e gratuitamente messi a disposizione a donne e bambini vittime di violenze. Sarebbe meraviglioso poter istituire anche a Barletta una struttura di questo genere».
L'associazione onlus "La Caramella Buona" contro la pedofilia viene fondata nel gennaio 1997 dal giornalista Roberto Mirabile.
La missione dell'associazione è l'impegno perché si diffonda ovunque, in ogni realtà sociale, territoriale, culturale la prevenzione, attraverso un' incessante attività di formazione e informazione a livello nazionale e internazionale. E' la prima associazione in Italia contro gli abusi e le violenze sessuali ad essere riconosciuta parte civile e difensiva in processi penali nei tribunali.
Per le segnalazioni, è attivo il numero verde 800.311.960
www.lacaramellabuona.org
La missione dell'associazione è l'impegno perché si diffonda ovunque, in ogni realtà sociale, territoriale, culturale la prevenzione, attraverso un' incessante attività di formazione e informazione a livello nazionale e internazionale. E' la prima associazione in Italia contro gli abusi e le violenze sessuali ad essere riconosciuta parte civile e difensiva in processi penali nei tribunali.
Per le segnalazioni, è attivo il numero verde 800.311.960
www.lacaramellabuona.org