Contraffazione, sgominato sodalizio in Puglia e Campania

Emesse 17 ordinanze di custodia cautelare. Sequestrati beni per oltre 3 milioni di euro. Chiuse 3 aziende tra Barletta e Bitonto

giovedì 14 aprile 2011
Il gip del tribunale di Trani, Roberto Olivieri del Castillo, su richiesta della procura di Trani, ha emesso 17 ordinanze di custodia cautelare (8 in carcere, delle quali 2 in corso di esecuzione e 9 ai domiciliari) che, di fatto, azzerano un'associazione a delinquere finalizzata alla produzione e commercializzazione di capi d'abbigliamento recanti marchi contraffatti e tutelati dal diritto d'autore. A coordinare l'inchiesta, affidata ai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Bari, il sostituto procuratore Carmela Bruna Magnanelli.

L'indagine (denominata Hermes) ha avuto inizio nell'estate del 2008 quando i finanzieri di Bari, nell'ambito di un'autonoma attività di monitoraggio dei mercati rionali, giunsero al sequestro di alcune banconote false e di numerose paia di calzature e capi di abbigliamento contraffatti in possesso di Giuseppe Gambarrota (titolare di un negozio di calzature a Bisceglie). Da li è scaturita una complessa ed articolata attività investigativa che ha permesso di raccogliere gravi e circostanziati indizi di reato in merito all'esistenza di un sodalizio criminale dedito alla produzione ed alla successiva vendita e commercializzazione di materiale contraffatto.

Il sodalizio era radicato in Puglia e Campania ed era formato da soggetto definiti di elevata capacità criminale e quasi tutti i pluripregiudicati. E' stato accertato che in Puglia avveniva la vendita all'ingrosso ed al dettaglio della merce contraffatta mentre il territorio campano era il luogo di produzione clandestina, soprattutto di scarpe del marchio Hogan.

L'organizzazione pugliese era composta da Giuseppe Gambarrota e dai sodali Francesco Recanati, Domenico Bizzoca, Michele Grassi, Leonardo Sblendorio, Giovanni Lomuscio, Teresa Iannone, Giovanni Mingolla, Arcangelo Lazzaro Coviello, Carmela Iodice ed il cittadino cinese Guangliu Zhou (detto Nilo) nonché da una serie di altri personaggi che, pur non facendo parte della compagine associativa, acquistavano o rivendevano la merce contraffatta. Gli associati campani (Giovanni esposito, Ugo Imperato, Antonio Palmieri e Giovanni Rinaldi) si occupavano invece del rifornimento dei capi d'abbigliamento tramite spedizioni con corriere espresso o con consegna diretta, il cui pagamento, al fine di sfuggire a possibili rilevazioni, veniva regolarizzato a mezzo di vaglia postali o ricariche postpay.

Complessivamente, il gip del tribunale di Trani, su richiesta della procura, ha disposto il sequestro preventivo di beni pr un valore complessivo di mrcato di circa 3 milioni e mezzo di euro, posseduti dagli indagati in misura sproporzionata rispetto al reddito dichiarato. In particolare, sono stati sottoposti a sequestro patrimoniale due auto di grossa cilindrata, due appartamenti, due terrni agricoli, due locali commerciali e sono state sequestrate tre ditte, due a Barletta ed una a Bitonto.
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
Operazione Hermes © Sergio Tatulli
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