Concorsi BT, che il re fosse nudo è risaputo, tranne per i cortigiani

Dalla poetica alla politica corre una bella differenza. 'Pasticciaccio brutto' della provincia BT

sabato 12 febbraio 2011
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Sognando la Provincia BT, forse sarebbe stato meglio la California, perché sul tema "concorsi" e come esimente addotta, risulta improponibile la vantata operosità, a dire degli addetti ai lavori, nella realizzazione del programma elettorale e nell'allestimento delle procedure concorsuali, su cui si può cantare vittoria allorquando si scorgono gli effetti positivi, perché, nel caso contrario, tutto si riduce a una declamazione di versi, il cui vero significato è consegnato all'ermetismo ossia all'incomprensibilità di una corrente poetica del '900.

Dalla poetica alla politica corre una bella differenza, a motivo del fatto che tutto ciò che si realizza deve essere improntato alla chiarezza perché le licenze poetiche non sono permesse e nondimeno si deve ricorrere ad amarcord, pensieri di un tempo passato e contiguo a deamicisiani ricordi, dove la maestrina dalla penna rossa con la sua dolcezza si perde, per i posteri, nelle nebbie delle valli del Monferrato. La macchinosità delle giustificazioni, stilate dal presidente della BT, appare non combaciare a quanto è contenuto nell'interpellanza del gruppo parlamentare del PD, per cui il governo provinciale avrebbe a disposizione, per sanare la situazione venutasi a creare, lo strumento amministrativo dell'autotutela, di cui si può servire la Pubblica Amministrazione. In fondo si tratta di un rimedio giuridico, atto ad evitare il ricorso agli organi giudiziari, partendo dal presupposto che la P.A., in ossequio al principio di legalità, ha l'opportunità di sanare i torti fatti alla collettività. Questo pasticciaccio venuto fuori dal governo provinciale potrebbe provocare un certo sommovimento nell'Ente medesimo, per cui la ricerca dei detrattori, come ricordato dal presidente della BT, ricorda due passaggi del romanzo manzoniano: il dalli all'untore, che della peste non ha colpa, e l'indicare, calunniosamente, Renzo come una spia del Vicario di provvisione durante l'assalto del popolo ai forni meneghini. L'aver buttato la questione concorsi, quelli indetti dalla sesta provincia pugliese e ora affidati alle prime cure dei giudici amministrativi, nel pentolone della politica propone l'interrogativo del seguente tenore: "Riusciranno le segreterie politiche a sciogliere il bandolo della matassa, ricorrendo a percorrere la via maestra della legalità? Perché anche una concertazione "vecchia maniera" finirebbe per penalizzare i 7.500 giovani in cerca di lavoro, che se fossero stati scelti solo tra i più bravi, in base alla meritocrazia, la dea bendata sarebbe stata lontana dai concorsi, banditi dalla BT e impugnati dai concorrenti esclusi innanzi il T.A.R. di Puglia.