Conclusa la guerra in Sel: Ruta coordinatore, Antonucci lascia la sala
Vince chi ha una poltrona in amministrazione. Manca un gruppo dirigente autorevole
sabato 7 luglio 2012
10.56
Si è concluso nel peggiore dei modi il ricambio della dirigenza locale di SEL. La conferenza di organizzazione che avrebbe di fatto dovuto sostituire il congresso è finita con uno scambio di velenosi comunicati stampa tra le due fazioni che si contendevano il posto di coordinatore. Non è qui il caso di ripetere la composizione degli schieramenti in campo (chiamarli eserciti sarebbe davvero eccessivo). Ricordiamo solo i due candidati di riferimento: Adriano Antonucci e Franco Ruta. Quest'ultimo è diventato il nuovo coordinatore cittadino di Sel. La componente che faceva invece riferimento ad Antonucci ha abbandonato la sala in cui si teneva l'assemblea dopo aver dato lettura di un documento collettivo della mozione. Un documento in cui si criticano: la convocazione via email degli iscritti, l'assenza di una piattaforma politica, la scelta del coordinatore da parte dei consiglieri comunali, la scelta di un ex iscritto e dirigente del PD, l'idea di SEL come albergo con le porte girevoli, la logica dei pacchetti di tessere.
Il percorso argomentativo non fa una grinza. Ma è valido oggi, come lo era un anno e mezzo fa, un anno fa, sei mesi fa. Era valido quando Acclavio fu eletto coordinatore alla presenza di quattro gatti, con i pacchetti di tessere di un altro transfuga del PD, Giuseppe Dicorato, e di coloro che a lui si aggregarono da fedeli servitori (come oggi si prostrano alla corte di Lasala e Crudele). Piattaforma politica? Primarie sì, no, forse, meglio Maffei. Insomma Antonucci & Co. hanno ragioni da vendere, ma sono come quei giapponesi che si ostinavano a difendere un isolotto non accorgendosi che la guerra era finita e l'aveva vinta il nemico. La guerra in Sel, da quando è nata a Barletta, la vince chi ha una qualche poltrona in amministrazione. E dietro quel proprietario di poltrona si affollano i livelli provinciali e regionali che tentano all'infinito di "definire un gruppo dirigente, solido, coeso e credibile", come si legge nell'incredibile replica dell'incredibile Vincenzo Brucoli. Chi si ribella alla linea del partito, anzi dell'eletto di turno, vuole "tentare di danneggiare l'immagine del partito" e le sue affermazioni sono, sempre secondo Brucoli "false ed infondate nel metodo e nel merito".
A Brucoli, a Panzuto (per il provinciale), a Cataldo, a Pannarale (per il regionale), a coloro cioè che da mesi si arrabattano per dare una qualche fisionomia credibile a Sel a Barletta si può solo consigliare la lettura di un saggio agile e affascinante: "Autorità" di Bruce Lincoln. In quel saggio si tenta di descrivere le caratteristiche di una autorità credibile. Per essere autorevole occorre essere sempre in equilibrio tra due polarità: coercizione e persuasione, o se si preferisce violenza e discorso. Consideriamo autorevole qualcuno a cui ci affidiamo senza che ciò implichi una costrizione o, al polo opposto, l'essere convinti. Chi non è in grado di produrre questo effetto magico, è costretto a rifugiarsi in uno dei due estremi. Potrà diventare un picchiatore o un venditore (anche in senso figurato). Ma non sarà mai, mai autorevole.
Il percorso argomentativo non fa una grinza. Ma è valido oggi, come lo era un anno e mezzo fa, un anno fa, sei mesi fa. Era valido quando Acclavio fu eletto coordinatore alla presenza di quattro gatti, con i pacchetti di tessere di un altro transfuga del PD, Giuseppe Dicorato, e di coloro che a lui si aggregarono da fedeli servitori (come oggi si prostrano alla corte di Lasala e Crudele). Piattaforma politica? Primarie sì, no, forse, meglio Maffei. Insomma Antonucci & Co. hanno ragioni da vendere, ma sono come quei giapponesi che si ostinavano a difendere un isolotto non accorgendosi che la guerra era finita e l'aveva vinta il nemico. La guerra in Sel, da quando è nata a Barletta, la vince chi ha una qualche poltrona in amministrazione. E dietro quel proprietario di poltrona si affollano i livelli provinciali e regionali che tentano all'infinito di "definire un gruppo dirigente, solido, coeso e credibile", come si legge nell'incredibile replica dell'incredibile Vincenzo Brucoli. Chi si ribella alla linea del partito, anzi dell'eletto di turno, vuole "tentare di danneggiare l'immagine del partito" e le sue affermazioni sono, sempre secondo Brucoli "false ed infondate nel metodo e nel merito".
A Brucoli, a Panzuto (per il provinciale), a Cataldo, a Pannarale (per il regionale), a coloro cioè che da mesi si arrabattano per dare una qualche fisionomia credibile a Sel a Barletta si può solo consigliare la lettura di un saggio agile e affascinante: "Autorità" di Bruce Lincoln. In quel saggio si tenta di descrivere le caratteristiche di una autorità credibile. Per essere autorevole occorre essere sempre in equilibrio tra due polarità: coercizione e persuasione, o se si preferisce violenza e discorso. Consideriamo autorevole qualcuno a cui ci affidiamo senza che ciò implichi una costrizione o, al polo opposto, l'essere convinti. Chi non è in grado di produrre questo effetto magico, è costretto a rifugiarsi in uno dei due estremi. Potrà diventare un picchiatore o un venditore (anche in senso figurato). Ma non sarà mai, mai autorevole.