Com'eri vestita? Presentata la mostra a Barletta: «Alla violenza non ci si abitua mai»
L'evento itinerante, dopo aver fatto tappa in diverse città italiane e pugliesi, arriva a Barletta
lunedì 17 febbraio 2020
17.06
17 vestiti fra cui anche un pigiama e un grembiule da lavoro. 17 storie, 17 vittime, donne stuprate, violate, mortificate e ferite per sempre da uomini che hanno abusato dei loro corpi e, dopo, da altri uomini, per lo più, che hanno chiesto loro "Come'eri vestita?", ferendole e violentandole una seconda volta. A queste donne e a tutte le donne è dedicata la mostra che da questo atteggiamento intollerabile prende il nome e che farà tappa a Barletta a partire da domani, sarà inaugurata alle ore 17 nel castello di Barletta, fino al 21 febbraio prossimo.
Si tratta di un evento itinerante, arriva dall'Amertica, ha fatto tappa in diverse città italiane e pugliesi e ora sarà anche a Barletta grazie al lavoro delle operatrici del centro antiviolenza Osservatorio "Giulia e Rossella", con il patrocinio dell'Amministrazione comunale, Assessorato alle Pari Opportunità. Oggi la mostra è stata presentata in sala giunta dalla responsabile del centro antiviolenza Tina Arbues e dall'avvocata Laura Pasquino, con loro il sindaco Cosimo Cannito, l'assessore alle Pari Opportunità Rosa Tupputi e altri rappresentanti dell'Amministrazione comunale.
"Nessuno ha il diritto di toccare il corpo di un'altra persona senza il suo consenso, al di là delle pulsioni fisiche e biologiche, perché il corpo e la libertà delle persone sono inviolabili", ha detto il sindaco Cosimo Cannito, il quale ha voluto pubblicamente rivolgere un appello agli uomini ad andare a visitare la mostra. "Se così non fosse – ha concluso il primo cittadino – non raggiungeremmo interamente lo scopo, la strada da fare è davvero tanta".
"La domanda "Com'eri vestita?", oltre a non essere posta non deve neanche essere pensata – ha detto l'assessore Tupputi – perché crea un alibi a chi compie violenza, invece non esistono giustificazioni e guardando questa mostra lo si capisce ancora meglio, visto che ci sono indumenti che ognuna di noi ha nei propri cassetti e armadi". "Questa mostra – ha aggiunto l'assessore Salvemini – è contro chi vorrebbe insinuare nelle vittime della violenza il senso di colpa, uno schema che va infranto a fronte di una rete di sicurezza che deve avvolgere le donne".
"L'obiettivo di questa mostra – ha concluso Tina Arbues – è fare riflettere, perché l'impatto che crea è davvero forte, visto che lo è stato anche per noi che lavoriamo con le donne vittime di violenza da 25 anni, perché ad essa non ci si abitua mai".
Si tratta di un evento itinerante, arriva dall'Amertica, ha fatto tappa in diverse città italiane e pugliesi e ora sarà anche a Barletta grazie al lavoro delle operatrici del centro antiviolenza Osservatorio "Giulia e Rossella", con il patrocinio dell'Amministrazione comunale, Assessorato alle Pari Opportunità. Oggi la mostra è stata presentata in sala giunta dalla responsabile del centro antiviolenza Tina Arbues e dall'avvocata Laura Pasquino, con loro il sindaco Cosimo Cannito, l'assessore alle Pari Opportunità Rosa Tupputi e altri rappresentanti dell'Amministrazione comunale.
"Nessuno ha il diritto di toccare il corpo di un'altra persona senza il suo consenso, al di là delle pulsioni fisiche e biologiche, perché il corpo e la libertà delle persone sono inviolabili", ha detto il sindaco Cosimo Cannito, il quale ha voluto pubblicamente rivolgere un appello agli uomini ad andare a visitare la mostra. "Se così non fosse – ha concluso il primo cittadino – non raggiungeremmo interamente lo scopo, la strada da fare è davvero tanta".
"La domanda "Com'eri vestita?", oltre a non essere posta non deve neanche essere pensata – ha detto l'assessore Tupputi – perché crea un alibi a chi compie violenza, invece non esistono giustificazioni e guardando questa mostra lo si capisce ancora meglio, visto che ci sono indumenti che ognuna di noi ha nei propri cassetti e armadi". "Questa mostra – ha aggiunto l'assessore Salvemini – è contro chi vorrebbe insinuare nelle vittime della violenza il senso di colpa, uno schema che va infranto a fronte di una rete di sicurezza che deve avvolgere le donne".
"L'obiettivo di questa mostra – ha concluso Tina Arbues – è fare riflettere, perché l'impatto che crea è davvero forte, visto che lo è stato anche per noi che lavoriamo con le donne vittime di violenza da 25 anni, perché ad essa non ci si abitua mai".