Chiusura sedi giudiziarie Bat. «Ministero poco incline al dialogo»

Interviene il segretario della Funzione Pubblica Cgil, Massimo Marcone. «La chiusura degli Uffici Giudiziari si tradurrà in maggiori costi per lavoratori e cittadini»

lunedì 2 settembre 2013 14.58
«Alla vigilia di una svolta epocale, con la chiusura di quasi mille Uffici Giudiziari, è bene fare un po' di ordine e di chiarezza onde evitare inutili strumentalizzazioni cercando di evidenziare le vere ricadute e le vere responsabilità di ciò che sta avvenendo - così interviene il segretario della Funzione Pubblica Cgil, Massimo Marcone - Il 13 settembre 2013 chiuderanno 30 Tribunali, 30 Procure della Repubblica e tutte le sezioni distaccate, che sono 220. Mentre per quanto riguarda la chiusura dei 667 Uffici del Giudice di Pace si dovrà attendere il nuovo anno. La sforbiciata è stata redatta dal Ministro Nitto Palma (Governo Berlusconi) e messa sostanzialmente in atto dal Ministro Severino (Governo Monti) in virtù della legge di stabilizzazione finanziaria n. 148 del 2011, con superficialità e senza aprire un vero confronto con i territori interessati. La riforma in questione, ad un occhio attento e non condizionato da interessi corporativi, consegna al Paese una giustizia a macchia di leopardo ed in alcuni territori si configura come un vero e proprio ritiro dello Stato dal territorio».

«Il Ministro Severino ha proposto la chiusura dei Tribunali, con la necessità di garantire il mantenimento dell'Ufficio nei capoluoghi di provincia, ecco perché è salvo il Tribunale di Trani, e mantenendo almeno tre tribunali per ciascun distretto giudiziario. In più, si è deciso di mantenere alcuni Uffici in particolari zone ad alta intensità delinquenziale e cioè Caltagirone, Sciacca, Paola, Castrovillari, Lamezia Terme e Cassino. In ultimo, Urbino è stato recentemente salvato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 237/13. Da questo quadro è stata decisa la chiusura di 30 Tribunali quali Acqui Terme, Tortona, Casale Monferrato, Alba, Saluzzo, Mondovì, Pinerolo (Piemonte), Crema, Vigevano, Voghera (Lombardia), Bassano del Grappa (Veneto), Tolmezzo (Friuli), Chiavari, Sanremo (Liguria), Camerino (Marche), Orvieto (Umbria), Montepulciano (Toscana), Sulmona, Avezzano, Lanciano e Vasto (Abruzzo) Lucera (Puglia), Melfi (Basilicata) Sala Consilina, Sant'Angelo dei Lombardi e Ariano Irpino (Campania), Rossano (Calabria), Mistretta, Nicosia e Modica (Sicilia)».

«E' bene precisare, inoltre, in merito alle Sezioni Distaccate che tutte chiuderanno il 13 settembre 2013, pertanto anche le cinque Sezioni del Tribunale di Trani, vale a dire Andria, Barletta, Canosa di Puglia, Molfetta e Ruvo di Puglia. Il D.L.vo n. 155/01 prevede, quando sussistano specifiche ragioni organizzative o funzionali, la possibilità di utilizzare a servizio del Tribunale, per un periodo non superiore ai cinque anni, gli immobili di proprietà dello Stato o comunale, interessati da interventi edilizi finanziati dalla Cassa Depositi e Prestiti, per cui è prevista la soppressione. Pertanto, alla luce di quanto su evidenziato il Ministero avrebbe autorizzato, per il circondario di Trani, l'apertura degli immobili di Andria e Molfetta che si occuperanno solo delle cause pregresse, mentre l'immobile di Barletta non aveva i requisiti, mentre per gli immobili di Canosa di Puglia e Ruvo di Puglia, pur in presenza dei requisiti, non è stata accolta la richiesta del Presidente del Tribunale di Trani. Quindi, è bene sottolineare che tutte le nuove cause ed i nuovi procedimenti dal 13 settembre verranno trattati dinanzi al Tribunale di Trani».

«Orbene, la chiusura degli Uffici Giudiziari, almeno dalle nostre parti, si tradurrà in un maggiore aggravio di costi per i lavoratori e soprattutto per i cittadini che, sicuramente, vedranno peggiorare e reso più caotico il servizio giustizia. E' indubbio che per un cittadino di una qualsiasi città del circondario di Trani, che comprende anche paesi lontani 60 km come Minervino Murge e Spinazzola, sarà più costoso intraprendere un giudizio o porre in essere una testimonianza. In più bisogna aggiungere che in un territorio dove la criminalità organizzata e la microcriminalità sono bene radicate sicuramente si sentirà la mancanza di importanti presidi di giustizia. Probabilmente, le opposizioni al taglio degli Uffici Giudiziari dai territori sono arrivate tardi sia dalla politica che da alcune associazioni professionali. Allo stato ed alla vigilia del 13 settembre è, forse, più utile gestire al meglio questa fase della riorganizzazione degli uffici, dei traslochi e della nuova allocazione che dovrà essere confacente alle norme sulla sicurezza per i lavoratori e per gli utenti, oltre che per la città che ospiterà i nuovi uffici, in termini di traffico e parcheggi, onde evitare che i cittadini siano ulteriormente condizionati da inutili rinvii di udienze».

«Infine - conclude Marcone - non si può non sottolineare che le criticità e le difficoltà organizzative che si stanno affrontando negli uffici sopprimendi ed accorpanti ed i riflessi incerti sulla mobilità del personale interessato sono figlie, ancora una volta, di un atteggiamento del Ministero poco incline al dialogo e con idee poco chiare sulle cose da fare e su come migliorare i tempi della giustizia in ossequio ai dettami costituzionali».