Centrali a biomasse, l'informazione vincente
Annullato, a seguito del presidio, il procedimento per la costruzione della centrale a biomasse che sarebbe sorta in via Andria. Barletta cambia pagina
domenica 12 settembre 2010
"Informare per combattere", è questo lo slogan che ha animato il presidio organizzato dal cordinamento No biomasse e inceneritori che si è tenuto nella giornata di ieri presso il Palazzo di città. Ancora una volta si torna in piazza per informare la cittadinanza sui rischi che si stanno correndo, per sfatare alcune leggende affinché non nascano false speranze.
Le criticità sono sempre le stesse, ma non è solo in discussione la bontà intrinseca di una centrale a biomasse, ma di questa centrale in questo contesto territoriale (aspetto poco considerato evidentemente), con la prospettiva di altre vicine e di tante in Puglia.
Diamo un' occhiata ai progetti in atto solo nella nostra città: la cementeria chiede di passare dall'incenerimento di 27.000 tonnellate di rifiuti a 80 000 tonnellate annue, in pieno centro cittadino; la Northern Petroleum è stata autorizzata dal ministero dell'ambiente ad effettuare esplorazioni petrolifere nella zona Posidonieto di San Vito in due fasi, nella prima c'è l'acquisizione di 300 km di linee sismiche e nel caso si evidenzi un particolare interesse minerario si procederà allo scavo di un pozzo esplorativo della profondita stimata di 4000 metri.
Non è difficile immaginare cosa potrebbe succedere se questi progetti dovessero andare in porto.
La centrale proposta a Barletta è una scelta problematica non solo per il territorio, ma per l'intero pianeta.
Le biomasse sono neutre per immissioni di anidride carbonica, in quanto rinnovabili. Non si può tacere che una biomassa oleosa richiede tecniche agricole per la coltivazione, processi industriali per l'estrazione e lunghi trasporti marittimi. Ovvero petrolio. Non rinnovabile.
Punto davvero dolente è l'approvvigionamento degli oli combustibili.
O si producono in sede o si importano da paesi tropicali. Per una produzione in loco si può pensare alla colza. Ma per una sola centrale da 56 MW ci vorrebbe una superficie agraria enorme e serbatoi giganteschi. Se si vuol fornire le 4 centrali al momento richieste nella nostra provincia, occorrerebbe piantare colza nella sua intera superficie sconvolgendo l'economia agricola locale, distruggendo il settore agroalimentare con i suoi rinomati prodotti e i suoi addetti! Centinaia di famiglie ridotte sul lastrico per dare lavoro a soli 15 operai?
Sì, la stessa Life Energy ha dichiarato che sarebbe stata necessario una forza lavoro di soli 15 uomini. Ecco sfatata la speranza di alcuni cittadini in nuovi posti di occupaione. La verità non è sempre quella in cui si spera.
Il tutto è sempre e rigorosamente "drogato" dai finanziamenti per la produzione (che noi paghiamo!). Finiti gli incentivi si chiude bottega e si va altrove.
L'alternativa sarebbe di fornirsi di olio dai paesi tropicali. Ma, con le numerose richieste di centrali a biomasse in atto, nel giro di qualche decennio, rischiamo di perdere intere foreste pluviali.
Altro punto non irrisorio è la nocività di tali impianti per l'emissione di polveri sottili. Ancor più nel caso le centrali siano posizionate scriteriatamente (come nel nostro caso).
Il sole può fornirci, in maniera diffusa ed ecosostenibile, molto più di ciò che ci darebbero le centrali a biomasse. Basti pensare che il programma per la produzione di energia elettrica dal sole, dell'italiano premio Nobel Rubbia, in Spagna, è equivalente ad un decina di centrali nucleari e a qualche centinaio di centrali a biomasse.
Oltre al vento, un'ulteriore risorsa energetica rinnovabile è la geotermia. In area garganica le acque sotterranee superano i 50°. Possono, senza null'altro fare, arrivare nei termosifoni o scaldare serre! Anche nella più vicina valle ofantina le acque della falda carsica, a luoghi, hanno temperature tra 30° e 40°.Basterebbe una pompa di calore per risparmiare tanta energia! Ma tutti zitti...
L'iniziativa ha avuto il rilievo sperato dato che il dopo aver ricevuto una delegazione di manifestanti, il Sindaco di Barletta, ing. Nicola Maffei unitamente all'Assessore comunale alle Politiche Ambientali, dott. Salvatore Filannino, hanno comunicato l'avvenuta richiesta di annullamento del procedimento, avviato con la Regione Puglia, per la costruzione e l'esercizio di un impianto produttivo di energia elettrica da fonti rinnovabili (biomassa ad olio vegatale crudo, potenza 57 Mwe, Società proponente la Life Energy srl) da ubicare nel comune di Barletta. Prossimamente, inoltre, sarà programmato un consiglio monotematico sulla questione energetica e sul proliferare nel nostro terriotorio di progetti di centrali a biomasse, inceneritori ed esplorazioni petrolifere. Barletta cambia pagina.
Le criticità sono sempre le stesse, ma non è solo in discussione la bontà intrinseca di una centrale a biomasse, ma di questa centrale in questo contesto territoriale (aspetto poco considerato evidentemente), con la prospettiva di altre vicine e di tante in Puglia.
Diamo un' occhiata ai progetti in atto solo nella nostra città: la cementeria chiede di passare dall'incenerimento di 27.000 tonnellate di rifiuti a 80 000 tonnellate annue, in pieno centro cittadino; la Northern Petroleum è stata autorizzata dal ministero dell'ambiente ad effettuare esplorazioni petrolifere nella zona Posidonieto di San Vito in due fasi, nella prima c'è l'acquisizione di 300 km di linee sismiche e nel caso si evidenzi un particolare interesse minerario si procederà allo scavo di un pozzo esplorativo della profondita stimata di 4000 metri.
Non è difficile immaginare cosa potrebbe succedere se questi progetti dovessero andare in porto.
La centrale proposta a Barletta è una scelta problematica non solo per il territorio, ma per l'intero pianeta.
Le biomasse sono neutre per immissioni di anidride carbonica, in quanto rinnovabili. Non si può tacere che una biomassa oleosa richiede tecniche agricole per la coltivazione, processi industriali per l'estrazione e lunghi trasporti marittimi. Ovvero petrolio. Non rinnovabile.
Punto davvero dolente è l'approvvigionamento degli oli combustibili.
O si producono in sede o si importano da paesi tropicali. Per una produzione in loco si può pensare alla colza. Ma per una sola centrale da 56 MW ci vorrebbe una superficie agraria enorme e serbatoi giganteschi. Se si vuol fornire le 4 centrali al momento richieste nella nostra provincia, occorrerebbe piantare colza nella sua intera superficie sconvolgendo l'economia agricola locale, distruggendo il settore agroalimentare con i suoi rinomati prodotti e i suoi addetti! Centinaia di famiglie ridotte sul lastrico per dare lavoro a soli 15 operai?
Sì, la stessa Life Energy ha dichiarato che sarebbe stata necessario una forza lavoro di soli 15 uomini. Ecco sfatata la speranza di alcuni cittadini in nuovi posti di occupaione. La verità non è sempre quella in cui si spera.
Il tutto è sempre e rigorosamente "drogato" dai finanziamenti per la produzione (che noi paghiamo!). Finiti gli incentivi si chiude bottega e si va altrove.
L'alternativa sarebbe di fornirsi di olio dai paesi tropicali. Ma, con le numerose richieste di centrali a biomasse in atto, nel giro di qualche decennio, rischiamo di perdere intere foreste pluviali.
Altro punto non irrisorio è la nocività di tali impianti per l'emissione di polveri sottili. Ancor più nel caso le centrali siano posizionate scriteriatamente (come nel nostro caso).
Il sole può fornirci, in maniera diffusa ed ecosostenibile, molto più di ciò che ci darebbero le centrali a biomasse. Basti pensare che il programma per la produzione di energia elettrica dal sole, dell'italiano premio Nobel Rubbia, in Spagna, è equivalente ad un decina di centrali nucleari e a qualche centinaio di centrali a biomasse.
Oltre al vento, un'ulteriore risorsa energetica rinnovabile è la geotermia. In area garganica le acque sotterranee superano i 50°. Possono, senza null'altro fare, arrivare nei termosifoni o scaldare serre! Anche nella più vicina valle ofantina le acque della falda carsica, a luoghi, hanno temperature tra 30° e 40°.Basterebbe una pompa di calore per risparmiare tanta energia! Ma tutti zitti...
L'iniziativa ha avuto il rilievo sperato dato che il dopo aver ricevuto una delegazione di manifestanti, il Sindaco di Barletta, ing. Nicola Maffei unitamente all'Assessore comunale alle Politiche Ambientali, dott. Salvatore Filannino, hanno comunicato l'avvenuta richiesta di annullamento del procedimento, avviato con la Regione Puglia, per la costruzione e l'esercizio di un impianto produttivo di energia elettrica da fonti rinnovabili (biomassa ad olio vegatale crudo, potenza 57 Mwe, Società proponente la Life Energy srl) da ubicare nel comune di Barletta. Prossimamente, inoltre, sarà programmato un consiglio monotematico sulla questione energetica e sul proliferare nel nostro terriotorio di progetti di centrali a biomasse, inceneritori ed esplorazioni petrolifere. Barletta cambia pagina.