Cementeria di Barletta, una crisi sociale e ambientale
Intervengono il Collettivo Exit e il Coordinamento Antinucleare. Manca ancora una seria riflessione sui pericoli
lunedì 18 aprile 2011
Poche settimane fa come Collettivo EXIT all'interno del Coordinamento No Biomasse e Inceneritori abbiamo organizzato l'ennesima iniziativa legata alle crisi ambientali che attanagliano il nostro territorio, con particolare riferimento alla questione della Cementeria.
Sono ormai mesi che ci occupiamo della vicenda della Buzzi Unicem di Barletta che come tutti sanno ha presentato a Comune,Provincia e Regione,una richiesta per poter bruciare all'interno dei propri forni 80.000 tonnellate di rifiuti all'anno,trasformandosi di fatto in un vero e proprio inceneritore al centro del tessuto urbano.
Anzi, come ci ha fatto notare il Prof. Ferdinando Laghi medico dell'ISDE, intervenuto all'iniziativa, non è corretto affermare che questi cementifici si trasformano in inceneritori in quanto gli inceneritori sono soggetti a tutta una serie di normative e protocolli molto più restrittivi per quanto riguarda le emissioni che non un normale cementificio.
Ma quello che ci preme sottolineare è che in tutti questi mesi non c'è stata da parte della classe politica nessuna volontà di aprire una seria riflessione su quali possano essere gli strumenti utili per uscire dalla crisi.
Perché è in questa ottica che va guardata la vicenda della Cementeria,come anche il continuo proliferare nella Provincia di progetti di centrali a biomasse,di Inceneritori o discariche,in un intreccio sempre più forte tra crisi sociale e crisi ambientale.
Infatti ci troviamo di fronte ad un Presidente della Provincia Ventola ed all'Assessore all'ambiente Cefola che hanno deciso di aprire le porte del nostro territorio a impianti industriali ad elevatissimo impatto ambientale e con scarsissime ricadute in termini di occupazione,come per esempio il via libera dato pochi giorni fa,attraverso la Valutazione Impatto Ambientale, per la costruzione a Trani di una Centrale a Biomasse di 37MW.
Da questo momento in poi sfidiamo il Sindaco di Trani Tarantini a definire la sua città come capoluogo della cultura dopo che sono stati approvati sia il progetto del cementificio,che fungerà da inceneritore, che quello di una centrale a biomasse.
Oggi questo sistema di sviluppo fortemente in crisi, cerca di ridefinire nuovi modelli di intervento non solo all'interno del classico conflitto capitale-lavoro( la vicenda FIAT insegna) con la negazione dei diritti conquistati nei decenni scorsi ma, anche attraverso una riappropriazione dei beni comuni come l'acqua,l'energia,la terra.
In questo quadro va collocata la vicenda della Buzzi Unicem di Barletta o del Cementificio che sorgerà a Trani che, in un periodo di forte contrazione del settore delle costruzioni decidono di fare un' operazione che non solo serve ad abbattere i costi di produzione ma, anche per mettere di fatto un'ipoteca di tipo" industriale" su uno dei pochi beni comuni che abbiamo, cioè il nostro territorio.
Si vuole uscire dalla crisi riaffermando una supremazia del capitale su tutti i dispositivi della produzione sociale e quindi non solo il lavoro e i saperi, ma anche la natura.
Questo avviene anche qui nella nostra città dove abbiamo una classe politica che resta nel completo silenzio dinanzi agli eventi, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale in cui volutamente non vengono affrontate le emergenze sociali e ambientali.
Infatti il silenzio avvolge anche i Partiti della sinistra cosiddetta radicale,SEL e Federazione della Sinistra, che sono stati incapaci di elaborare, su questi temi, una proposta politica seria nonostante la partecipazione a Barletta all'amministrazione Maffei e la presenza nella giunta Vendola dell'assessore Campese.
Perché in tutti questi mesi l'assessore Campese e i Consiglieri Regionali Mennea,Pastore,Caracciolo non si sono fatti promotori di un tavolo di confronto tra Regione,Provincia,Comune e movimenti sulla questione Cementeria?
Magari qualcuno di questi potrebbe affermare che l'amministrazione di Barletta si sta impegnando sulle tematiche ambientali,appoggiando la campagna referendaria per i 3 SI sull'acqua pubblica e per fermare il nucleare,avendo messo a disposizione due pulman per la manifestazione del 26 marzo a Roma,o aver votato in Consiglio Comunale l'intento di modificare lo statuto comunale su questi argomenti.
Questo è vero in parte, perchè tutto ciò sta avvenendo solo grazie alla forte spinta impressa dai movimenti antagonisti che fanno parte del Forum Acqua Bene Comune e Coordinamento Antinucleare per cercare di dare quanta più visibilità possibile al referendum del 12-13 giugno.
Come Collettivo EXIT non ci accontentiamo solo di questi provvedimenti che rischiano di apparire aleatori se invece non sono accompagnati da un cambio radicale per quanto riguarda le politiche ambientali e sociali in cui ci sia la possibilità di pensare ed agire in funzione della costruzione di uno spazio comune che permetta alle soggettività di riprendersi ciò che gli è dovuto.
Angelo Dileo - Collettivo EXIT
Alessandro Zagaria - Coordinamento Antinucleare
Sono ormai mesi che ci occupiamo della vicenda della Buzzi Unicem di Barletta che come tutti sanno ha presentato a Comune,Provincia e Regione,una richiesta per poter bruciare all'interno dei propri forni 80.000 tonnellate di rifiuti all'anno,trasformandosi di fatto in un vero e proprio inceneritore al centro del tessuto urbano.
Anzi, come ci ha fatto notare il Prof. Ferdinando Laghi medico dell'ISDE, intervenuto all'iniziativa, non è corretto affermare che questi cementifici si trasformano in inceneritori in quanto gli inceneritori sono soggetti a tutta una serie di normative e protocolli molto più restrittivi per quanto riguarda le emissioni che non un normale cementificio.
Ma quello che ci preme sottolineare è che in tutti questi mesi non c'è stata da parte della classe politica nessuna volontà di aprire una seria riflessione su quali possano essere gli strumenti utili per uscire dalla crisi.
Perché è in questa ottica che va guardata la vicenda della Cementeria,come anche il continuo proliferare nella Provincia di progetti di centrali a biomasse,di Inceneritori o discariche,in un intreccio sempre più forte tra crisi sociale e crisi ambientale.
Infatti ci troviamo di fronte ad un Presidente della Provincia Ventola ed all'Assessore all'ambiente Cefola che hanno deciso di aprire le porte del nostro territorio a impianti industriali ad elevatissimo impatto ambientale e con scarsissime ricadute in termini di occupazione,come per esempio il via libera dato pochi giorni fa,attraverso la Valutazione Impatto Ambientale, per la costruzione a Trani di una Centrale a Biomasse di 37MW.
Da questo momento in poi sfidiamo il Sindaco di Trani Tarantini a definire la sua città come capoluogo della cultura dopo che sono stati approvati sia il progetto del cementificio,che fungerà da inceneritore, che quello di una centrale a biomasse.
Oggi questo sistema di sviluppo fortemente in crisi, cerca di ridefinire nuovi modelli di intervento non solo all'interno del classico conflitto capitale-lavoro( la vicenda FIAT insegna) con la negazione dei diritti conquistati nei decenni scorsi ma, anche attraverso una riappropriazione dei beni comuni come l'acqua,l'energia,la terra.
In questo quadro va collocata la vicenda della Buzzi Unicem di Barletta o del Cementificio che sorgerà a Trani che, in un periodo di forte contrazione del settore delle costruzioni decidono di fare un' operazione che non solo serve ad abbattere i costi di produzione ma, anche per mettere di fatto un'ipoteca di tipo" industriale" su uno dei pochi beni comuni che abbiamo, cioè il nostro territorio.
Si vuole uscire dalla crisi riaffermando una supremazia del capitale su tutti i dispositivi della produzione sociale e quindi non solo il lavoro e i saperi, ma anche la natura.
Questo avviene anche qui nella nostra città dove abbiamo una classe politica che resta nel completo silenzio dinanzi agli eventi, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale in cui volutamente non vengono affrontate le emergenze sociali e ambientali.
Infatti il silenzio avvolge anche i Partiti della sinistra cosiddetta radicale,SEL e Federazione della Sinistra, che sono stati incapaci di elaborare, su questi temi, una proposta politica seria nonostante la partecipazione a Barletta all'amministrazione Maffei e la presenza nella giunta Vendola dell'assessore Campese.
Perché in tutti questi mesi l'assessore Campese e i Consiglieri Regionali Mennea,Pastore,Caracciolo non si sono fatti promotori di un tavolo di confronto tra Regione,Provincia,Comune e movimenti sulla questione Cementeria?
Magari qualcuno di questi potrebbe affermare che l'amministrazione di Barletta si sta impegnando sulle tematiche ambientali,appoggiando la campagna referendaria per i 3 SI sull'acqua pubblica e per fermare il nucleare,avendo messo a disposizione due pulman per la manifestazione del 26 marzo a Roma,o aver votato in Consiglio Comunale l'intento di modificare lo statuto comunale su questi argomenti.
Questo è vero in parte, perchè tutto ciò sta avvenendo solo grazie alla forte spinta impressa dai movimenti antagonisti che fanno parte del Forum Acqua Bene Comune e Coordinamento Antinucleare per cercare di dare quanta più visibilità possibile al referendum del 12-13 giugno.
Come Collettivo EXIT non ci accontentiamo solo di questi provvedimenti che rischiano di apparire aleatori se invece non sono accompagnati da un cambio radicale per quanto riguarda le politiche ambientali e sociali in cui ci sia la possibilità di pensare ed agire in funzione della costruzione di uno spazio comune che permetta alle soggettività di riprendersi ciò che gli è dovuto.
Angelo Dileo - Collettivo EXIT
Alessandro Zagaria - Coordinamento Antinucleare