Caso Cementeria, Movimento Rifiuti Zero: «Disastro annunciato»
Interviene Sabrina Salerno, «non siamo stati ascoltati»
sabato 9 gennaio 2016
«La Procura di Trani ha acceso i suoi riflettori sulla Buzzi Unicem Spa di Barletta, cementificio-brucia rifiuti. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati ai rappresentanti legali del cementificio e a quelli di tre aziende che conferivano rifiuti da coincenerire, Dalena ecologia, Trasmar e Corgom, ai sei componenti del comitato tecnico della Provincia Barletta-Andria-Trani che rilasciarono la VIA (valutazione di impatto ambientale) nel 2011, a due dirigenti della regione Puglia e a cinque tecnici dell'Arpa, l'Agenzia regionale per l'ambiente. Cooperazione in disastro ambientale colposo, falso e abuso d'ufficio in concorso sono i reati di cui dovranno rispondere i 18 indagati, ipotesi di reato che sollevano non pochi dubbi sul disegno studiato a tavolino ed attuato da chi ha trasformato Barletta ed il territorio circostante in un centro per lo smaltimento di rifiuti tramite pratiche insane e pericolose come l'incenerimento degli stessi ed il loro conferimento in discarica. Dopo la discarica AMIU di Trani, sequestrata con l'accusa di disastro ambientale, oggi tocca al cementificio Buzzi Unicem. La situazione appare però nebulosa. Con accuse così gravi perché non è stato disposto il sequestro dell'impianto? In attesa di approfondire la notizia e far luce su stralci di verbale come "falso presupposto del possesso di un'autorizzazione a incenerire 20mila tonnellate all'anno di rifiuti pericolosi costituiti da oli minerali", "trattandosi di impianto ubicato a 200 metri da insediamenti residenziali" e "diffusione areo-dispersa di sostanze inquinanti oltre i limiti di legge", è bene denunciare le responsabilità politiche legate alla vicenda in questione». Lo scrive Sabrina Salerno, in qualità di referente del Movimento LIP Rifiuti Zero Provincia Barletta-Andria–Trani, che pochi giorni fa avevamo intervistato approfondendo - tra gli altri - proprio l'argomento dell'inquinamento e dell'incenerimento dei rifiuti.
«Un minimo di informazione sull'attività di incenerimento dei rifiuti chiarirebbe a chiunque le nefaste conseguenze di tale pratica sull'ambiente e sulla salute umana. La Buzzi Unicem brucia 178 tonnellate al giorno di rifiuti rilasciando in atmosfera inquinanti gassosi, particolato, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, VOCs, PCB, metalli pesanti (arsenico, cadmio, cromo, nichel). A fronte di questo, solo alcuni inquinanti sono ad oggi monitorati. I sistemi di filtraggio, inoltre, non bloccano il trasferimento nelle emissioni dell'impianto di rilevanti quantità di metalli pesanti non biodegradabili, con potenziali conseguenze ambientali e sanitarie anche irreversibili. Questo avviene in una città, è bene ricordarlo sempre, classificata ai sensi del Piano Regionale per la qualità dell'aria tra i comuni in zona C (da risanare), ossia quelli nei quali si rileva la presenza di impianti industriali soggetti alla normativa IPPC e quindi con rilevanti emissioni in atmosfera (Buzzi Unicem e Timac Agro). Sono informazioni che abbiamo sempre divulgato e messo a disposizione dell'amministrazione Maffei proprio durante l'iter autorizzativo della Buzzi e di Cascella poi. In entrambi i casi non siamo stati ascoltati. Pertanto leggere le dichiarazioni del Sindaco Cascella in merito al procedimento della magistratura sulla gestione dell'impianto di incenerimento dei rifiuti della cementeria di Barletta ci indigna fortemente.
Cascella ricorda la sentenza del TAR Puglia che ha respinto la richiesta dell'azienda di incrementare il quantitativo massimo giornaliero di utilizzo del combustibile da rifiuto, sottolineando che, nel costituirsi a giudizio rispetto al controricorso dell'azienda, il Comune di Barletta ha sostenuto l'esigenza di una nuova procedura di autorizzazione ambientale fondata su una valutazione degli effetti sull'ambiente dell'uso di rifiuti speciali. Dimentica di comunicare che nella stessa sentenza il Tar evidenzia ancora una volta lo scarso impegno del Comune di Barletta nel procedimento, confermando l'impatto ambientale della Buzzi che solo noi sosteniamo da sempre, invano. Lo abbiamo fatto anche dinanzi all'amministrazione Cascella, sin dai primi giorni del suo insediamento e perciò prima della sentenza e degli ultimi avvenimenti. Difatti, riguardo alla necessità di una valutazione degli effetti ambientali per esempio, è noto ormai che nella primavera del 2014 fornimmo a sindaco e commissione ambiente, dopo un breve ed inutile confronto, due proposte di deliberazione per il monitoraggio ambientale e sanitario delle sue aziende insalubri Buzzi e Timac e a favore della Strategia Rifiuti Zero che, se attuata, eviterebbe l'incenerimento dei rifiuti e ridurrebbe al minimo ed in estrema sicurezza l'uso delle discariche. Le due proposte di deliberazione sono rimaste senza risposta e per questo, in seno al Forum Salute e Ambiente di Barletta, abbiamo raccolto e consegnato più di mille firme a sostegno, così come previsto dallo Statuto di Barletta, mettendo alle strette l'amministrazione che in consiglio comunale deve discuterle e votarle entro il 17 marzo.
Il paradosso appare ancora più evidente se consideriamo il fatto che a novembre il comune di Barletta ha sottoscritto un protocollo d'intesa per la realizzazione di un monitoraggio ambientale (fatto solo di buoni propositi e difatti non operativo) con Provincia, Regione, Arpa, Asl e Cnr-Irsa senza coinvolgere quelle realtà sociali che da anni si battono per la tutela dell'ambiente e della salute. Questo, ripeto, dopo aver rifiutato una proposta di deliberazione dettagliata e operativa preparata, con il benestare del Sindaco, dal dott. Di Ciaula, esperto in tematiche sanitarie legate ad impianti insalubri in particolare all'incenerimento dei rifiuti. L'esclusione dal tavolo suddetto e da tutti i tavoli che a livello comunale e sovra comunale (ARO e OGA) trattano di tematiche ambientali riguardanti la gestione dei rifiuti e pertanto suscettibili di avere forte impatto sulla salute umana, rende agghiacciante la chiusura della dichiarazione di Cascella: «l'occasione è preziosa per una riflessione che coinvolga tutti i soggetti interessati – istituzioni pubbliche, imprese, associazioni ambientaliste – nell'affrontare risolutamente gli effetti diretti e indiretti di attività produttive che, per la loro collocazione nell'area urbana, rischiano sempre più di mettere a repentaglio la qualità della vita in città. È il momento di convergere tutti nella ricerca di soluzioni che, al di là dell'interpretazione delle norme e degli atti amministrativi, tutelino il pubblico interesse allo sviluppo sostenibile». La salute umana, la tutela dell'ambiente, la trasparenza e la partecipazione sono diritti previsti da norme nazionali ed internazionali. Sono diritti violati quotidianamente e di queste violazioni prima o poi qualcuno (o più di uno) sarà chiamato a rispondere. Noi continueremo nel nostro impegno di denuncia e promozione del bene e benessere comune».
«Un minimo di informazione sull'attività di incenerimento dei rifiuti chiarirebbe a chiunque le nefaste conseguenze di tale pratica sull'ambiente e sulla salute umana. La Buzzi Unicem brucia 178 tonnellate al giorno di rifiuti rilasciando in atmosfera inquinanti gassosi, particolato, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, VOCs, PCB, metalli pesanti (arsenico, cadmio, cromo, nichel). A fronte di questo, solo alcuni inquinanti sono ad oggi monitorati. I sistemi di filtraggio, inoltre, non bloccano il trasferimento nelle emissioni dell'impianto di rilevanti quantità di metalli pesanti non biodegradabili, con potenziali conseguenze ambientali e sanitarie anche irreversibili. Questo avviene in una città, è bene ricordarlo sempre, classificata ai sensi del Piano Regionale per la qualità dell'aria tra i comuni in zona C (da risanare), ossia quelli nei quali si rileva la presenza di impianti industriali soggetti alla normativa IPPC e quindi con rilevanti emissioni in atmosfera (Buzzi Unicem e Timac Agro). Sono informazioni che abbiamo sempre divulgato e messo a disposizione dell'amministrazione Maffei proprio durante l'iter autorizzativo della Buzzi e di Cascella poi. In entrambi i casi non siamo stati ascoltati. Pertanto leggere le dichiarazioni del Sindaco Cascella in merito al procedimento della magistratura sulla gestione dell'impianto di incenerimento dei rifiuti della cementeria di Barletta ci indigna fortemente.
Cascella ricorda la sentenza del TAR Puglia che ha respinto la richiesta dell'azienda di incrementare il quantitativo massimo giornaliero di utilizzo del combustibile da rifiuto, sottolineando che, nel costituirsi a giudizio rispetto al controricorso dell'azienda, il Comune di Barletta ha sostenuto l'esigenza di una nuova procedura di autorizzazione ambientale fondata su una valutazione degli effetti sull'ambiente dell'uso di rifiuti speciali. Dimentica di comunicare che nella stessa sentenza il Tar evidenzia ancora una volta lo scarso impegno del Comune di Barletta nel procedimento, confermando l'impatto ambientale della Buzzi che solo noi sosteniamo da sempre, invano. Lo abbiamo fatto anche dinanzi all'amministrazione Cascella, sin dai primi giorni del suo insediamento e perciò prima della sentenza e degli ultimi avvenimenti. Difatti, riguardo alla necessità di una valutazione degli effetti ambientali per esempio, è noto ormai che nella primavera del 2014 fornimmo a sindaco e commissione ambiente, dopo un breve ed inutile confronto, due proposte di deliberazione per il monitoraggio ambientale e sanitario delle sue aziende insalubri Buzzi e Timac e a favore della Strategia Rifiuti Zero che, se attuata, eviterebbe l'incenerimento dei rifiuti e ridurrebbe al minimo ed in estrema sicurezza l'uso delle discariche. Le due proposte di deliberazione sono rimaste senza risposta e per questo, in seno al Forum Salute e Ambiente di Barletta, abbiamo raccolto e consegnato più di mille firme a sostegno, così come previsto dallo Statuto di Barletta, mettendo alle strette l'amministrazione che in consiglio comunale deve discuterle e votarle entro il 17 marzo.
Il paradosso appare ancora più evidente se consideriamo il fatto che a novembre il comune di Barletta ha sottoscritto un protocollo d'intesa per la realizzazione di un monitoraggio ambientale (fatto solo di buoni propositi e difatti non operativo) con Provincia, Regione, Arpa, Asl e Cnr-Irsa senza coinvolgere quelle realtà sociali che da anni si battono per la tutela dell'ambiente e della salute. Questo, ripeto, dopo aver rifiutato una proposta di deliberazione dettagliata e operativa preparata, con il benestare del Sindaco, dal dott. Di Ciaula, esperto in tematiche sanitarie legate ad impianti insalubri in particolare all'incenerimento dei rifiuti. L'esclusione dal tavolo suddetto e da tutti i tavoli che a livello comunale e sovra comunale (ARO e OGA) trattano di tematiche ambientali riguardanti la gestione dei rifiuti e pertanto suscettibili di avere forte impatto sulla salute umana, rende agghiacciante la chiusura della dichiarazione di Cascella: «l'occasione è preziosa per una riflessione che coinvolga tutti i soggetti interessati – istituzioni pubbliche, imprese, associazioni ambientaliste – nell'affrontare risolutamente gli effetti diretti e indiretti di attività produttive che, per la loro collocazione nell'area urbana, rischiano sempre più di mettere a repentaglio la qualità della vita in città. È il momento di convergere tutti nella ricerca di soluzioni che, al di là dell'interpretazione delle norme e degli atti amministrativi, tutelino il pubblico interesse allo sviluppo sostenibile». La salute umana, la tutela dell'ambiente, la trasparenza e la partecipazione sono diritti previsti da norme nazionali ed internazionali. Sono diritti violati quotidianamente e di queste violazioni prima o poi qualcuno (o più di uno) sarà chiamato a rispondere. Noi continueremo nel nostro impegno di denuncia e promozione del bene e benessere comune».