Carmine Dipaola: «La nuova destra riparte da una tabula rasa»
Il noto avvocato barlettano sta per fondare un nuovo movimento
sabato 19 ottobre 2013
4.36
C'è una "nuova destra" a Barletta. Una destra che intende distaccarsi dal passato recente, dimenticare le esperienze regresse e affidarsi agli ideali e alle tradizioni per fare avvicinare nuovamente i cittadini alla politica. Visto il recente "terremoto" interno al PDL, nei giorni scorsi a Barletta si parlava di un ritorno ad Alleanza Nazionale. L'avvocato Carmine Dipaola, noto penalista con la passione della politica, sta pensando alla creazione di un nuovo movimento politico, collocabile a destra, che sia al contempo innovazione e tradizione:
Dottor Dipaola, nei giorni scorsi si parlava di un eventuale ritorno ad Alleanza Nazionale. Secondo lei, quell'esperienza può essere il punto di svolta per il futuro prossimo? Da dove si può ripartire per dare un futuro migliore all'Italia?
«Non abbiamo alcun interesse in merito. Non ci passa lontanamente di ritornare ad Alleanza Nazionale, né tantomeno a Movimento sociale, che è un passato remoto della politica italiana. L'iniziativa che andiamo ad assumere, per ora su base locale-territoriale bat ha una pregiudiziale: non ci possono essere riferimenti a sigle e a uomini politici che hanno rappresentato la destra. Tutti gli esponenti nazionali e non che hanno mal rappresentato la destra portandola allo sfascio, devono essere lasciati lontani, rimanendo estranei a questo progetto. Qualunque iniziativa che venga da questi politici non ci appartiene e non ci interessa. Vogliamo creare un movimento che si collochi a destra nello scenario politico, e che rimanga a destra. Non ci piace parlare di centro-destra: vogliamo rappresentare l'area di destra, che deve essere l'area antagonista alla sinistra in una ipotetica democrazia di alternanza, che possa vedere le nuove generazioni fare politica in maniera differente da quanto fatto vedere dalle vecchie generazioni».
Si potrebbe pensare al vostro come un movimento assimilabile ad un movimento di protesta. Si tratta davvero di un nuovo "Cinque Stelle"? Da quali idee si parte, e dove si vuole arrivare?
«Noi siamo pessimi osservatori: la storia recentissima non ci ha insegnato niente. È stato sufficiente che un movimento interpretasse la protesta degli indignati, il malcontento generalizzato, e che si affidasse, per veicolare questo malcontento, ad un volto non usato, qual era quello di Grillo - persona evidentemente capace sul piano mediatico -, perché quel movimento in questo momento prendesse il 25% dei voti. Bisogna interpretare la protesta, la disaffezione del cittadino nei confronti della politica: intendiamo porci come punto di riferimento contro il sistema, a costo di rimanere piccoli e all'opposizione per un tempo indefinito. Il problema è questo: non ci si può proporre di diventare subito grande ed importante, né si può condizionare il progetto alle Europee del 2014, o alle Politiche del 2015, se si arriverà a tale data. Stiamo facendo un progetto a lunghissimo termine: sulla base di idee semplicissime, che appartengono al bagaglio di destra ma ovviamente riviste e riadattate ai tempi (non possiamo certo parlare di una destra gerarchica, autoritaria, liberale o liberista), dobbiamo portare agli occhi del cittadino una destra in grado di aprirsi al sociale, che adegui i vecchi principi del "Dio, patria e famiglia" ai tempi moderni. Poche idee chiare, sulle quali far convergere l'opinione pubblica, interpretare il malcontento delle classi sociali che sono esasperate – e questa manovra triennale che è stata programmata sarà un'altra tomba per l'economia – e tentare di recuperare la fiducia di quella gente, che avendoci visto seduti accanto ai potenti, ci hanno identificato con questi soggetti. Per noi è stato mortale l'avvicinamento e l'accostamento con Forza Italia e con Berlusconi: è un capitolo chiuso, che deve rimanere chiuso. Con quella gente non intendiamo più avere a che fare».
In questo momento storico, la destra sta perdendo "colore", incamminandosi sempre più verso il centro, proprio nel momento in cui gran parte della popolazione si allontana dalla politica. Il vostro movimento sarà aperto a idee fresche, magari provenienti dai giovani?
«Dobbiamo cercare di recuperare il nostro spazio, con un minimo di dignità e con molta umiltà, senza toni trionfalistici e perentori. Siamo quelli che vogliono recuperare uno spazio vitale in ambito politico per ribadire dei concetti che ci vengono dalla tradizione. Ma ogni tradizione, se non è guarda con la visione dei tempi attuali, diventa un oggetto da museo. Vogliamo reinterpretare la destra. AN non ci interessa. È chiaro che in questo momento tutti gli uomini politici che hanno perduto posto, in prossimità delle elezioni si avvicineranno. In tal merito, noi che siamo i portavoce iniziali di questo progetto, intendiamo ribadire anche un altro concetto fondamentale: non vogliamo essere noi i protagonisti. Ci interessa semplicemente veicolare le iniziative, sperando che i giovani si affaccino, ricominciando a pensare alla politica non come la sistemazione, come l'alternativa al lavoro. Bisogna ritornare alla politica come impegno, quello che un po' tutti hanno fatto a 18 anni. Questo non significa che coloro che la pensano diversamente sono nemici: sono semplicemente avversari con i quali ci si deve confrontare con molta serenità, sperando che dall'altra parte si riesca ad ammodernare gli organigrammi e il sistema di concepire la politica».
Anche la destra barlettana sta subendo il colpo, visto che non riesce ad insidiare la sinistra. Da dove si deve ripartire per acquistare nuovamente la fiducia della cittadinanza?
«La responsabilità del momento della destra a Barletta è anche la mia e di tanti altri come me che non si sono impegnati adeguatamente, che non hanno inteso fare politica attiva. A suo tempo, mi si contestava che facevo politica ad intermittenza. È vero, non sono stato costante nella politica. Però in questo momento siamo molto delusi, non si hanno punti di riferimento. Ripartiamo da zero, da una tabula rasa: ripartiamo da poche idee, sulle quali non dobbiamo tirarci indietro, non sono barattabili. A prescindere dalle posizioni personali, non abbiamo niente politicamente, e se andrà male, continueremo a non avere niente. Perciò si continuerà a non votare o ad esprimere un voto di protesta. Noi dovremmo partire con due iniziative in tempi molto brevi, con manifestazioni pubbliche, in cui cercheremo di non precludere l'accesso a nessuno, e di specificare che chi presume di poter riprendere discorsi già cominciati, ci deve stare lontano».
Dottor Dipaola, nei giorni scorsi si parlava di un eventuale ritorno ad Alleanza Nazionale. Secondo lei, quell'esperienza può essere il punto di svolta per il futuro prossimo? Da dove si può ripartire per dare un futuro migliore all'Italia?
«Non abbiamo alcun interesse in merito. Non ci passa lontanamente di ritornare ad Alleanza Nazionale, né tantomeno a Movimento sociale, che è un passato remoto della politica italiana. L'iniziativa che andiamo ad assumere, per ora su base locale-territoriale bat ha una pregiudiziale: non ci possono essere riferimenti a sigle e a uomini politici che hanno rappresentato la destra. Tutti gli esponenti nazionali e non che hanno mal rappresentato la destra portandola allo sfascio, devono essere lasciati lontani, rimanendo estranei a questo progetto. Qualunque iniziativa che venga da questi politici non ci appartiene e non ci interessa. Vogliamo creare un movimento che si collochi a destra nello scenario politico, e che rimanga a destra. Non ci piace parlare di centro-destra: vogliamo rappresentare l'area di destra, che deve essere l'area antagonista alla sinistra in una ipotetica democrazia di alternanza, che possa vedere le nuove generazioni fare politica in maniera differente da quanto fatto vedere dalle vecchie generazioni».
Si potrebbe pensare al vostro come un movimento assimilabile ad un movimento di protesta. Si tratta davvero di un nuovo "Cinque Stelle"? Da quali idee si parte, e dove si vuole arrivare?
«Noi siamo pessimi osservatori: la storia recentissima non ci ha insegnato niente. È stato sufficiente che un movimento interpretasse la protesta degli indignati, il malcontento generalizzato, e che si affidasse, per veicolare questo malcontento, ad un volto non usato, qual era quello di Grillo - persona evidentemente capace sul piano mediatico -, perché quel movimento in questo momento prendesse il 25% dei voti. Bisogna interpretare la protesta, la disaffezione del cittadino nei confronti della politica: intendiamo porci come punto di riferimento contro il sistema, a costo di rimanere piccoli e all'opposizione per un tempo indefinito. Il problema è questo: non ci si può proporre di diventare subito grande ed importante, né si può condizionare il progetto alle Europee del 2014, o alle Politiche del 2015, se si arriverà a tale data. Stiamo facendo un progetto a lunghissimo termine: sulla base di idee semplicissime, che appartengono al bagaglio di destra ma ovviamente riviste e riadattate ai tempi (non possiamo certo parlare di una destra gerarchica, autoritaria, liberale o liberista), dobbiamo portare agli occhi del cittadino una destra in grado di aprirsi al sociale, che adegui i vecchi principi del "Dio, patria e famiglia" ai tempi moderni. Poche idee chiare, sulle quali far convergere l'opinione pubblica, interpretare il malcontento delle classi sociali che sono esasperate – e questa manovra triennale che è stata programmata sarà un'altra tomba per l'economia – e tentare di recuperare la fiducia di quella gente, che avendoci visto seduti accanto ai potenti, ci hanno identificato con questi soggetti. Per noi è stato mortale l'avvicinamento e l'accostamento con Forza Italia e con Berlusconi: è un capitolo chiuso, che deve rimanere chiuso. Con quella gente non intendiamo più avere a che fare».
In questo momento storico, la destra sta perdendo "colore", incamminandosi sempre più verso il centro, proprio nel momento in cui gran parte della popolazione si allontana dalla politica. Il vostro movimento sarà aperto a idee fresche, magari provenienti dai giovani?
«Dobbiamo cercare di recuperare il nostro spazio, con un minimo di dignità e con molta umiltà, senza toni trionfalistici e perentori. Siamo quelli che vogliono recuperare uno spazio vitale in ambito politico per ribadire dei concetti che ci vengono dalla tradizione. Ma ogni tradizione, se non è guarda con la visione dei tempi attuali, diventa un oggetto da museo. Vogliamo reinterpretare la destra. AN non ci interessa. È chiaro che in questo momento tutti gli uomini politici che hanno perduto posto, in prossimità delle elezioni si avvicineranno. In tal merito, noi che siamo i portavoce iniziali di questo progetto, intendiamo ribadire anche un altro concetto fondamentale: non vogliamo essere noi i protagonisti. Ci interessa semplicemente veicolare le iniziative, sperando che i giovani si affaccino, ricominciando a pensare alla politica non come la sistemazione, come l'alternativa al lavoro. Bisogna ritornare alla politica come impegno, quello che un po' tutti hanno fatto a 18 anni. Questo non significa che coloro che la pensano diversamente sono nemici: sono semplicemente avversari con i quali ci si deve confrontare con molta serenità, sperando che dall'altra parte si riesca ad ammodernare gli organigrammi e il sistema di concepire la politica».
Anche la destra barlettana sta subendo il colpo, visto che non riesce ad insidiare la sinistra. Da dove si deve ripartire per acquistare nuovamente la fiducia della cittadinanza?
«La responsabilità del momento della destra a Barletta è anche la mia e di tanti altri come me che non si sono impegnati adeguatamente, che non hanno inteso fare politica attiva. A suo tempo, mi si contestava che facevo politica ad intermittenza. È vero, non sono stato costante nella politica. Però in questo momento siamo molto delusi, non si hanno punti di riferimento. Ripartiamo da zero, da una tabula rasa: ripartiamo da poche idee, sulle quali non dobbiamo tirarci indietro, non sono barattabili. A prescindere dalle posizioni personali, non abbiamo niente politicamente, e se andrà male, continueremo a non avere niente. Perciò si continuerà a non votare o ad esprimere un voto di protesta. Noi dovremmo partire con due iniziative in tempi molto brevi, con manifestazioni pubbliche, in cui cercheremo di non precludere l'accesso a nessuno, e di specificare che chi presume di poter riprendere discorsi già cominciati, ci deve stare lontano».