Campese: «Le candidature dall’alto sono avvilenti»
«Cascella molto probabilmente non conosce i problemi della città». «Al momento il mio partito non ha dichiarato nulla»
lunedì 25 marzo 2013
12.55
E' partita ufficialmente la campagna elettorale di Maria Campese, sostenuta al momento soltanto dal comitato "Un voto per Maria", che ieri sera è tornato a riunirsi: «Dopo l'incontro di lunedì 18 - incontro aperto del centrosinistra, presso la sede del PD, nel quale Patruno comunicava ai presenti aderenti che sarebbero stati ricontattati nel giro di 24-48 ore per la conferma delle disponibilità - avremmo dovuto essere convocati. Ma questa convocazione non è mai arrivata. Perciò - dicono dal comitato - mercoledì 20 abbiamo ufficializzato la candidatura a sindaco di Maria Campese». Abbiamo intervistato l'ex assessora regionale, presente anch'essa alla riunione del comitato.
Perché alla fine è arrivata la sua candidatura a sindaco?
«Perché questo movimento spontaneo di cittadini, che non sono tra l'altro legati a partiti, di partecipazione vera, mi ha chiesto insistentemente un impegno in questo senso. E' una riserva che ho sciolto solo adesso proprio perché ritenevo che potessero essere anche altri i percorsi da indagare, di maggiore partecipazione della città, cosa di cui al momento non c'è traccia».
Pesa la sua non riconferma come assessore regionale?
«No, perché questa è un'iniziativa presa da questi cittadini, all'indomani della caduta della giunta Maffei. Hanno temporeggiato, e l'appello è venuto fuori prima delle elezioni politiche. Da parte mia, comunque, l'attenzione ad un ruolo per la mia città c'era, a prescindere. Io avrei rinunciato all'assessorato regionale per cimentarmi in questa impresa».
E' uno strappo dal centrosinistra?
«No, non è uno strappo. Ritengo che oggi stiamo vivendo un momento molto particolare. La gente ha molta sfiducia, molto malessere, ha bisogno di sentirsi coinvolta e di partecipare, alla scelta anche di un candidato sindaco. Vengono invece calate delle candidature dall'alto, e questo ritengo sia avvilente, per quei cittadini che oggi stanno chiedendo maggiore partecipazione. La partecipazione non la possiamo soltanto enunciare, dobbiamo coinvolgere la città nelle scelte, se vogliamo recuperare quella protesta che molto spesso sfocia nell'antipolitica. Quindi dobbiamo rispondere con un di più di politica».
Il candidato dall'alto a cui lei fa riferimento è Pasquale Cascella?
«Si, persona stimatissima, nulla da dire sulla persona. Però è da tanti anni che non vive a Barletta. Ritengo che la città non lo conosca, e lui molto probabilmente non conosce i problemi della città. Poi, misurarsi anche in una scelta partecipata, poteva essere una testimonianza di attenzione e di amore verso la città. Al momento sono candidature date, per scelte fatte all'interno di gruppi ristretti di persone, che probabilmente non hanno neanche contezza di qual è lo stato di malessere sociale, culturale, economico, che la città sta vivendo».
Chi convergerà sulla sua candidatura?
«Non lo so, io spero tanti altri cittadini, anche liberi, perché togliere la decisione dalle stanze dei gruppi ristretti, e farla invece diventare una scelta partecipata, ritengo sia una forma di rispetto nei confronti dei cittadini. Io, in questi giorni, prima di sciogliere la riserva, ho indagato tra i cittadini quale fosse il loro sentire, rispetto a questa ipotesi. Ho avuto attestati di stima anche da gente che non è proprio di sinistra. Questo significa che oggi bisogna un po' cambiare veramente il modo di approcciare la politica e di coinvolgere la città. Non lo si può fare facendo venir fuori la candidatura sulle pagine della Gazzetta o dei quotidiani web, dicendo "questa è la candidatura", e poi tutte le dichiarazioni che sono seguite. Non c'è stata una discussione collettiva, vera, anche con tutti i soggetti che dovrebbero partecipare alle elezioni, né c'è stato un momento di coinvolgimento della città. Rispetto a questo, mi sono sentita almeno in dovere di rispondere alla richiesta fatta da questi cittadini. Cominciamo da questo, e vediamo cosa succede».
Quindi al momento il suo partito non la sostiene?
«No, al momento il mio partito non ha dichiarato nulla. Sono questi liberi cittadini che mi hanno chiesto la candidatura ed è a loro che io ho risposto. Al momento non ci sono dichiarazioni da parte di altri».
Perché alla fine è arrivata la sua candidatura a sindaco?
«Perché questo movimento spontaneo di cittadini, che non sono tra l'altro legati a partiti, di partecipazione vera, mi ha chiesto insistentemente un impegno in questo senso. E' una riserva che ho sciolto solo adesso proprio perché ritenevo che potessero essere anche altri i percorsi da indagare, di maggiore partecipazione della città, cosa di cui al momento non c'è traccia».
Pesa la sua non riconferma come assessore regionale?
«No, perché questa è un'iniziativa presa da questi cittadini, all'indomani della caduta della giunta Maffei. Hanno temporeggiato, e l'appello è venuto fuori prima delle elezioni politiche. Da parte mia, comunque, l'attenzione ad un ruolo per la mia città c'era, a prescindere. Io avrei rinunciato all'assessorato regionale per cimentarmi in questa impresa».
E' uno strappo dal centrosinistra?
«No, non è uno strappo. Ritengo che oggi stiamo vivendo un momento molto particolare. La gente ha molta sfiducia, molto malessere, ha bisogno di sentirsi coinvolta e di partecipare, alla scelta anche di un candidato sindaco. Vengono invece calate delle candidature dall'alto, e questo ritengo sia avvilente, per quei cittadini che oggi stanno chiedendo maggiore partecipazione. La partecipazione non la possiamo soltanto enunciare, dobbiamo coinvolgere la città nelle scelte, se vogliamo recuperare quella protesta che molto spesso sfocia nell'antipolitica. Quindi dobbiamo rispondere con un di più di politica».
Il candidato dall'alto a cui lei fa riferimento è Pasquale Cascella?
«Si, persona stimatissima, nulla da dire sulla persona. Però è da tanti anni che non vive a Barletta. Ritengo che la città non lo conosca, e lui molto probabilmente non conosce i problemi della città. Poi, misurarsi anche in una scelta partecipata, poteva essere una testimonianza di attenzione e di amore verso la città. Al momento sono candidature date, per scelte fatte all'interno di gruppi ristretti di persone, che probabilmente non hanno neanche contezza di qual è lo stato di malessere sociale, culturale, economico, che la città sta vivendo».
Chi convergerà sulla sua candidatura?
«Non lo so, io spero tanti altri cittadini, anche liberi, perché togliere la decisione dalle stanze dei gruppi ristretti, e farla invece diventare una scelta partecipata, ritengo sia una forma di rispetto nei confronti dei cittadini. Io, in questi giorni, prima di sciogliere la riserva, ho indagato tra i cittadini quale fosse il loro sentire, rispetto a questa ipotesi. Ho avuto attestati di stima anche da gente che non è proprio di sinistra. Questo significa che oggi bisogna un po' cambiare veramente il modo di approcciare la politica e di coinvolgere la città. Non lo si può fare facendo venir fuori la candidatura sulle pagine della Gazzetta o dei quotidiani web, dicendo "questa è la candidatura", e poi tutte le dichiarazioni che sono seguite. Non c'è stata una discussione collettiva, vera, anche con tutti i soggetti che dovrebbero partecipare alle elezioni, né c'è stato un momento di coinvolgimento della città. Rispetto a questo, mi sono sentita almeno in dovere di rispondere alla richiesta fatta da questi cittadini. Cominciamo da questo, e vediamo cosa succede».
Quindi al momento il suo partito non la sostiene?
«No, al momento il mio partito non ha dichiarato nulla. Sono questi liberi cittadini che mi hanno chiesto la candidatura ed è a loro che io ho risposto. Al momento non ci sono dichiarazioni da parte di altri».