«Camero ti sbagli», replica del prof. Piccialli
Il segretario amministrativo del Comitato di Lotta "Barletta Provincia" interviene con una nota. «Repliche ingenerose, cariche di livore e sarcasmo»
martedì 17 agosto 2010
18.23
Lungi dal sottoscritto voler sottrarre tempo prezioso all'Assessore Provinciale Pompeo CAMERO per le sue attività istituzionali ma, in merito alle ultime sue considerazioni sulla dislocazione degli Uffici Periferici dello Stato, pervenute anche a mezzo stampa, sorge spontanea la domanda del perché, se avesse davvero ragione l'Assessore, il Governo non istituisce ancora nella nostra Provincia gli altri Uffici Periferici dello Stato negli altri capoluoghi (Trani ed Andria) e nelle altre città non capoluogo.
Invece, finora, l'unico Ufficio Periferico dello Stato (la Direzione Provinciale delle Entrate) assegnato al di fuori dei termini di legge (art. 2, comma 2°, primo periodo, della legge istitutiva: "non prima dei tre anni e non oltre i quattro anni dall'approvazione della presente legge"), è stato assegnato dallo Stato (Ministero dell'Economia), guarda caso, proprio a Barletta perché sede di Prefettura. In realtà la legge istitutiva della Provincia di Barletta-Andria-Trani si fonda proprio sul parere del Consiglio di Stato n. 716/92 che, pur essendo datato (1992), è parte integrante degli atti parlamentari della legge istitutiva della nostra Provincia che non so se l'Assessore Camero abbia mai letto; cosa che, invece, il Comitato di Lotta "Barletta Provincia", che ha seguito la genesi e l'iter di questa Provincia "tricipite", ha attentamente studiato e valutato sin dall'inizio, unitamente ai relatori parlamentari della stessa legge che si sono via via succeduti nel tempo. Ad esempio, la legge istitutiva all'art. 4, commi 4 e 5, così come il citato parere del Consiglio di Stato, non preclude affatto la possibilità per il nostro Consiglio Provinciale di decentrare l'Amministrazione Provinciale (Sede legale, Presidenza, Giunta, Assessorati, Consiglio provinciale e i loro uffici ed apparati di supporto) nelle tre città capoluogo in nome del tanto invocato "policentrismo" così come avviene in Italia in altre realtà regionali (Regioni Abruzzo e Calabria) e provinciali a capoluogo plurimo: facoltà che invece questo Consiglio Provinciale, attraverso lo Statuto, non ha esercitato affatto assegnando solo la Sede legale ad Andria, unicamente per "ritorsione" alla legittima individuazione della Prefettura a Barletta (assegnata dal Governo con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 16/11/2007) sulla base del bizzarro, fantasioso e capotico teorema, evocato testardamente da "qualcuno", non supportato da nessuna norma, nemmeno dalla legge istitutiva.
Secondo tale legge, la nostra Provincia non sarebbe policentrica se nello stesso capoluogo coesistono Prefettura (Ufficio Periferico dello Stato) e Sede legale della Provincia (uno tra gli Organi dell'Amministrazione Provinciale) ingenerando "ad arte" un "pasticcio istituzionale" e confusione nelle Pubbliche Amministrazioni (e nei cittadini amministrati) che poi devono andare ad insediare le loro diramazioni periferiche nella nostra Provincia. Quale credibilità ed affidabilità ha, dunque, questa Amministrazione Provinciale di fronte alle Istituzioni superiori (Stato e Regione) e agli altri Enti pubblici che devono decentrare i rispettivi uffici provinciali nel nostro Territorio sempre più delegittimato dal suo stesso Organo di governo (l'Ente Provincia)? Prestando così il fianco alle lobby e ai potentati politici ed economici baresi da sempre contrari al decollo definitivo della nostra terra e accrescendo al tempo stesso il disagio, il malcontento e la sfiducia delle nostre popolazioni! Sulla non imparzialità e faziosità del Comitato di lotta "Barletta Provincia", poi, va precisato che il sottoscritto, che ha trascorso metà dei suoi anni fuori da Barletta, si è avvicinato a questo movimento politico trasversale nel 1993 senza interessi particolari solo ed unicamente per far sì che si coronasse il sogno di generazioni di Barlettani e non, e per amore della Verità e della Giustizia che in questa vicenda della nascita di una nuova Provincia in Puglia sono state spesso latitanti. Soprattutto a causa di una classe politica il più delle volte attenta più ai propri bisogni che non a quello della gente e che ha costituito il vero "peccato originale" di questa annosa questione che è stata finora funzionale solo ad innescare un processo di equivoci, di contrasti di natura campanilistica e di dubbi, tale da nuocere al percorso che si vuole intraprendere. Insomma un campanile opportunamente manovrato dalla politica e dai suoi rappresentanti istituzionali che hanno dato il meglio di sé stessi in questi anni rappresentando una farsa demagogica e populista che invece di unire ha diviso le popolazioni soffocando gli aviti sogni dei Barlettani e alimentando false ed illusorie aspettative nelle altre popolazioni, soprattutto in quelle delle altre città co-capoluogo.
Infine ingenerose, cariche di livore e sarcasmo, appaiono le affermazioni dell'Assessore Camero sulla "mancata esistenza di una normativa specifica che preveda il parere consultivo obbligatorio del Comitato di Lotta "Barletta Provincia" all'interno dei processi decisionali dell'Amministrazione Provinciale"; quello di cui io parlavo era semplicemente un invito ideale, ovviamente "non obbligatorio", rivolto ai rappresentanti politici istituzionali della "nostra" Provincia ad assolvere ad un dovere morale, unicamente dovuto al fatto che il Comitato di Lotta "Barletta Provincia" rappresenta oggi, secondo un autorevole esponente politico nazionale (sen. Nicola Rossi, co-firmatario della legge istitutiva della nostra Provincia), "l'espressione più autentica e genuina della storia di un'idea, della storia di una rivendicazione popolare e della ricerca di autonomia di un territorio per la quale tutti gli abitanti di questa Provincia, al di là delle appartenenze politiche e municipali, pagano un debito nei confronti del passato che è quello per il quale tanta gente di questo Comitato ha speso e dedicato un'esistenza intera al lungimirante progetto, tanto agognato dalle nostre genti, della istituzione della Sesta Provincia Pugliese" e che oggi, secondo il mio modesto parere, avrebbe ancora messo a disposizione della collettività la propria esperienza e competenza, nonché le proprie risorse intellettuali migliori necessarie ad ottenere quello che spetta al nostro territorio, dopo aver offerto su un piatto d'argento a questa classe dirigente provinciale la possibilità di costruirsi immeritatamente le proprie fortune politiche.
Invece, finora, l'unico Ufficio Periferico dello Stato (la Direzione Provinciale delle Entrate) assegnato al di fuori dei termini di legge (art. 2, comma 2°, primo periodo, della legge istitutiva: "non prima dei tre anni e non oltre i quattro anni dall'approvazione della presente legge"), è stato assegnato dallo Stato (Ministero dell'Economia), guarda caso, proprio a Barletta perché sede di Prefettura. In realtà la legge istitutiva della Provincia di Barletta-Andria-Trani si fonda proprio sul parere del Consiglio di Stato n. 716/92 che, pur essendo datato (1992), è parte integrante degli atti parlamentari della legge istitutiva della nostra Provincia che non so se l'Assessore Camero abbia mai letto; cosa che, invece, il Comitato di Lotta "Barletta Provincia", che ha seguito la genesi e l'iter di questa Provincia "tricipite", ha attentamente studiato e valutato sin dall'inizio, unitamente ai relatori parlamentari della stessa legge che si sono via via succeduti nel tempo. Ad esempio, la legge istitutiva all'art. 4, commi 4 e 5, così come il citato parere del Consiglio di Stato, non preclude affatto la possibilità per il nostro Consiglio Provinciale di decentrare l'Amministrazione Provinciale (Sede legale, Presidenza, Giunta, Assessorati, Consiglio provinciale e i loro uffici ed apparati di supporto) nelle tre città capoluogo in nome del tanto invocato "policentrismo" così come avviene in Italia in altre realtà regionali (Regioni Abruzzo e Calabria) e provinciali a capoluogo plurimo: facoltà che invece questo Consiglio Provinciale, attraverso lo Statuto, non ha esercitato affatto assegnando solo la Sede legale ad Andria, unicamente per "ritorsione" alla legittima individuazione della Prefettura a Barletta (assegnata dal Governo con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 16/11/2007) sulla base del bizzarro, fantasioso e capotico teorema, evocato testardamente da "qualcuno", non supportato da nessuna norma, nemmeno dalla legge istitutiva.
Secondo tale legge, la nostra Provincia non sarebbe policentrica se nello stesso capoluogo coesistono Prefettura (Ufficio Periferico dello Stato) e Sede legale della Provincia (uno tra gli Organi dell'Amministrazione Provinciale) ingenerando "ad arte" un "pasticcio istituzionale" e confusione nelle Pubbliche Amministrazioni (e nei cittadini amministrati) che poi devono andare ad insediare le loro diramazioni periferiche nella nostra Provincia. Quale credibilità ed affidabilità ha, dunque, questa Amministrazione Provinciale di fronte alle Istituzioni superiori (Stato e Regione) e agli altri Enti pubblici che devono decentrare i rispettivi uffici provinciali nel nostro Territorio sempre più delegittimato dal suo stesso Organo di governo (l'Ente Provincia)? Prestando così il fianco alle lobby e ai potentati politici ed economici baresi da sempre contrari al decollo definitivo della nostra terra e accrescendo al tempo stesso il disagio, il malcontento e la sfiducia delle nostre popolazioni! Sulla non imparzialità e faziosità del Comitato di lotta "Barletta Provincia", poi, va precisato che il sottoscritto, che ha trascorso metà dei suoi anni fuori da Barletta, si è avvicinato a questo movimento politico trasversale nel 1993 senza interessi particolari solo ed unicamente per far sì che si coronasse il sogno di generazioni di Barlettani e non, e per amore della Verità e della Giustizia che in questa vicenda della nascita di una nuova Provincia in Puglia sono state spesso latitanti. Soprattutto a causa di una classe politica il più delle volte attenta più ai propri bisogni che non a quello della gente e che ha costituito il vero "peccato originale" di questa annosa questione che è stata finora funzionale solo ad innescare un processo di equivoci, di contrasti di natura campanilistica e di dubbi, tale da nuocere al percorso che si vuole intraprendere. Insomma un campanile opportunamente manovrato dalla politica e dai suoi rappresentanti istituzionali che hanno dato il meglio di sé stessi in questi anni rappresentando una farsa demagogica e populista che invece di unire ha diviso le popolazioni soffocando gli aviti sogni dei Barlettani e alimentando false ed illusorie aspettative nelle altre popolazioni, soprattutto in quelle delle altre città co-capoluogo.
Infine ingenerose, cariche di livore e sarcasmo, appaiono le affermazioni dell'Assessore Camero sulla "mancata esistenza di una normativa specifica che preveda il parere consultivo obbligatorio del Comitato di Lotta "Barletta Provincia" all'interno dei processi decisionali dell'Amministrazione Provinciale"; quello di cui io parlavo era semplicemente un invito ideale, ovviamente "non obbligatorio", rivolto ai rappresentanti politici istituzionali della "nostra" Provincia ad assolvere ad un dovere morale, unicamente dovuto al fatto che il Comitato di Lotta "Barletta Provincia" rappresenta oggi, secondo un autorevole esponente politico nazionale (sen. Nicola Rossi, co-firmatario della legge istitutiva della nostra Provincia), "l'espressione più autentica e genuina della storia di un'idea, della storia di una rivendicazione popolare e della ricerca di autonomia di un territorio per la quale tutti gli abitanti di questa Provincia, al di là delle appartenenze politiche e municipali, pagano un debito nei confronti del passato che è quello per il quale tanta gente di questo Comitato ha speso e dedicato un'esistenza intera al lungimirante progetto, tanto agognato dalle nostre genti, della istituzione della Sesta Provincia Pugliese" e che oggi, secondo il mio modesto parere, avrebbe ancora messo a disposizione della collettività la propria esperienza e competenza, nonché le proprie risorse intellettuali migliori necessarie ad ottenere quello che spetta al nostro territorio, dopo aver offerto su un piatto d'argento a questa classe dirigente provinciale la possibilità di costruirsi immeritatamente le proprie fortune politiche.