Call center a pochi euro l'ora, «una nuova schiavitù»
Spiega il sindacato: «Spesso contratti pirata»
venerdì 17 febbraio 2017
«Guadagniamo tre euro all'ora lavorando per otto ore al giorno, senza ferie, permessi, e nel migliore dei casi con un contratto di collaborazione senza tutele». E' la denuncia presentata alla Guardia di finanza da parte di alcuni lavoratori di call center della provincia di Barletta-Andria-Trani, di cui non sono state diramate ulteriori precisazioni.
«Si tratta di lavoratori di call center che operano anche per grandi aziende e che ci hanno chiesto aiuto - precisa Vincenzo Montrone, segretario generale della Slc Cgil Bat - perché ciò che svolgono è praticamente una vera e propria attività a cottimo, visto che per l'azienda l'unica cosa che conta sono gli obiettivi da raggiungere, ovvero il numero delle persone da contattare obbligatoriamente al giorno ed il tempo da trascorrere con loro al telefono».
Il sindacato non è nuovo a denunce del genere, a rimarcare un malcostume tanto diffuso quanto censurabile. In un recente intervento i responsabili della sede di Taranto della Slc Cgil ha apertamente parlato di "nuova schiavitù" e di lavoro effettuata in piccoli ambienti a piano terra, praticamente dei garage.
Secondo il segretario generale della Cgil Bat, Giuseppe Deleonardis, si tratta di «una situazione dilagante nel territorio, come nel caso di un call center che ha sede anche a Barletta che conta oltre 100 dipendenti». «All'interno di molti di questi call center - spiega - applicano contratti pirata firmati con organizzazioni sindacali non rappresentative a livello nazionale utilizzando tipologie contrattuali in deroga alle normative». Infine il sindacalista rivolge un appello ai lavoratori di questo settore, a denunciare queste situazioni perché «solo così possiamo vincere la battaglia contro lo sfruttamento, come pure agli organi ispettivi chiediamo più controlli».
«Si tratta di lavoratori di call center che operano anche per grandi aziende e che ci hanno chiesto aiuto - precisa Vincenzo Montrone, segretario generale della Slc Cgil Bat - perché ciò che svolgono è praticamente una vera e propria attività a cottimo, visto che per l'azienda l'unica cosa che conta sono gli obiettivi da raggiungere, ovvero il numero delle persone da contattare obbligatoriamente al giorno ed il tempo da trascorrere con loro al telefono».
Il sindacato non è nuovo a denunce del genere, a rimarcare un malcostume tanto diffuso quanto censurabile. In un recente intervento i responsabili della sede di Taranto della Slc Cgil ha apertamente parlato di "nuova schiavitù" e di lavoro effettuata in piccoli ambienti a piano terra, praticamente dei garage.
Secondo il segretario generale della Cgil Bat, Giuseppe Deleonardis, si tratta di «una situazione dilagante nel territorio, come nel caso di un call center che ha sede anche a Barletta che conta oltre 100 dipendenti». «All'interno di molti di questi call center - spiega - applicano contratti pirata firmati con organizzazioni sindacali non rappresentative a livello nazionale utilizzando tipologie contrattuali in deroga alle normative». Infine il sindacalista rivolge un appello ai lavoratori di questo settore, a denunciare queste situazioni perché «solo così possiamo vincere la battaglia contro lo sfruttamento, come pure agli organi ispettivi chiediamo più controlli».