Buon compleanno a Giuseppe De Nittis
167° anni dalla nascita dell’illustre pittore barlettano. «Festeggiamo, ma orfani di sue note opere»
lunedì 25 febbraio 2013
14.22
La grandezza artistica di Giuseppe De Nittis è chiaramente e degnamente riconosciuta in tutto il mondo. Proprio oggi, 25 febbraio, ricorre il 167° compleanno del più illustre dei concittadini barlettani.
Nel 1846 la mamma Teresa Barracchia e il padre don Raffaele, benestante proprietario terriero, misero al mondo un dono prezioso per Barletta e il mondo intero. Grande artista appartenente alla corrente pittorica dell'Impressionismo, studiò prima dal maestro Giovanni Battista Calò. Dopo la sua morte nel 1884, la grandissima moglie Leontine fece un ulteriore dono alla città natale del marito: regalò al Comune di Barletta la collezione che oggi ha sede nel palazzo della Marra.
Il miracolo è nelle sue tele, tocchi di pennello che raccontano con estrema vivacità le realtà del nostro territorio, di grandi città e capitali d'Europa, in cui lui stesso visse e lavorò. Ancora, gli intimi racconti di vita familiare e sociale, di una società della seconda metà dell'Ottocento trasudante la borghesia, i salotti, le donne che Peppino seppe immortalare come in fotografia d'autore. Vogliamo sottolineare che quest'anno festeggiamo Peppino, orfani di 16 dei suoi più noti capolavori, poiché in trasferta a Padova, prestati per una mostra dedicata al pittore barlettano.
Nel 1846 la mamma Teresa Barracchia e il padre don Raffaele, benestante proprietario terriero, misero al mondo un dono prezioso per Barletta e il mondo intero. Grande artista appartenente alla corrente pittorica dell'Impressionismo, studiò prima dal maestro Giovanni Battista Calò. Dopo la sua morte nel 1884, la grandissima moglie Leontine fece un ulteriore dono alla città natale del marito: regalò al Comune di Barletta la collezione che oggi ha sede nel palazzo della Marra.
Il miracolo è nelle sue tele, tocchi di pennello che raccontano con estrema vivacità le realtà del nostro territorio, di grandi città e capitali d'Europa, in cui lui stesso visse e lavorò. Ancora, gli intimi racconti di vita familiare e sociale, di una società della seconda metà dell'Ottocento trasudante la borghesia, i salotti, le donne che Peppino seppe immortalare come in fotografia d'autore. Vogliamo sottolineare che quest'anno festeggiamo Peppino, orfani di 16 dei suoi più noti capolavori, poiché in trasferta a Padova, prestati per una mostra dedicata al pittore barlettano.