Ben 9 filiali su 10 chiuse per sciopero: l'ABI riapre le trattative
Adesione tra l'85% ed il 90% dei bancari d'Italia. Percentuali più basse nella BAT
lunedì 4 novembre 2013
Porte scorrevoli chiuse, banconi vuoti, casse senza documenti e soldi: è lo sciopero delle banche di tutta Italia che ha interessato ben 9 filiali su 10 nonché un'adesione che oscilla tra l'85% ed il 90%. Giovedì scorso i sindacati dei bancari sono tornati in piazza e ad incrociare le braccia al lavoro dopo ben tredici anni. Nella BAT le percentuali sono leggermente più basse anche se i dati precisi territoriali, ci comunicano i sindacati, saranno disponibili solo nei prossimi giorni. Tuttavia, il colpo d'occhio è stato imponente: quasi tutti gli sportelli chiusi (tranne Credito Cooperativo e Credito Emiliano), e protesta contro l'ABI (l'associazione dei banchieri), che ha scelto di disdettare unilateralmente il contratto nazionale il 16 settembre scorso.
L'Associazione dei banchieri, in sostanza, dice che vi sono troppi dipendenti e che costano troppo, non hanno le giuste competenze in un modo di fare banca completamente differente dal passato e che oppongono una marcata resistenza ai cambiamenti ed alla riconversione e riqualificazione del personale. La stessa ABI chiede che i bancari aumentino la produttività con aumento e maggiore flessibilità dell'orario di lavoro, che si riducano i giorni di assenza, che si accresca la mobilità, che non vi siano più percorsi di carriera prefissati e che vi sia un minore guadagno. Lo sciopero generale dei vari sindacati dei bancari, quindi, ha puntato il dito proprio su questi argomenti con particolare attenzione verso i contratti che avrebbero meno retribuzione e meno diritti nonché troppa contrattazione aziendale o di gruppo e non nazionale, ma anche la possibilità di licenziamenti collettivi cancellando il Fondo Esuberi interno al sistema bancario italiano che ha consentito di ammorbidire gli esuberi in tutti questi ultimi anni di licenziamenti.
Un risultato è stato ottenuto, tuttavia: l'ABI ha deciso di riaprire il tavolo di confronto con le sigle sindacali per ridiscutere proprio su questi temi che sostanzialmente riguardano il futuro di migliaia di lavoratori.
L'Associazione dei banchieri, in sostanza, dice che vi sono troppi dipendenti e che costano troppo, non hanno le giuste competenze in un modo di fare banca completamente differente dal passato e che oppongono una marcata resistenza ai cambiamenti ed alla riconversione e riqualificazione del personale. La stessa ABI chiede che i bancari aumentino la produttività con aumento e maggiore flessibilità dell'orario di lavoro, che si riducano i giorni di assenza, che si accresca la mobilità, che non vi siano più percorsi di carriera prefissati e che vi sia un minore guadagno. Lo sciopero generale dei vari sindacati dei bancari, quindi, ha puntato il dito proprio su questi argomenti con particolare attenzione verso i contratti che avrebbero meno retribuzione e meno diritti nonché troppa contrattazione aziendale o di gruppo e non nazionale, ma anche la possibilità di licenziamenti collettivi cancellando il Fondo Esuberi interno al sistema bancario italiano che ha consentito di ammorbidire gli esuberi in tutti questi ultimi anni di licenziamenti.
Un risultato è stato ottenuto, tuttavia: l'ABI ha deciso di riaprire il tavolo di confronto con le sigle sindacali per ridiscutere proprio su questi temi che sostanzialmente riguardano il futuro di migliaia di lavoratori.