BAT provincia sprecona, ecco l’inchiesta de La Repubblica

Il giornalista Carmelo Lopara picchia dura sugli sprechi delle province italiane

lunedì 8 marzo 2010
A cura di Ida Vinella
«Province inutili e sprecone, ci costano 14 miliardi all'anno», questo il titolo dell'inchiesta condotta da Carmelo Lopara per La Repubblica. «Dovevano essere soppresse, stando ai proclami del premier Berlusconi in campagna elettorale. Di quei proclami, due anni dopo, non si ha più traccia», anzi, alle 110 province già esistenti se ne sono aggiunte altre sette negli ultimi anni. «Enti e poltrone da moltiplicare, nuove funzioni e fiumi di risorse in arrivo» e visto che col federalismo fiscale buona parte delle responsabilità saranno derogate a enti intermedi come la province, incombe la possibilità di larghi sprechi. Scrive Lopara: «La verità è che sulle Province non c'è giro di vite che tenga. Il decreto taglia-poltrone del ministro Roberto Calderoli ha dovuto fare i conti col muro di gomma della lobby degli amministratori (di destra e sinistra, senza distinzioni). Difficile incidere sul costo pro capite dell'ente provincia su ciascun cittadino, stimato di recente in 160 euro l'anno (con picchi nell'Italia centrale: 178 euro, al Nord è 164, al Sud 143 euro). […] Oggi, le entrate tributarie incassate direttamente dalle Province ammontano a poco meno di 4 miliardi di euro (3 miliardi 748 milioni, a fine 2009), derivanti per lo più da Rc auto (1,5 miliardi), imposta di trascrizione (881 milioni) e addizionale energetica (682 milioni di euro). Per coprire il fabbisogno però ne occorrono altri otto, di miliardi, stando al più recente report sullo stato della burocrazia e delle finanze delle Province, predisposto dall'Upi. Servono per le funzioni topiche di questi enti, ovvero la viabilità (3 miliardi), la tutela ambientale (900 milioni), l'edilizia scolastica (1,6 miliardi), lo sviluppo economico (1,2 miliardi). Ma anche tanto altro». E all'orizzonte tanti "embrioni" di provincia in attesa di vedere la luce: «Le richieste ancora in piedi per istituire nuove province sono 21. Come dire: ventuno nuovi consigli provinciali (con relativi gettoni di presenza), ventuno nuovi presidenti di provincia, giunte provinciali, altrettanti nuovi prefetti e i loro dipendenti».

E naturalmente neanche la BAT è stata risparmiata. Anzi, emblema di un vero e proprio "caso Puglia", per Giuliano Foschini la sesta provincia pugliese «è sicuramente più incredibile di ogni altra». Scrive sulle pagine de La Repubblica del 5 marzo: «L'ente è nato cinque anni fa e ancora oggi è come se non esistesse. Il logo, per esempio. Non c'é. Hanno indetto un concorso di idee, sono arrivate quasi duecento proposte, i premiati (per un totale di ventimila euro circa) sono stati tre. "Ma nessuno di quei simboli rappresenta il vero senso unitario della nostra provincia. Tutto fa rifare" ammette il presidente Francesco Ventola. Ma nella BAT le cose vanno sempre un po' così: ha tre capoluoghi ma non una sede definitiva […] Nel palazzo ci sono più politici che dipendenti […] Per lavorare usano in prestito i dirigenti della provincia di Bari». Per Foschini il problema essenziale non è però nel conflitto tra le sfere d'influenza delle due province madri (Bari e Foggia), ma nelle continue baruffe fra i tre capoluoghi. Insomma, un provincia ancora in fieri, troppo preoccupata al prestigio piuttosto che alle proprie effettive responsabilità.