Bat, il giorno dell'attribuzione della sede legale
Iniziato il consiglio provinciale. Aggiornamenti in diretta, minuto per minuto
venerdì 21 maggio 2010
11.20
E' iniziato il consiglio provinciale che dovrebbe definitivamente dirimere il nodo della sede legale. Davanti all'Istituto Agrario di Andria enorme dispiegamento di forze dell'ordine, manco si fosse allo stadio. In aula è stata subito letta la delibera-spezzatino approvata in tutta fretta dal consiglio comunale di Barletta.
Nella delibera (approvata ieri sera all'unanimità) si proponeva l'attribuzione della sede legale e della presidenza del consiglio alla città di Barletta, lasciando tutto il resto (sede del consiglio, giunta e uffici amministrativi alle altre due città co-capoluogo).
Dopo la lettura in aula del deliberato il consigliere provinciale Bernardo Lodispoto ha proposto una sospensione dei lavori per consentire ai capigruppo di valutare una nuova opportunità di condivisione dell'attribuzione degli uffici amministrativi alla luce del documento del consiglio di Barletta.
La sospensione è stata accolta. In aula sono presenti 29 consiglieri, assenti soltanto Vincenzo Di Pierro e Carlo Laurora. Seguono aggiornamenti.
Aggiornamento delle 11:23
In aula sono presenti 30 consiglieri, assente soltanto Carlo Laurora. Seguono aggiornamenti.
Aggiornamento delle 12:36
Il consiglio è ripreso dopo un'ora di pausa con un intervento del presidente della provincia, Francesco Ventola. «Dopo aver approvato 60 articoli su 61, non possiamo più arenarci su rivendicazioni campanilistiche. 392mila abitanti aspettano che la provincia nasca e non abbiamo più i tempi per trovare altre intese. Dobbiamo assumerci la responsabilità di porre la parola fine a contese e liti e di sancire con un voto unanime l'approvazione dello statuto. Se non ci sarà totale condivisione lanceremmo un segnale negativo a tutti i cittadini della provincia».
Aggiornamento delle 13:13
A breve arriveranno le foto relative al consiglio di oggi. Continuano gli aggiornamenti.
Aggiornamento delle 13:25
Nonostante l'invito del Presidente ad una votazione serena, maggioranza ed opposizione hanno però continuato a discutere su due lunghezze d'onda. «Non alziamo muri e barricate sull'approvazione della nostra carta costituente» ha ammonito Vincenzo Valente, capogruppo della Puglia prima di tutto, mentre dai banchi dell'opposizione sia Giuseppe di Corato (Buona Politica) che Sergio Evangelista (Comunisti Italiani) hanno chiesto il riconoscimento morale della sede legale a Barletta per il ruolo che la città ha avuto nel processo di formazione della sesta provincia.
La votazione degli emendamenti ha confermato la spaccatura: l'articolo 1 (l'indirizzo politico e giuridico della provincia) è passato con 20 voti favorevoli e 10 contrari, spianando il terreno all'approvazione dell'emendamento che sancisce l'attribuzione della sede legale ad Andria e surriscaldando gli animi dei vari comitati di lotta cittadini presenti in consiglio. La forza pubblica è dovuta intervenire per allontanare dalla sala i più esagitati.
Alla ripresa dei lavori durissima reprimenda di Fedele Lovino (PdL): «Mi chiedo dal 2004 ad oggi che cosa abbiano fatto le amministrazioni comunali e che senso ha approvare lo statuto esponendoci a contestazioni e magrissime figure in nome di un campanilismo che la provincia policentrica avrebbe dovuto scongiurare».
Nella delibera (approvata ieri sera all'unanimità) si proponeva l'attribuzione della sede legale e della presidenza del consiglio alla città di Barletta, lasciando tutto il resto (sede del consiglio, giunta e uffici amministrativi alle altre due città co-capoluogo).
Dopo la lettura in aula del deliberato il consigliere provinciale Bernardo Lodispoto ha proposto una sospensione dei lavori per consentire ai capigruppo di valutare una nuova opportunità di condivisione dell'attribuzione degli uffici amministrativi alla luce del documento del consiglio di Barletta.
La sospensione è stata accolta. In aula sono presenti 29 consiglieri, assenti soltanto Vincenzo Di Pierro e Carlo Laurora. Seguono aggiornamenti.
Aggiornamento delle 11:23
In aula sono presenti 30 consiglieri, assente soltanto Carlo Laurora. Seguono aggiornamenti.
Aggiornamento delle 12:36
Il consiglio è ripreso dopo un'ora di pausa con un intervento del presidente della provincia, Francesco Ventola. «Dopo aver approvato 60 articoli su 61, non possiamo più arenarci su rivendicazioni campanilistiche. 392mila abitanti aspettano che la provincia nasca e non abbiamo più i tempi per trovare altre intese. Dobbiamo assumerci la responsabilità di porre la parola fine a contese e liti e di sancire con un voto unanime l'approvazione dello statuto. Se non ci sarà totale condivisione lanceremmo un segnale negativo a tutti i cittadini della provincia».
Aggiornamento delle 13:13
A breve arriveranno le foto relative al consiglio di oggi. Continuano gli aggiornamenti.
Aggiornamento delle 13:25
Nonostante l'invito del Presidente ad una votazione serena, maggioranza ed opposizione hanno però continuato a discutere su due lunghezze d'onda. «Non alziamo muri e barricate sull'approvazione della nostra carta costituente» ha ammonito Vincenzo Valente, capogruppo della Puglia prima di tutto, mentre dai banchi dell'opposizione sia Giuseppe di Corato (Buona Politica) che Sergio Evangelista (Comunisti Italiani) hanno chiesto il riconoscimento morale della sede legale a Barletta per il ruolo che la città ha avuto nel processo di formazione della sesta provincia.
La votazione degli emendamenti ha confermato la spaccatura: l'articolo 1 (l'indirizzo politico e giuridico della provincia) è passato con 20 voti favorevoli e 10 contrari, spianando il terreno all'approvazione dell'emendamento che sancisce l'attribuzione della sede legale ad Andria e surriscaldando gli animi dei vari comitati di lotta cittadini presenti in consiglio. La forza pubblica è dovuta intervenire per allontanare dalla sala i più esagitati.
Alla ripresa dei lavori durissima reprimenda di Fedele Lovino (PdL): «Mi chiedo dal 2004 ad oggi che cosa abbiano fatto le amministrazioni comunali e che senso ha approvare lo statuto esponendoci a contestazioni e magrissime figure in nome di un campanilismo che la provincia policentrica avrebbe dovuto scongiurare».