Barriere architettoniche, servono Piani condivisi

L’arch. Minutiello ripropone il “Progetto H”

venerdì 4 aprile 2014
A cura di Paolo Doronzo
Risolvere i problemi legati alle barriere architettoniche in una città è possibile solo inserendo le soluzioni all'interno di una visione strategica, che possa esprimere una sinergia con altri Piani, come quello del traffico o della mobilità. Questo è emerso chiaro e forte dall'incontro che abbiamo avuto con l'arch. Sergio Minutiello dell'AGBAT.

L'architetto ha illustrato il "progetto H", realizzato dall'Agbat nel 2005, riferito ad un percorso accessibile a disabili e non solo, nel centro storico di Barletta, dunque fruibile anche da potenziali turisti anche disabili, in grado questi ultimi di ingenerare un ritorno economico, in un ambito settoriale non più tanto di nicchia. Il progetto venne proposto all'allora amministrazione Maffei, che dopo un iniziale interessamento lo ripose.

Progetto H
Come più volte si è avuto modo di dire su queste pagine, le barriere architettoniche, la cui lotta non solo favorisce la categoria dei disabili, rendono il territorio e le strutture più fruibili anche ad anziani, a genitori con passeggini, e ai pedoni in generale. Infatti, anche nel progetto illustratoci, oltre che nelle moderne soluzioni di mobilità sostenibile, già applicata in diverse città di tutto il mondo, è palese la coincidenza dei principi che possono rendere una zona adatta all'accesso delle sedie a rotelle come dei pedoni in genere.

«Le città nella seconda metà del Novecento erano costruite e pensate a misura di automobile – ricorda Minutiello – oggi dobbiamo invertire la tendenza disincentivando l'uso dell'auto e incentivando l'uso dei mezzi pubblici e alternativi: a Londra Renzo Piano ha realizzato il grattacielo più alto d'Europa, prevedendo solo una quarantina di posti auto di cui metà riservati a disabili».

Il progetto sul centro storico parte da un censimento di tutte le barriere trovate lungo il percorso, (auspicabile in futuro anche per i locali ad uso pubblico come bar o pizzerie ndr), segnalando i vari ostacoli per accedere anche ai locali di visita. Si va dall'assenza di un ascensore all'interno del Castello, alla pendenza della rampa della sala rossa superiore al livello consentito, ai vari marciapiedi, dove magari c'è la rampa per scendere ma di fronte non c'è quella per salire, ecc. Oltre ad edifici pubblici di difficile fruizione per i disabili, come il Teatro Curci o peggio la sala Consiliare, introducendo il concetto della "pari dignità degli ingressi".

Aldilà del singolo progetto, la visione non deve essere quella di risolvere il singolo problema giustapponendo la rampetta alla rinfusa, ma la volontà deve essere condivisa. Questo può rendere la città all'avanguardia dal punto di vista della civiltà e anche dell'accoglienza turistica.