Barlettalife dialoga con Luca Rosini di La7
Intervista all'autore dell'inchiesta sul lavoro nero. «Tutti si erano impegnati per fare sparire il lavoro nero, noi siamo tornati per verificare»
domenica 11 marzo 2012
20.51
Qualche settimana fa arrivò in redazione una telefonata di Luca Rosini, giornalista de La7, che ci preavvisò della sua intenzione di recarsi a Barletta per realizzare un'inchiesta sul lavoro nero, proponendoci di collaborare. Il giornalista e la sua troupe sono arrivati a Barletta una domenica di febbraio, nel pomeriggio: l'ho incontrato di persona con la sua squadra, composta dal videooperatore Carlo e da una talentuosa attrice barese (di cui non rivelo il nome), reclutata per l'occasione, la quale - opportunamente truccata e dotata di telecamera nascosta - ha interpretato una disoccupata in cerca di lavoro negli opifici della città. Luca e la sua squadra sono rimasti alcuni giorni a Barletta e, senza fermarsi, hanno intervistato i protagonisti del settore tessile, ricostruendo la filiera produttiva, realizzando le incursioni negli opifici. Il reportage è stato trasmesso durante la trasmissione "Piazzapulita". Dopo la trasmissione, ho rivolto qualche domanda a Luca Rosini.
Che riscontro ha avuto la tua inchiesta durante della trasmissione? Quali sono stati i commenti da parte dei politici presenti a "Piazzapulita"? Che atmosfera c'era?
«C'era grandissimo interesse, era una situazione che si aspettavano, il lavoro nero era emerso dopo il crollo del 3 ottobre. Si è dibattuto sui mezzi per combattere il problema. Secondo me, il reportage rendeva bene l'ambiguità di questo territorio, che da un lato vuole uscire dall'illegalità, ma dall'altro lato fa fatica ad uscirne, a causa della crisi. Mancando il lavoro, non ci sono le risorse economiche per pagare la legalità, che ha un costo, rappresentato dal contratto, dalle tasse. I commentatori e giornalisti presenti in studio hanno ribadito la necessità di uno sviluppo».
Per preparare l'inchiesta, hai vissuto a Barletta per alcuni giorni. Vorresti esprimere un parere su ciò che hai visto?
«Secondo me Barletta è una città sana, e la Puglia ha caratteristiche straordinarie di ricchezza, produzione e creatività, che possono salvare dalla crisi. Nella stessa Barletta, nonostante i problemi di lavoro, c'è molta ricchezza, accumulata nel corso degli anni, che potrebbe consentire di resistere agli urti della crisi economica. Ma, se per paura di perdere il benessere e la ricchezza, si dovessero mantenere situazioni di illegalità, questa illegalità alla lunga farà sprofondare l'economia della città. Io ho riscontrato una certa paura nel volere superare il lavoro nero, in quanto non esiste un modello economico forte, alternativo all'illegalità. Questo modello di illegalità permette alla gente di lavorare, sebbene gli operai percepiscano due soldi, facendo lavorare i terzisti, e guadagnare sopratutto i grossi produttori. Si tratta di un modello radicato, difficile da scardinare, ma che da i suoi frutti. Io apprezzo gli sforzi del "Consorzio 5 stelle", diretto da Raffaele Dipalma, loro devono scegliere definitivamente da che parte stare. Sarà un percorso duro e difficile».
Come sei stato accolto dagli imprenditori barlettani che hai intervistato?L'attrice in incognito che andava negli opifici a cercare lavoro, è mai stata scoperta?
«Non si sono accorti di nulla, io sono stato trattato sempre bene dalle persone che ho intervistato, sono persone oneste, che cercano di andare avanti, alcuni di loro sono costretti a scegliere il lavoro nero».
In conclusione, puoi dire che Barletta non è l'unica pecora nera del lavoro nero?
«Assolutamente no!Non esiste solo a Barletta il lavoro nero, ma dal punto di vista giornalistico, è stato necessario tornarci, dopo il crollo del 3 ottobre. Dopo il crollo, tutti si erano ripromessi di fare sparire il lavoro nero, noi siamo tornati per verificare se fosse cambiato tutto, ma non è cambiato molto, abbiamo notato solo un "momento di passaggio", in cui potrebbero esserci dei miglioramenti. Il ruolo dell'informazione non è fomentare processi, ma raccontare i processi nel modo più onesto, noi abbiamo fatto raccontato lo sforzo del "Consorzio 5 stelle", che tenta di fare uscire gli imprenditori dall'illegalità, ma abbiamo raccontato anche le difficoltà della gente».
In futuro, avete intenzione di tornare, per un altro reportage?
«Non lo so, ma sarebbe interessante tornare tra qualche mese , per verificare se qualcosa è cambiato»
Che riscontro ha avuto la tua inchiesta durante della trasmissione? Quali sono stati i commenti da parte dei politici presenti a "Piazzapulita"? Che atmosfera c'era?
«C'era grandissimo interesse, era una situazione che si aspettavano, il lavoro nero era emerso dopo il crollo del 3 ottobre. Si è dibattuto sui mezzi per combattere il problema. Secondo me, il reportage rendeva bene l'ambiguità di questo territorio, che da un lato vuole uscire dall'illegalità, ma dall'altro lato fa fatica ad uscirne, a causa della crisi. Mancando il lavoro, non ci sono le risorse economiche per pagare la legalità, che ha un costo, rappresentato dal contratto, dalle tasse. I commentatori e giornalisti presenti in studio hanno ribadito la necessità di uno sviluppo».
Per preparare l'inchiesta, hai vissuto a Barletta per alcuni giorni. Vorresti esprimere un parere su ciò che hai visto?
«Secondo me Barletta è una città sana, e la Puglia ha caratteristiche straordinarie di ricchezza, produzione e creatività, che possono salvare dalla crisi. Nella stessa Barletta, nonostante i problemi di lavoro, c'è molta ricchezza, accumulata nel corso degli anni, che potrebbe consentire di resistere agli urti della crisi economica. Ma, se per paura di perdere il benessere e la ricchezza, si dovessero mantenere situazioni di illegalità, questa illegalità alla lunga farà sprofondare l'economia della città. Io ho riscontrato una certa paura nel volere superare il lavoro nero, in quanto non esiste un modello economico forte, alternativo all'illegalità. Questo modello di illegalità permette alla gente di lavorare, sebbene gli operai percepiscano due soldi, facendo lavorare i terzisti, e guadagnare sopratutto i grossi produttori. Si tratta di un modello radicato, difficile da scardinare, ma che da i suoi frutti. Io apprezzo gli sforzi del "Consorzio 5 stelle", diretto da Raffaele Dipalma, loro devono scegliere definitivamente da che parte stare. Sarà un percorso duro e difficile».
Come sei stato accolto dagli imprenditori barlettani che hai intervistato?L'attrice in incognito che andava negli opifici a cercare lavoro, è mai stata scoperta?
«Non si sono accorti di nulla, io sono stato trattato sempre bene dalle persone che ho intervistato, sono persone oneste, che cercano di andare avanti, alcuni di loro sono costretti a scegliere il lavoro nero».
In conclusione, puoi dire che Barletta non è l'unica pecora nera del lavoro nero?
«Assolutamente no!Non esiste solo a Barletta il lavoro nero, ma dal punto di vista giornalistico, è stato necessario tornarci, dopo il crollo del 3 ottobre. Dopo il crollo, tutti si erano ripromessi di fare sparire il lavoro nero, noi siamo tornati per verificare se fosse cambiato tutto, ma non è cambiato molto, abbiamo notato solo un "momento di passaggio", in cui potrebbero esserci dei miglioramenti. Il ruolo dell'informazione non è fomentare processi, ma raccontare i processi nel modo più onesto, noi abbiamo fatto raccontato lo sforzo del "Consorzio 5 stelle", che tenta di fare uscire gli imprenditori dall'illegalità, ma abbiamo raccontato anche le difficoltà della gente».
In futuro, avete intenzione di tornare, per un altro reportage?
«Non lo so, ma sarebbe interessante tornare tra qualche mese , per verificare se qualcosa è cambiato»