Barletta nella morsa degli immigrati e dei rom

Dagli ingressi dei supermercati ai semafori con la mano tesa. Per i barlettani sono un problema? A chi spetta risolverlo?

venerdì 4 giugno 2010 20.10
A cura di Nicola Ricchitelli
Dietro quella mano tesa c'è sempre una storia, sembrano essere diverse tra loro, ma hanno sempre e comunque un unico comune denominatore.

Davanti all'ingresso dei supermercati, tra i tavoli all'aperto di un bar, addirittura tra i banchi di una chiesa.

C'è sempre un colore che stona e che a fatica cerca di stare nel quadro disegnato dai monumenti della nostra città. C'è sempre un colore che stona tra i colori sbiaditi della nostra vita e dei nostri giorni. In cambio di un sorriso che nonostante tutto sanno ancora regalare, e i destinatari siamo noi che abbiamo dimenticato come si fa, noi che non sappiamo nemmeno per cosa piangiamo e per cosa ci arrabbiamo. Con quella mano tesa ci chiedono pochi centesimi che avanzano dalla spesa, e alla fine scopri pure che in fondo serve poco per mettersi a posto con la coscienza.

Sarà cosi per giorni, in attesa che qualcuno cambi il percorso del loro destino, proprio a loro che da quel destino come un onda sono stati sbattuti fin qui.

Nel frattempo cala la sera, l'insegna sembra ancora emettere una luce stanca e sbiadita, mentre tra un cassonetto e l'altro cercano gli scarti del nostro vivere superfluo. Qualsiasi cosa può rendere dignitosa la loro vita in quelle capanne di fortuna costruite a ridosso dei palazzi, vestiti usati, anche mobili vecchi. Scavano finché ce n'é, scavano finché anche il buio smette di far luce.

Dall'altra parte poi, ci sono coloro che in apparenza sembrano vivere le loro stesse condizioni, per poi scoprire che forse di quell'esercito di emarginati loro si potrebbero definire la parte nobile della categoria.

Il riferimento non può che non essere per i rom. La loro presenza per le strade della città di Eraclio non passa inosservata, si muovono tra i gentili inviti ad andare a quel paese, e perché no, a volte tra quel briciolo di umanità di cui qualche barlettano sembra ancora essere munito.

Apparentemente poveri, di loro si dice tanto e forse troppo, si dice di loro tra le dicerie della gente - e talvolta anche nelle pagine di cronaca dei giornali - auto di lusso, grandi appartamenti con beni di valore di ogni ordine e misura, oggetti in oro e televisioni a plasma, macchine di grossa cilindrata e chi più ne ha più ne metta; già in apparenza poveri e disadattati ma con una spasmodica e forte propensione alla ricerca del denaro. E per farlo mettono in campo qualsiasi cosa purché riescano a raggiungere i loro obiettivi; sguinzagliano ragazzini qua e là, ad arte mettono su l'impietosa immagine di madri con bambini a seguito.

Questi possono sembrare luoghi comuni, ma continuate a seguirci, perché nei prossimi giorni vi racconteremo la giornata tipo di un rom. E' la giornata tipo di un immigrato africano, storie che dalla strada prepotenti balzano agli occhi, nonostante tutti fingano di non vedere o di non voler vedere, sotto lo sguardo indifferente anche di chi dovrebbe dare loro una mano, sotto lo sguardo di chi, permette che tutto questo continui ad accadere. Gente invisibile che vive gomito a gomito con chi Barletta la vive tutti i giorni.