Barletta, la storia della 167 tra inganni e giochi di potere
Tutto ebbe inizio nel lontano 2005, un epilogo lontano dalla sua conclusione. Tra inganni, ricorsi e contro ricorsi, ecco una delle pagine più nere della storia della nostra città
martedì 1 giugno 2010
Capire la questione 167 è impresa ardua se non si conoscono fino in fondo i giochi di potere che hanno determinato tutto ciò; e capire ciò che accade nei Palazzi dove i politici detengono il potere è privilegio di pochi. Per i comuni mortali restano solo le tante domande senza risposta, la rassegnazione sui volti della gente che pian piano sta prendendo il posto della rabbia, che a sua volta prese il posto della speranza di vedersi riconosciuto quel diritto chiamato casa.
In tale questione, in tanti se non in troppi hanno posto speranze e aspettative; una torta troppo piccola per sfamare le tante bocche. Tanti corsi e ricorsi sulla pelle dei poveri lavoratori, i quali hanno visto poi, come beffa finale, il prezzo delle case aumentare.
Tra l'altro negli ultimi anni si è assistito ad una strumentalizzazione dello strumento cooperativa edilizia. Il tutto finalizzato al successo economico e politico di qualche illustre personaggio della città di Eraclio, il quale ad arte ha creato quella cultura che giustifica il lucro (partendo dal bisogno della popolazione di avere una casa).
Tutto ha inizio nel 2005 quando quattromila famiglie Barlettane riunite in 76 cooperative, a seguito di un bando di gara, versano oltre 30 milioni di euro (circa 10.000 euro per famiglia) nelle casse del Comune, soldi che prenderanno la strada dei tribunali per via degli innumerevoli ricorsi di cui successivamente la questione sarà oggetto. Quattromila famiglie, accomunate dalla speranza di poter acquistare una casa senza dover per questo indebitarsi tutta la vita e arricchire i già straricchi costruttori soliti noti.
Il Comune dopo aver espletato la gara, procede con la redazione della graduatoria definitiva, e in seguito alla quale avrebbe dovuto (e potuto) assegnare i suoli e proseguire quindi tutto l'iter secondo legge. Nella graduatoria redatta dal Comune rientrarono 37 cooperative delle 76 costituite, da quel punto in poi si sono susseguiti ricorsi e contenziosi che si sono protratti fino a poco tempo fa, quanto i primi cantieri hanno iniziato ha vedere la luce. Infatti il tutto si è sbloccato nel 2008 quando la sentenza del Consiglio di Stato obbligò il Comune di Barletta a rielaborare la graduatoria delle cooperative a proprietà divisa, cosa che avvenne con determina dirigenziale n.1976 del 20 ottobre 2008.
È accaduto quindi che coloro che in un primo momento rientrarono nella graduatoria si ritrovarono fuori con un colpo di spugna, mentre chi era stato escluso in un primo momento si ritrovò magicamente nella graduatoria utile. A quel punto il Comune ha seguito la prassi invitando le cooperative che rientrarono nella graduatoria a scegliere i lotti; indi iniziarono le operazioni di notifica delle accettazioni dei lotti, nella quale fu riportato il termine di 20 giorni per effettuare i conguagli in denaro e ritirare eventuali ricorsi pendenti.
Inoltre in tale occasione oltre a supporre che la cantierizzazione sarebbe stata avviata nel Febbraio 2009; fu invitato inoltre chi faceva parte delle cooperative escluse a non esasperare i toni in quanto da lì a poco avrebbero potuto beneficiare di una variante che avrebbe ampliato le aree di intervento, riservando ad una modifica esterna (o al ricorso alla recente legge regionale sull'edilizia sociale) l'eventuale ulteriore offerta di alloggi fino al completo soddisfacimento del fabbisogno abitativo.
A quel punto la riflessione fu d'obbligo: dare una casa alle famiglie bisognose oppure seguire una via per così dire "clientelare" ed accontentare i vari vertici delle cooperative (di fatto annullando le richieste di ben 1200 famiglie)?
Una riflessione a cui si aggiungeva il fatto che estendere l'area della 167 con una variante al piano regolatore poteva rivelarsi impresa assai difficile, a causa soprattutto di alcuni ricorsi unitari inoltrati al TAR dalle imprese immobiliari di Barletta, che sono state riempite di licenze e lottizzazioni. Inoltre in molti si chiedevano se fosse giusto continuare ad espropriare terre, in un solo lato della città, mentre in altre zone (tipo il nuovo ospedale) furono acquistati a prezzi irrisori terreni agricoli dai vari personaggi noti; tali terreni sarebbero resi poi edificabili, con la stessa variante che riguarda la 167.
Fermo restando che i primi cantieri in realtà partirono nel Giugno 2009 e anche in quel caso la cosa non fu immune da polemiche: infatti molti presidenti appartenenti alle Cooperative escluse invitarono il Comune ad effettuare ulteriori controlli su quelle rientrate poi in graduatoria, in quanto lo stesso Consiglio di Stato per dieci cooperative ne aveva disposto il contraddittorio. Ciò avrebbe ulteriormente stravolto le cose.
Insomma si arriva fino al Maggio del 2009,quando il Consiglio Comunale procede con l'adozione della II ^ variante al Piano di Zona 167, il quale prevede un aumento delle volumetrie destinate all'edilizia convenzionata e a quella in auto-costruzione. Un aumento che ha rimesso quindi in gioco le cooperative che nella precedente graduatoria si erano classificate al di sotto del 37 ° posto.
L'orientamento della Giunta comunale di Barletta circa il criterio di assegnazione protese verso la direzione del principio di "scorrimento" di recente bocciata dalla sentenza del Tar.
C'è da scommettere che non è ancora finita, troppi scheletri riempiono l'armadio delle menti creatrici di questa vergognosa situazione.
In tale questione, in tanti se non in troppi hanno posto speranze e aspettative; una torta troppo piccola per sfamare le tante bocche. Tanti corsi e ricorsi sulla pelle dei poveri lavoratori, i quali hanno visto poi, come beffa finale, il prezzo delle case aumentare.
Tra l'altro negli ultimi anni si è assistito ad una strumentalizzazione dello strumento cooperativa edilizia. Il tutto finalizzato al successo economico e politico di qualche illustre personaggio della città di Eraclio, il quale ad arte ha creato quella cultura che giustifica il lucro (partendo dal bisogno della popolazione di avere una casa).
Tutto ha inizio nel 2005 quando quattromila famiglie Barlettane riunite in 76 cooperative, a seguito di un bando di gara, versano oltre 30 milioni di euro (circa 10.000 euro per famiglia) nelle casse del Comune, soldi che prenderanno la strada dei tribunali per via degli innumerevoli ricorsi di cui successivamente la questione sarà oggetto. Quattromila famiglie, accomunate dalla speranza di poter acquistare una casa senza dover per questo indebitarsi tutta la vita e arricchire i già straricchi costruttori soliti noti.
Il Comune dopo aver espletato la gara, procede con la redazione della graduatoria definitiva, e in seguito alla quale avrebbe dovuto (e potuto) assegnare i suoli e proseguire quindi tutto l'iter secondo legge. Nella graduatoria redatta dal Comune rientrarono 37 cooperative delle 76 costituite, da quel punto in poi si sono susseguiti ricorsi e contenziosi che si sono protratti fino a poco tempo fa, quanto i primi cantieri hanno iniziato ha vedere la luce. Infatti il tutto si è sbloccato nel 2008 quando la sentenza del Consiglio di Stato obbligò il Comune di Barletta a rielaborare la graduatoria delle cooperative a proprietà divisa, cosa che avvenne con determina dirigenziale n.1976 del 20 ottobre 2008.
È accaduto quindi che coloro che in un primo momento rientrarono nella graduatoria si ritrovarono fuori con un colpo di spugna, mentre chi era stato escluso in un primo momento si ritrovò magicamente nella graduatoria utile. A quel punto il Comune ha seguito la prassi invitando le cooperative che rientrarono nella graduatoria a scegliere i lotti; indi iniziarono le operazioni di notifica delle accettazioni dei lotti, nella quale fu riportato il termine di 20 giorni per effettuare i conguagli in denaro e ritirare eventuali ricorsi pendenti.
Inoltre in tale occasione oltre a supporre che la cantierizzazione sarebbe stata avviata nel Febbraio 2009; fu invitato inoltre chi faceva parte delle cooperative escluse a non esasperare i toni in quanto da lì a poco avrebbero potuto beneficiare di una variante che avrebbe ampliato le aree di intervento, riservando ad una modifica esterna (o al ricorso alla recente legge regionale sull'edilizia sociale) l'eventuale ulteriore offerta di alloggi fino al completo soddisfacimento del fabbisogno abitativo.
A quel punto la riflessione fu d'obbligo: dare una casa alle famiglie bisognose oppure seguire una via per così dire "clientelare" ed accontentare i vari vertici delle cooperative (di fatto annullando le richieste di ben 1200 famiglie)?
Una riflessione a cui si aggiungeva il fatto che estendere l'area della 167 con una variante al piano regolatore poteva rivelarsi impresa assai difficile, a causa soprattutto di alcuni ricorsi unitari inoltrati al TAR dalle imprese immobiliari di Barletta, che sono state riempite di licenze e lottizzazioni. Inoltre in molti si chiedevano se fosse giusto continuare ad espropriare terre, in un solo lato della città, mentre in altre zone (tipo il nuovo ospedale) furono acquistati a prezzi irrisori terreni agricoli dai vari personaggi noti; tali terreni sarebbero resi poi edificabili, con la stessa variante che riguarda la 167.
Fermo restando che i primi cantieri in realtà partirono nel Giugno 2009 e anche in quel caso la cosa non fu immune da polemiche: infatti molti presidenti appartenenti alle Cooperative escluse invitarono il Comune ad effettuare ulteriori controlli su quelle rientrate poi in graduatoria, in quanto lo stesso Consiglio di Stato per dieci cooperative ne aveva disposto il contraddittorio. Ciò avrebbe ulteriormente stravolto le cose.
Insomma si arriva fino al Maggio del 2009,quando il Consiglio Comunale procede con l'adozione della II ^ variante al Piano di Zona 167, il quale prevede un aumento delle volumetrie destinate all'edilizia convenzionata e a quella in auto-costruzione. Un aumento che ha rimesso quindi in gioco le cooperative che nella precedente graduatoria si erano classificate al di sotto del 37 ° posto.
L'orientamento della Giunta comunale di Barletta circa il criterio di assegnazione protese verso la direzione del principio di "scorrimento" di recente bocciata dalla sentenza del Tar.
C'è da scommettere che non è ancora finita, troppi scheletri riempiono l'armadio delle menti creatrici di questa vergognosa situazione.