Barletta, grande successo per l’incontro con Gustavo Zagrebelsky
«La lingua rivelatrice di chi parla». Prossimo appuntamento il 29 Ottobre con Antonio Ingroia
mercoledì 13 ottobre 2010
Grande successo nel secondo appuntamento svoltosi presso la sala Rossa del castello, organizzato dall'associazione "La Democrazia delle parole", con la presenza del noto professore Gustavo Zagrebelsky, intervenuto sul tema "Le parole del potere".
Scendere, Amore, Contratto ma anche Italiani e Assolutamente, queste secondo Zagrebelsky le parole più usate dalla lingua del potere, quella lingua che secondo Zagrebelsky: «…pensa per noi. L Crediamo di sapere usare la lingua, ma molte volte è la lingua ad usare noi. La lingua è rivelatrice di chi parla, è il tramite tra il dentro e il fuori, uno strumento che unisce, ma che sa anche dividere».
Il professor Zagrebelsky nel suo intervento fa una analisi di quella che è la situazione politica attuale del nostro paese: «la situazione politica del nostro paese è degradata, ma per reagire al degrado bisogna fare una disamina delle parole che si usano nel mondo politico».
In tal senso il professore introduce il concetto di teologia politica, ma allo stesso tempo analizza una delle parole usate dal potere: Scendere. «La via che conduce alla politica può manifestarsi, dal basso o dall'alto. Dal basso quando si proviene dall'esperienza politica, dall'alto quando si fa valere la propria storia e la propria competenza facendo divenire la politica una missione». Insomma uno schema al limite, così come la teologia politica, vista l'irruzione nella politica da parte di re nascosti, un uso e costume che la secolarizzazione del potere non ha scacciato, ma ben mimetizzato.
L'idea provvidenziale, fa capolino ad ogni appuntamento importante, non si guarda più all'esperienza politica ma all'illusione.
La seconda parola esaminata da Zagrebelsky è la parola Contratto. Nel corso dell'intervento non mancano da parte del professore riferimenti al premier e alla sua discesa in campo e al suo "Contratto con gli italiani". « C'è un popolo che ha bisogno di soccorso, e il mezzo per rispondere alla richiesta di soccorso è appunto la politica. Opporsi alla discesa in campo, significa opporsi e non aiutare colui che ha risposto alla richiesta di soccorso». Ma anche Amore è una parola molto usata dal mondo politico, "l'Italia è il paese che amo", una frase secondo Zagrebelsky bipartigian più che bipartisan, visto che bisogna aspettare il 2007 per vedere il Partito Democratico nel suo citare " Noi democratici amiamo l'Italia", frase, secondo il parere di Zagrebelsky, esempio di imitazione di percorso, anziché di reazione alla forza politica avversaria, « anziché reagire con un atteggiamento di denuncia o di scarto, si sceglie la strada del scimmiottamento politico». Due frasi, quella della discesa in campo del premier nel lontano 1994 e quella del manifesto del PD, dove nella prima sembra leggervi tra le righe una preferenza o predilezione verso l'Italia, mentre nel manifesto del PD sembra percepire un atto dovuto, la prima una adulazione disinteressata, la seconda una adulazione interessata.
Zagrebelsky quindi prosegue citando un altro slogan delle campagne elettorali precedenti del premier: «Noi abbiamo in mente una Italia che sa amare..", « e se si guarda all'Italia di oggi ci rendiamo conto che la spaccatura è evidente».
Nell'esaminare la parola Italiani, Zagrebelsky dice:« è una parola che si pronuncia spesso in contesti polemici, o per eccesso o per difetto». Per difetto, se si pensa che gli italiani all'estero sono visti come cittadini appartenenti ad un paese dove dilaga corruzione e malavita, per eccesso se si pensa all'uso improprio che partiti come il Pdl fanno della parola italiani, con il loro "Partito degli italiani", dando l'idea che chi non appartenga al loro partito, non sia italiano.
Il professor Zagrebelsky conclude quindi la sua disamina delle parole esaminando appunto la parola Assolutamente: « tutto ciò che detto o fatto avviene sotto il segno dell'assoluto».
Scendere, Amore, Contratto ma anche Italiani e Assolutamente, queste secondo Zagrebelsky le parole più usate dalla lingua del potere, quella lingua che secondo Zagrebelsky: «…pensa per noi. L Crediamo di sapere usare la lingua, ma molte volte è la lingua ad usare noi. La lingua è rivelatrice di chi parla, è il tramite tra il dentro e il fuori, uno strumento che unisce, ma che sa anche dividere».
Il professor Zagrebelsky nel suo intervento fa una analisi di quella che è la situazione politica attuale del nostro paese: «la situazione politica del nostro paese è degradata, ma per reagire al degrado bisogna fare una disamina delle parole che si usano nel mondo politico».
In tal senso il professore introduce il concetto di teologia politica, ma allo stesso tempo analizza una delle parole usate dal potere: Scendere. «La via che conduce alla politica può manifestarsi, dal basso o dall'alto. Dal basso quando si proviene dall'esperienza politica, dall'alto quando si fa valere la propria storia e la propria competenza facendo divenire la politica una missione». Insomma uno schema al limite, così come la teologia politica, vista l'irruzione nella politica da parte di re nascosti, un uso e costume che la secolarizzazione del potere non ha scacciato, ma ben mimetizzato.
L'idea provvidenziale, fa capolino ad ogni appuntamento importante, non si guarda più all'esperienza politica ma all'illusione.
La seconda parola esaminata da Zagrebelsky è la parola Contratto. Nel corso dell'intervento non mancano da parte del professore riferimenti al premier e alla sua discesa in campo e al suo "Contratto con gli italiani". « C'è un popolo che ha bisogno di soccorso, e il mezzo per rispondere alla richiesta di soccorso è appunto la politica. Opporsi alla discesa in campo, significa opporsi e non aiutare colui che ha risposto alla richiesta di soccorso». Ma anche Amore è una parola molto usata dal mondo politico, "l'Italia è il paese che amo", una frase secondo Zagrebelsky bipartigian più che bipartisan, visto che bisogna aspettare il 2007 per vedere il Partito Democratico nel suo citare " Noi democratici amiamo l'Italia", frase, secondo il parere di Zagrebelsky, esempio di imitazione di percorso, anziché di reazione alla forza politica avversaria, « anziché reagire con un atteggiamento di denuncia o di scarto, si sceglie la strada del scimmiottamento politico». Due frasi, quella della discesa in campo del premier nel lontano 1994 e quella del manifesto del PD, dove nella prima sembra leggervi tra le righe una preferenza o predilezione verso l'Italia, mentre nel manifesto del PD sembra percepire un atto dovuto, la prima una adulazione disinteressata, la seconda una adulazione interessata.
Zagrebelsky quindi prosegue citando un altro slogan delle campagne elettorali precedenti del premier: «Noi abbiamo in mente una Italia che sa amare..", « e se si guarda all'Italia di oggi ci rendiamo conto che la spaccatura è evidente».
Nell'esaminare la parola Italiani, Zagrebelsky dice:« è una parola che si pronuncia spesso in contesti polemici, o per eccesso o per difetto». Per difetto, se si pensa che gli italiani all'estero sono visti come cittadini appartenenti ad un paese dove dilaga corruzione e malavita, per eccesso se si pensa all'uso improprio che partiti come il Pdl fanno della parola italiani, con il loro "Partito degli italiani", dando l'idea che chi non appartenga al loro partito, non sia italiano.
Il professor Zagrebelsky conclude quindi la sua disamina delle parole esaminando appunto la parola Assolutamente: « tutto ciò che detto o fatto avviene sotto il segno dell'assoluto».