Barletta, ecco il nome degli ecomostri
I gestori dei lidi “Malibu”, “Kalos” e “Ribelli” indagati. La notifica dopo la chiusura delle indagini
lunedì 26 luglio 2010
Fiumi di cemento fatti scorrere per mascherare opere amovibili che in realtà non lo sono, il tutto bypassando i limiti imposti nella legge regionale. In precedenza (esattamente qui ndr) vi avevamo accennato circa i cosiddetti ecomostri sorti sulla litoranea di Ponente negli ultimi tempi, un fenomeno di cui poco si è parlato se non per accenni; per tre di loro è stata notificata la chiusura delle indagini.
Nei giorni scorsi, il pm Luigi Scimè, ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini ai gestori dei lidi "Kalos", "Malibu" e "I Ribelli", i quali ad oggi risultavano indagati per aver realizzato strutture abusive e per non aver rispettato la legge regionale. Le indagini sono state effettuate dagli uomini della Capitaneria di Barletta, guidati dal comandante Giuseppe Stola il quale a seguito della conclusione dei lavori ha provveduto successivamente ad inviare tutta la documentazione al Comune. Ai gestori degli stabilimenti in questione quindi, così come prevede la suddetta legge, in teoria dovrebbe essere ritirata la concessione (cosa di cui si hanno seri dubbi che accada visto che siamo in piena stagione estiva). Bisogna ricordare che le strutture di due stabilimenti (Kalos e Ribelli) sono state sequestrate a fine maggio e sono tutt'ora con i sigilli, seppur con la facoltà d'uso, invece il tribunale del riesame ha stabilito il dissequestro per il Malibù, il terzo dei lidi in oggetto.
Ricordiamo cosa finora è stato fatto. In un lido erano state realizzate opere per 280 mq in più rispetto alla concessione, non solo, vi erano anche stati collocati due nuovi gazebo in tela rivestiti di legno e metallo. In un altro dei lidi sotto inchiesta invece, era stata scoperta una piazzola di cemento armato di circa 260 metri quadrati interrata, fatta passare come opera amovibile, oltre alla realizzazione di un gabbiotto stabile per il guardiano; infine nel terzo lido erano state realizzate delle recinzioni che impedivano di fatto l'accesso alla battigia. Insomma, in attesa di giustizio, lasciamo che Barletta e i barlettani si godano questo caldissimo sole d'estate: magari quando riapriremo gli occhi faremo tutti un bel tuffo in un mare di cemento.
Nei giorni scorsi, il pm Luigi Scimè, ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini ai gestori dei lidi "Kalos", "Malibu" e "I Ribelli", i quali ad oggi risultavano indagati per aver realizzato strutture abusive e per non aver rispettato la legge regionale. Le indagini sono state effettuate dagli uomini della Capitaneria di Barletta, guidati dal comandante Giuseppe Stola il quale a seguito della conclusione dei lavori ha provveduto successivamente ad inviare tutta la documentazione al Comune. Ai gestori degli stabilimenti in questione quindi, così come prevede la suddetta legge, in teoria dovrebbe essere ritirata la concessione (cosa di cui si hanno seri dubbi che accada visto che siamo in piena stagione estiva). Bisogna ricordare che le strutture di due stabilimenti (Kalos e Ribelli) sono state sequestrate a fine maggio e sono tutt'ora con i sigilli, seppur con la facoltà d'uso, invece il tribunale del riesame ha stabilito il dissequestro per il Malibù, il terzo dei lidi in oggetto.
Ricordiamo cosa finora è stato fatto. In un lido erano state realizzate opere per 280 mq in più rispetto alla concessione, non solo, vi erano anche stati collocati due nuovi gazebo in tela rivestiti di legno e metallo. In un altro dei lidi sotto inchiesta invece, era stata scoperta una piazzola di cemento armato di circa 260 metri quadrati interrata, fatta passare come opera amovibile, oltre alla realizzazione di un gabbiotto stabile per il guardiano; infine nel terzo lido erano state realizzate delle recinzioni che impedivano di fatto l'accesso alla battigia. Insomma, in attesa di giustizio, lasciamo che Barletta e i barlettani si godano questo caldissimo sole d'estate: magari quando riapriremo gli occhi faremo tutti un bel tuffo in un mare di cemento.