Barletta e il caso baby gang, la parola agli esperti
Antonio Marziale, «Ci troviamo al cospetto di una deriva delinquenziale». «Si esaltano modelli violenti»
sabato 4 settembre 2010
«Ci troviamo al cospetto di una deriva delinquenziale sconcertante, la cui negazione è impossibile». Non ha dubbi il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione Parlamentare per l'Infanzia, in relazione all'arresto di tre minorenni, che a Barletta hanno sottoposto un coetaneo a taglieggiamento.
Secondo Antonio Marziale: «programmazioni mediatiche sempre più fondate sull'esaltazione di modelli violenti, gossip di bassissimo profilo, scarsa educazione civica e manifeste carenze affettive, sono da individuarsi alla genesi della contemporanea fenomenologia delinquenziale, tanto normalizzata dai professionisti della sottovalutazione da anestetizzare la ragione di soggetti in età evolutiva privi del benchè minimo scrupolo».
Secondo il sociologo, «taglieggiare ripetutamente un coetaneo, facendo ricorso finanche alle percosse, significa commettere un reato gravissimo, che spero a nessuno salti in mente di ascrivere impropriamente alla voce bullismo. Famiglia, scuola e società di riferimento sono tenute a riflettere seriamente, perchè dietro ad ogni minore che delinque si cela il fallimento degli adulti di riferimento».
Il presidente dell'Osservatorio conclude quindi: « Quanti sono preposti alla responsabilità dei palinsesti televisivi non possono chiamarsi fuori dalla riflessione, perchè buona parte della responsabilità è certamente da ricercarsi nei modelli che quotidianamente e senza alcun filtro giungono nelle case di ogni famiglia, in sprezzo alle normative vigenti in materia di media e minori. Questo è il risultato, negarlo è sintomo di ignoranza o malafede».
Secondo Antonio Marziale: «programmazioni mediatiche sempre più fondate sull'esaltazione di modelli violenti, gossip di bassissimo profilo, scarsa educazione civica e manifeste carenze affettive, sono da individuarsi alla genesi della contemporanea fenomenologia delinquenziale, tanto normalizzata dai professionisti della sottovalutazione da anestetizzare la ragione di soggetti in età evolutiva privi del benchè minimo scrupolo».
Secondo il sociologo, «taglieggiare ripetutamente un coetaneo, facendo ricorso finanche alle percosse, significa commettere un reato gravissimo, che spero a nessuno salti in mente di ascrivere impropriamente alla voce bullismo. Famiglia, scuola e società di riferimento sono tenute a riflettere seriamente, perchè dietro ad ogni minore che delinque si cela il fallimento degli adulti di riferimento».
Il presidente dell'Osservatorio conclude quindi: « Quanti sono preposti alla responsabilità dei palinsesti televisivi non possono chiamarsi fuori dalla riflessione, perchè buona parte della responsabilità è certamente da ricercarsi nei modelli che quotidianamente e senza alcun filtro giungono nelle case di ogni famiglia, in sprezzo alle normative vigenti in materia di media e minori. Questo è il risultato, negarlo è sintomo di ignoranza o malafede».