Barletta città di Dite: caldo soffocante e politica in ferie
Meglio congelare i problemi. I barlettani preferiscono godersi le vacanze lontano
mercoledì 7 agosto 2013
Stige ci sta soffocando, getta scintille silenziose su un agosto spoglio e inerte. Barletta sembra un po' la città di Dite, quella bagnata dall'infernale fiume in cui sono immersi gli iracondi e gli accidiosi. La suscettibilità dovuta al caldo fastidioso, "appiccicoso" e la cosiddetta fiacca, maledetta voglia di non far niente, l'accidia di crogiolarsi nella noia e attendere il tempo. Queste le temporanee caratteristiche del barlettano di questi giorni, annoyed (nello specifico significato inglese di "infastidito") da chissà quale mancanza.
Cosa ci manca? Si chiede Giusy Caroppo, da noi recentemente intervistata; ci manca la voglia di sperimentare, ci manca il poter camminare per strada senza esser fissati dagli ingenerosi giudici passanti, ci mancano le garanzie di chi si immola al perseguimento del corruttibile bene comune, ci mancano dei luoghi di ritrovo per refrigerare la mente e condividere calorosamente certe freddezze. Reduci da una calda campagna elettorale, gli animi dei candidati sembrano essersi raffreddati; "meglio congelarli i problemi se io non sono stato eletto per il disgelo" avranno pensato i vinti.
Al di là della "nostra città di Dite", gli eretici giacciono in tombe scoperchiate, infuocate come il loro ardore ai tempi del loro operato politico. Ad avercene di Farinata degli Uberti noi. Di uomini magnanimi, fieri del loro ideale al quale, tuttavia, antepongono il destino della città per cui combattono. Al fiero ghibellino (che ha salvato Firenze dalla distruzione intentata dai ghibellini delle città vicine) non importa la pena in quell'arca di fuoco, ma l'ostracismo al suo partito e alla sua gente; è questo che gli brucia dentro più del fuoco eterno. Anche per il guelfo Alighieri, acerrimo nemico di Farinata per ideologia, questa è dignità.
La palude Stigia è desolata e spettrale, così come Barletta in un afoso agosto di partenze; il tema politico è troppo pesante da affrontare con questo caldo accidioso, meglio rimandare. I vinti? Una meritata vacanza dopo un'ardente campagna elettorale. I vincitori? Si auto premiano per il risultato ottenuto. Che ne dite, invece, di incalzare prima di inciampare? Occhio al contrappasso.
Cosa ci manca? Si chiede Giusy Caroppo, da noi recentemente intervistata; ci manca la voglia di sperimentare, ci manca il poter camminare per strada senza esser fissati dagli ingenerosi giudici passanti, ci mancano le garanzie di chi si immola al perseguimento del corruttibile bene comune, ci mancano dei luoghi di ritrovo per refrigerare la mente e condividere calorosamente certe freddezze. Reduci da una calda campagna elettorale, gli animi dei candidati sembrano essersi raffreddati; "meglio congelarli i problemi se io non sono stato eletto per il disgelo" avranno pensato i vinti.
Al di là della "nostra città di Dite", gli eretici giacciono in tombe scoperchiate, infuocate come il loro ardore ai tempi del loro operato politico. Ad avercene di Farinata degli Uberti noi. Di uomini magnanimi, fieri del loro ideale al quale, tuttavia, antepongono il destino della città per cui combattono. Al fiero ghibellino (che ha salvato Firenze dalla distruzione intentata dai ghibellini delle città vicine) non importa la pena in quell'arca di fuoco, ma l'ostracismo al suo partito e alla sua gente; è questo che gli brucia dentro più del fuoco eterno. Anche per il guelfo Alighieri, acerrimo nemico di Farinata per ideologia, questa è dignità.
La palude Stigia è desolata e spettrale, così come Barletta in un afoso agosto di partenze; il tema politico è troppo pesante da affrontare con questo caldo accidioso, meglio rimandare. I vinti? Una meritata vacanza dopo un'ardente campagna elettorale. I vincitori? Si auto premiano per il risultato ottenuto. Che ne dite, invece, di incalzare prima di inciampare? Occhio al contrappasso.