Anna Rizzi Francabandiera: «Chiedo rispetto per scelte difficili»
Bambini nella casa famiglia, emotività contro razionalità
mercoledì 29 ottobre 2014
0.08
Sulla vicenda dei due bambini barlettani ospitati in una casa famiglia di cui ci siamo occupati ieri, si riporta una dichiarazione del vice sindaco e assessore ai Servizi Sociali del Comune di Barletta, Anna Rizzi Francabandiera.
«Trovare a misurarsi con il dolore e la disperazione della persona che ti sta di fronte è sempre difficile soprattutto per coloro che assolvono a uno specifico ruolo sociale come gli educatori, gli psicologi, gli assistenti sociali, o l'assessore pro tempore, perché al di là dell'evento c'è la realtà della vita più intima, del vissuto di mogli e mariti, di figli e nipoti. Sorge una domanda quasi spontanea: quanto di quella narrazione ci sta coinvolgendo emotivamente? E quanto prevale la testa sul cuore o la ragione sui sentimenti? I sentimenti sono sempre importanti, ma non possono prescindere dalle condizioni che spesso contrastano con le emozioni.
Ed è proprio in questo spazio che le istituzioni sono chiamate a svolgere il proprio ruolo. È per questa ragione che mi sono sentita particolarmente coinvolta dalle numerose prese di posizione e articoli che stanno attirando l'attenzione su due fratellini appartenenti a una famiglia disagiata che i servizi sociali di Barletta stanno seguendo con scrupolo, attenzione e sensibilità in stretta collaborazione con il giudice dei minori del Tribunale di Bari. Emotivamente anch'io sono portata a sentirmi coinvolta. Razionalmente debbo chiedere il rispetto per scelte difficili compiute per la loro natura proprio nell'interesse esclusivo di quei bambini.
Il primo obbligo, non solo morale, che hanno i servizi sociali è di tutelare la vita privata di tutti gli utenti, a maggior ragione dei più deboli e innocenti come i minori. Non solo: quando si parla di bambini, alla tutela della dignità e riservatezza, si aggiunge anche la necessità di garantire l'armonico sviluppo della loro personalità, con tutti i limiti e le cautele doverosi. Ciò porta anche a considerare che pure in presenza di una "notizia" comunque generata, non deve mai essere pregiudicato la riservatezza della identità dei bambini coinvolti nella "notizia". Fa pure riflettere, il rischio che i fanciulli corrono nel momento in cui le fragilità della famiglia vengono rese pubbliche nell'ambito del contesto cittadino senza la cura di filtrare elementi della loro condizione sociale e personale ugualmente riservati. La vita di questi bambini non può essere in alcun modo strumentalizzata da chicchessia, né tantomeno gestita nell'impeto dell'emotività.
Quel che si può e si deve evidenziare - conclude l'Assessore - è che per l'intera famiglia è stato attuato da tempo un progetto di sostegno sociale concordato e condiviso da più servizi sotto l'attenta e costante valutazione dell'autorità giudiziaria, sempre nell'esclusivo interesse dei bambini. Per cui mi sento di dover nuovamente, accoratamente, chiedere che questo particolare e delicato momento di elaborazione della vita dei piccoli, riceva da "noi adulti" rispetto e riservatezza».
«Trovare a misurarsi con il dolore e la disperazione della persona che ti sta di fronte è sempre difficile soprattutto per coloro che assolvono a uno specifico ruolo sociale come gli educatori, gli psicologi, gli assistenti sociali, o l'assessore pro tempore, perché al di là dell'evento c'è la realtà della vita più intima, del vissuto di mogli e mariti, di figli e nipoti. Sorge una domanda quasi spontanea: quanto di quella narrazione ci sta coinvolgendo emotivamente? E quanto prevale la testa sul cuore o la ragione sui sentimenti? I sentimenti sono sempre importanti, ma non possono prescindere dalle condizioni che spesso contrastano con le emozioni.
Ed è proprio in questo spazio che le istituzioni sono chiamate a svolgere il proprio ruolo. È per questa ragione che mi sono sentita particolarmente coinvolta dalle numerose prese di posizione e articoli che stanno attirando l'attenzione su due fratellini appartenenti a una famiglia disagiata che i servizi sociali di Barletta stanno seguendo con scrupolo, attenzione e sensibilità in stretta collaborazione con il giudice dei minori del Tribunale di Bari. Emotivamente anch'io sono portata a sentirmi coinvolta. Razionalmente debbo chiedere il rispetto per scelte difficili compiute per la loro natura proprio nell'interesse esclusivo di quei bambini.
Il primo obbligo, non solo morale, che hanno i servizi sociali è di tutelare la vita privata di tutti gli utenti, a maggior ragione dei più deboli e innocenti come i minori. Non solo: quando si parla di bambini, alla tutela della dignità e riservatezza, si aggiunge anche la necessità di garantire l'armonico sviluppo della loro personalità, con tutti i limiti e le cautele doverosi. Ciò porta anche a considerare che pure in presenza di una "notizia" comunque generata, non deve mai essere pregiudicato la riservatezza della identità dei bambini coinvolti nella "notizia". Fa pure riflettere, il rischio che i fanciulli corrono nel momento in cui le fragilità della famiglia vengono rese pubbliche nell'ambito del contesto cittadino senza la cura di filtrare elementi della loro condizione sociale e personale ugualmente riservati. La vita di questi bambini non può essere in alcun modo strumentalizzata da chicchessia, né tantomeno gestita nell'impeto dell'emotività.
Quel che si può e si deve evidenziare - conclude l'Assessore - è che per l'intera famiglia è stato attuato da tempo un progetto di sostegno sociale concordato e condiviso da più servizi sotto l'attenta e costante valutazione dell'autorità giudiziaria, sempre nell'esclusivo interesse dei bambini. Per cui mi sento di dover nuovamente, accoratamente, chiedere che questo particolare e delicato momento di elaborazione della vita dei piccoli, riceva da "noi adulti" rispetto e riservatezza».