Avevano rubato un quintale di rame, arrestati due pregiudicati
Nove bobine di cavi sottratte alla linea telefonica delle Ferrovie dello Stato. Il furto era avvenuto lo scorso 28 gennaio
mercoledì 16 febbraio 2011
Trasportavano nell'auto nove bobine di cavi in rame, pari ad un quintale, senza fornire una plausibile spiegazione. Ieri mattina, Ruggiero Chiarazzo e Giuseppe Lanotte, due pregiudicati di Margherita di Savoia, rispettivamente di 38 e 29 anni, sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Trani, su richiesta della locale Procura della Repubblica, eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Barletta, con l'accusa di ricettazione.
I fatti risalgono allo scorso 28 gennaio, quando i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, durante un servizio di perlustrazione, finalizzato alla prevenzione e repressione di reati contro il patrimonio, di passaggio lungo la strada provinciale 3, che conduce a Canosa di Puglia, incrociarono una Lancia Y, con due individui a bordo, il cui atteggiamento alla loro vista apparve sospetto. Per tale motivo decisero di fermarli e di procedere ad un controllo, rinvenendo nel cofano, oltre ai cavi elettrici, anche un'ascia.
Le verifiche effettuate permisero di appurare che bobine erano verosimilmente riconducibili all'impianto di alimentazione della linea telefonica interna delle Ferrovie dello Stato, ai cui rappresentanti furono poi restituite.
I due si trovano ora rinchiusi nel carcere di Trani.
I fatti risalgono allo scorso 28 gennaio, quando i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, durante un servizio di perlustrazione, finalizzato alla prevenzione e repressione di reati contro il patrimonio, di passaggio lungo la strada provinciale 3, che conduce a Canosa di Puglia, incrociarono una Lancia Y, con due individui a bordo, il cui atteggiamento alla loro vista apparve sospetto. Per tale motivo decisero di fermarli e di procedere ad un controllo, rinvenendo nel cofano, oltre ai cavi elettrici, anche un'ascia.
Le verifiche effettuate permisero di appurare che bobine erano verosimilmente riconducibili all'impianto di alimentazione della linea telefonica interna delle Ferrovie dello Stato, ai cui rappresentanti furono poi restituite.
I due si trovano ora rinchiusi nel carcere di Trani.