Antonio Dicristo, l'ultimo dei guardiani
Il custode del faro di Barletta tra quattro anni andrà in pensione. Un uomo innamorato del mare
venerdì 17 settembre 2010
Da nord a sud, dalle nebbie del Po al sole di Barletta. Con una sola, grande costante: l'acqua: è la storia di Antonio Dicristo, 57 anni, originario di Palazzo San Gervasio ma da sempre innamorato del mare. Il signor Dicristo è il custode del faro di Barletta, e sarà l'ultimo custode di una lunga serie; infatti, quando andrà in pensione, tra quattro anni, non lo sostituirà un suo collega, ma una macchina. La tecnologia ha avuto la meglio: l'automatizzazione dei congegni elettronici che muovono i fari, ha reso quasi superflua la sua figura.
Il signor Antonio confessa di essere irrimediabilmente "innamorato" del mare, del rumore delle onde, della brezza che porta con sé l'odore del porto. Ha percorso tutta l'Italia da quando, nel 1981, decise di lasciare i gradi di sottufficiale della Marina militare per diventare guardiano del faro. Ha lavorato a Punta della Maestra (provincia di Rovigo), a Capo Palinuro (provincia di Salerno) e concluderà la sua ultratrentennale carriera a Barletta. Una carriera che l'ha portato a vivere momenti di enorme fatica, come quando lavorava al faro di Punta della Maestra e « ogni quattro ore, c'era bisogno di una nuova ricarica per garantire l'illuminazione e di notte c'erano i turni alla lanterna. La corrente elettrica è arrivata solo negli anni Ottanta con un gruppo elettrogeno, tanto rumoroso da impedirti di dormire»
La vita da custode del faro riservava diversi problemi nei decenni precedenti per due fattori principali: l'illuminazione e il trasporto di viveri e combustibile. Problemi oggi irrisori se considerato che le antiche lanterne sono state sostituite nel tempo dal gas ad acetilene prima e dalla corrente elettrica poi, mentre il cibo e la benzina sono beni di ordine primario ai nostri giorni. Tutti questi compiti sono stati sopportati dal signor Antonio sempre con al suo fianco sua moglie Filomena, fedele compagna di vita.
Essere un farista vuol dire sbrigare anche pratiche d'ufficio, compilare registri e smistare la posta. Ci sono molte responsabilità: «Controllare che la luce resti accesa nella notte è fondamentale per aiutare chi è in mare». Quel mare che emoziona il signor Antonio, sua moglie Filomena e i loro due figli, nati e cresciuti tra il faro e l'abitazione, una casa a 300 metri dal faro. Quel faro da cui chi ama il mare può contemplarlo e vedere in quella sconfinata distesa d'acqua l'infinito.
Il signor Antonio confessa di essere irrimediabilmente "innamorato" del mare, del rumore delle onde, della brezza che porta con sé l'odore del porto. Ha percorso tutta l'Italia da quando, nel 1981, decise di lasciare i gradi di sottufficiale della Marina militare per diventare guardiano del faro. Ha lavorato a Punta della Maestra (provincia di Rovigo), a Capo Palinuro (provincia di Salerno) e concluderà la sua ultratrentennale carriera a Barletta. Una carriera che l'ha portato a vivere momenti di enorme fatica, come quando lavorava al faro di Punta della Maestra e « ogni quattro ore, c'era bisogno di una nuova ricarica per garantire l'illuminazione e di notte c'erano i turni alla lanterna. La corrente elettrica è arrivata solo negli anni Ottanta con un gruppo elettrogeno, tanto rumoroso da impedirti di dormire»
La vita da custode del faro riservava diversi problemi nei decenni precedenti per due fattori principali: l'illuminazione e il trasporto di viveri e combustibile. Problemi oggi irrisori se considerato che le antiche lanterne sono state sostituite nel tempo dal gas ad acetilene prima e dalla corrente elettrica poi, mentre il cibo e la benzina sono beni di ordine primario ai nostri giorni. Tutti questi compiti sono stati sopportati dal signor Antonio sempre con al suo fianco sua moglie Filomena, fedele compagna di vita.
Essere un farista vuol dire sbrigare anche pratiche d'ufficio, compilare registri e smistare la posta. Ci sono molte responsabilità: «Controllare che la luce resti accesa nella notte è fondamentale per aiutare chi è in mare». Quel mare che emoziona il signor Antonio, sua moglie Filomena e i loro due figli, nati e cresciuti tra il faro e l'abitazione, una casa a 300 metri dal faro. Quel faro da cui chi ama il mare può contemplarlo e vedere in quella sconfinata distesa d'acqua l'infinito.