Angela: «L'estate dei miei diciotto anni mi ha cambiato la vita»

Solare ragazza barlettana, ci ha raccontato la sua storia, quando la giornata di Ferragosto si è trasformata in una tragedia

mercoledì 19 maggio 2021
A cura di Gaia Paolillo

«Ad oggi non mi sento nel pieno delle mie forze perché sto affrontando e ho ancora tanto da affrontare, ma pian piano con pazienza, lacrime, sangue e tenacia sto riacquistando tutti quei sorrisi, abbracci e voglia di vivere di cui mi hanno privato».

Angela Dipalma ha mandato un messaggio di forza sui social il 15 aprile scorso, per tutti coloro a cui è stato strappato un pezzo di giovinezza. Non è facile avere 18 anni e dover affrontare problemi che non si addicono perfettamente alla tua età. Non è facile perché non sei preparato, non sai cosa significa stringere i denti e andare avanti. Non è facile a nessuna età, ma da giovane hai il timore che ti stiano portato via il tempo più bello della tua vita. C'è bisogno di raccontare la sua storia ai giovani ed in quanto giovane ragazza per capire quanto si possa essere forti, per dare un'altra narrazione dei giovani.

Prima dell'incidente Angela aveva sempre questo grande sorriso ad illuminarle il volto, amava la musica e sapeva suonarla anche abbastanza bene. Sempre alla ricerca di nuovi generi musicali che potessero suscitarle "only good vibes". Angela, nata nel 2002, aveva come migliore amica la spensieratezza dei suoi diciotto anni. Poi, è nata una nuova Angela che non ha ancora trovato la sua serenità dopo l'incidente, una ragazza più insicura, che preferisce starsene a casa con un paio di cuffie nelle orecchie piuttosto che uscire. Dice che Lisa dei Simpson è il suo alter ego e la sua immagine profilo di Instagram.

Era il 15 agosto 2020 quando Angela ed altre 5 ragazze sue amiche, per il Ferragosto avevano pensato di spostarsi in un villino, trascorre del tempo insieme, magiare, cantare, ballare, divertirsi. Angela la mattina si sveglia entusiasta della giornata che dovrà trascorrere con le sue amiche, prepara lo zaino, scende di casa e con le ragazze arriva lì, dove avrebbe voluto solo divertirsi. Le ragazze cercano più volte di accendere la brace, ma nulla. Per questo scelgono di chiamare il fidanzato di una di loro che si trovava in un altro villino poco più distante. Cercano di aiutarlo e provano sventolando pezzi di carta per alimentare la fiamma. Il ragazzo in questione, non vedendo molti risultati, getta dell'alcool. Uno scoppio, una scintilla eccessiva, la fiamma che divampa e fa cadere Angela. Era circondata dalle fiamme, le sentiva su tutto il corpo e non riusciva a liberarsene. Sentiva l'incandescenza sulla sua stessa pelle e quello che colpisce è il coraggio e la prontezza nel rispondere: Angela corre, corre il più veloce possibile verso una pompa d'acqua, la prima che riesce a trovare, ma nulla. La speranza che aveva nutrito mentre correva per salvarsi, viene spenta, mentre le fiamme ardevano sul suo corpo. Il sostegno delle amiche arriva proprio in questo momento, quando nello sgomento generale, le versano litri d'acqua che avevano nelle bottiglie. Qualcuno chiama l'ambulanza, ma le circostanze del caso rendono difficile la chiamata. Il ragazzo si è prodigato per accompagnare Angela in ospedale, insieme ad una sua amica. Dall'arrivo in ospedale non ricorda più nulla.

Angela urlava per il dolore lacerante ed è stato un passante che, sentendo le sue grida, si è affrettato a chiamare gli addetti del pronto soccorso dicendo: «Correte, c'è una ragazza ustionata». Forse non avevano intuito la gravità della situazione, forse pensavano sarebbe stato tutto risolto in poche ore, ma non è andata così. Non sapendo se Angela avesse inalato troppo fumo, non riuscendo ad avere le informazioni necessarie, essendo comprensibilmente sotto shock, per salvare gli organi interi, l'hanno trasferita al Centro Grandi Ustionati di Brindisi, presso l'Ospedale Antonio Perrino. La parte più dura è proprio questa: entra in coma farmacologico a soli diciotto anni, in terapia intensiva per undici interminabili giorni.

«Il coma farmacologico è stata un'esperienza surreale. Sentivo la mano di mia madre che mi accarezzava i capelli, ormai pochissimi. Me li hanno tagliati a Brindisi perché l'ustione ha colpito anche il viso e per evitare infezioni hanno proceduto così. Un'altra donna, mentre ero in coma, mi cantava una canzone e mi chiedeva di cantarla con lei. Il momento del risveglio è stato traumatico, avevo allucinazioni dovute ai farmaci».

Da sveglia Angela racconta come, nonostante tutto, non abbia mai perso la voglia di ritornare alla normalità. Così la prima cosa che chiede alla mamma sono un paio di polpette, per mangiare finalmente un po' di cibo di casa, quello che le piace, essendosi nutrita precedentemente solo tramite sondino.

«Fa un po' ridere lo so, ma in quel momento non ero per niente lucida. Man mano mi sono ambientata e ho ripreso la lucidità. La mia famiglia potevo vederla solo attraverso un vetro enorme che ci separava. Io ero nel letto e attraverso un citofono cercavamo di comunicare, di riprenderci un po' di normalità. Ho riportato ustioni di secondo e terzo grado su tutta la parte frontale del corpo, così mi hanno operato facendo due innesti cutanei a polso e gamba sinistra. Per fortuna non ho sentito molti dolori post-operatori, ma le medicazioni le ricordo come atroci. Ho reimparato a camminare perché essendo stata allettata, avevo perso l'equilibrio e la muscolatura. Così di lì a qualche giorno mi hanno dimessa il 17 settembre 2020, ma non sono tornata subito a casa».

I genitori di Angela avevano deciso di prendere una casa in affitto per restarle costantemente vicino, trovandosi a Brindisi, decisione nata anche dalle aspettative dei medici che supponevano sarebbero trascorsi mesi prima che Angela potesse riprendersi totalmente. Non è stato così. Un luogo che non ha mai completamente lasciato, perché ci tornava per le medicazioni e ci ritorna anche ora per tenere sotto controllo l'evolversi delle cicatrici. Il giorno dopo averci raccontato la sua storia, doveva recarsi proprio in ospedale perché il percorso da affrontare è abbastanza lungo. Ha continuato con la fisioterapia per risvegliare i muscoli e finalmente il 16 ottobre 2020 è ritornata a casa.

«Dopo quello che è accaduto ho chiuso dei rapporti d'amicizia per mia scelta, altri invece sono rimasti. Una cosa che sento veramente è che l'idea di amicizia che avevo prima, ad oggi è cambiata. Non ho più la stessa fiducia nelle persone, a volte mi sono sentita tradita. Inoltre, in entrambi i reparti in cui sono stata, non potevo utilizzare il telefono, perciò, per un mese non ho davvero sentito nessuno. Non appena l'ho ripreso, ho trovato moltissimi messaggi anche di gente che non conoscevo e questa cosa mi ha fatto un sacco piacere. La mia famiglia invece, è stata ed è tutt'ora il mio punto di forza più grande. Loro mi sono stati sempre vicino nei momenti felici, ma soprattutto durante ogni mia crisi in cui mi convincevo di non potercela fare. Avevo altri piani per il futuro che avevo scelto per me. Ormai questo futuro lo vedo distrutto. A volte, rimango intere notti sveglia a rimuginare su come sarebbe potuto essere, come sarei oggi se quello che mi è successo, non fosse mai accaduto. Come sarei oggi, cosa farei, dove andrei. Non riesco più a trovare la vecchia me, quella che viveva di spensieratezza, che aveva un'implacabile voglia di vivere e mi auguro di ritrovare la strada».

Angela è una di quelle giovani cresciute troppo in fretta, che ha perso per un po' la spensieratezza per strada, lungo il tragitto. È difficile ricordare tutto o essere definita per quello che è successo. Non è la fine quello che l'ha segnata, potremmo vederlo come un inizio diverso dopo un tragico evento, perché i sogni a differenza delle fiamme, non si spengono mai.