Anche gli studenti di Barletta si mobilitano contro l'inquinamento
L'Unione degli Studenti aderisce alla protesta di oggi
venerdì 22 gennaio 2016
«E' di pochi giorni fa la notizia che la Procura di Trani ha contestato a 18 persone, dai legali della società Buzzi Unicem a tecnici della provincia BAT, a due dirigenti della regione Puglia nonché cinque tecnici dell'Arpa e i rappresentanti legali delle tre aziende che conferivano nell'impianto, i reati di cooperazione in disastro ambientale colposo, falso e abuso d'ufficio in concorso. La gestione dell'impianto di incenerimento dei rifiuti della cementeria di Barletta a partire dal 2012 era infatti illecita, "fatta risultare apparentemente come incremento di una attività autorizzata di combustione di rifiuti"». Così si legge nel comunicato stampa diffuso dall'Unione degli Studenti Barletta.
«Per i movimenti, le associazioni, per noi studenti, per quanti da sempre sono impegnati sul tema e nelle lotte ambientali non si è trattato di certo di una sorpresa, anzi, quanto dell'ennesima conferma che, nonostante un livello di inquinamento sempre più insostenibile, a Barletta poco si muove, soprattutto sui tavoli della politica locale. Si tratta però di un campanello d'allarme anche per i meno attenti, che contesta finalmente l'autorizzazione per il co-incenerimento dei rifiuti, grazie alla quale il cementificio della Buzzi Unicem bruciava (e brucia tuttora) 178 tonnellate al giorno di rifiuti speciali. Come studenti, chiamati a cambiare la società in cui viviamo, ci chiediamo però quando verrà contestato al cementificio il suo essere "un'attività industriale insalubre" (come da decreto ministeriale del 09/1994), in quanto ogni singola fase del processo produttivo provoca impatti ambientali devastanti, dall'uso dei pet-coke (carbone ad alto peso molecolare con elevato tenore di carbonio e zolfo, da effetti teratogeni e cancerogeni devastanti per l'uomo) come principali combustibili nei forni, prima ancora dei rifiuti, al fatto che i valori di PM10 (polveri sottili diametro aerodinamico uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro) registrati a Barletta sono risultati essere superiori sia al valore limite consigliato dall'OMS che a quello consentito dall'UE. Nel secondo dopoguerra la Puglia, come il Meridione in generale, è stata investita da un'intensa industrializzazione con costruzione di immensi impianti, come la Centrale ENEL di Cerano, o la modernizzazione di vecchi, come l'ILVA di Taranto nonché proprio la Buzzi di Barletta, in grado sì di fornire occupazione ma tutti risultanti altamente inquinanti e che hanno posto la popolazione locale dinnanzi al ricatto fra ambiente, lavoro e salute, senza dar loro possibilità di scelta. Difatti riteniamo imprescindibile rivendicare non soltanto l'interruzione immediata dell'autorizzazione al co-incenerimento dei rifiuti, ma una più radicale conversione dell'impianto, nella visione più generale della ricerca di un modello di sviluppo alternativo e sostenibile.
«Riteniamo pertanto fondamentale accogliere e far nostro l'appello del "Forum Ambiente e Salute" di Barletta ad una manifestazione nella giornata di oggi venerdì 22 gennaio - conclude la nota dell'UdS - per dimostrare che i cittadini e gli studenti barlettani sono indignati e che non sono disposti più ad accettare a testa china questi ricatti. Già nelle scuole, come Unione degli Studenti, abbiamo avviato percorsi e assemblee tematiche, perché crediamo che proprio noi studenti dobbiamo essere il vettore di cambiamento della società, e ciò non può prescindere dalla ricerca di un altro modello di società e di sviluppo, che dia dignità ai lavoratori e che sia sostenibile dal punto di vista ambientale. Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare e a far sentire la propria voce: la nostra dignità non si può comprare».
«Per i movimenti, le associazioni, per noi studenti, per quanti da sempre sono impegnati sul tema e nelle lotte ambientali non si è trattato di certo di una sorpresa, anzi, quanto dell'ennesima conferma che, nonostante un livello di inquinamento sempre più insostenibile, a Barletta poco si muove, soprattutto sui tavoli della politica locale. Si tratta però di un campanello d'allarme anche per i meno attenti, che contesta finalmente l'autorizzazione per il co-incenerimento dei rifiuti, grazie alla quale il cementificio della Buzzi Unicem bruciava (e brucia tuttora) 178 tonnellate al giorno di rifiuti speciali. Come studenti, chiamati a cambiare la società in cui viviamo, ci chiediamo però quando verrà contestato al cementificio il suo essere "un'attività industriale insalubre" (come da decreto ministeriale del 09/1994), in quanto ogni singola fase del processo produttivo provoca impatti ambientali devastanti, dall'uso dei pet-coke (carbone ad alto peso molecolare con elevato tenore di carbonio e zolfo, da effetti teratogeni e cancerogeni devastanti per l'uomo) come principali combustibili nei forni, prima ancora dei rifiuti, al fatto che i valori di PM10 (polveri sottili diametro aerodinamico uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro) registrati a Barletta sono risultati essere superiori sia al valore limite consigliato dall'OMS che a quello consentito dall'UE. Nel secondo dopoguerra la Puglia, come il Meridione in generale, è stata investita da un'intensa industrializzazione con costruzione di immensi impianti, come la Centrale ENEL di Cerano, o la modernizzazione di vecchi, come l'ILVA di Taranto nonché proprio la Buzzi di Barletta, in grado sì di fornire occupazione ma tutti risultanti altamente inquinanti e che hanno posto la popolazione locale dinnanzi al ricatto fra ambiente, lavoro e salute, senza dar loro possibilità di scelta. Difatti riteniamo imprescindibile rivendicare non soltanto l'interruzione immediata dell'autorizzazione al co-incenerimento dei rifiuti, ma una più radicale conversione dell'impianto, nella visione più generale della ricerca di un modello di sviluppo alternativo e sostenibile.
«Riteniamo pertanto fondamentale accogliere e far nostro l'appello del "Forum Ambiente e Salute" di Barletta ad una manifestazione nella giornata di oggi venerdì 22 gennaio - conclude la nota dell'UdS - per dimostrare che i cittadini e gli studenti barlettani sono indignati e che non sono disposti più ad accettare a testa china questi ricatti. Già nelle scuole, come Unione degli Studenti, abbiamo avviato percorsi e assemblee tematiche, perché crediamo che proprio noi studenti dobbiamo essere il vettore di cambiamento della società, e ciò non può prescindere dalla ricerca di un altro modello di società e di sviluppo, che dia dignità ai lavoratori e che sia sostenibile dal punto di vista ambientale. Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare e a far sentire la propria voce: la nostra dignità non si può comprare».