Alla ricerca delle tavole perdute
«Storia (seria) dello strumento urbanistico o PRG» nelle parole di Michele Grimaldi
venerdì 11 ottobre 2013
«E' dei nostri giorni l'accesa controversia sulla "incredibile" sparizione di un'intera maglia di piano regolatore generale – la D2-06 -, enigmaticamente smarritasi nelle tavole grafiche finali della variante alla L.R. 56/80 del P.R.G.». Si aggiunge al dibattito in corso, avviato dall'imprenditore Aldo Musti, anche il funzionario dell'Archivio di Stato di Barletta Michele Grimaldi, con una puntuale cronistoria, che così prosegue: «Sembra essere in presenza, senza voler essere irriverenti o blasfemi, del mistero delle Tavole della Legge, in poche parole i 10 Comandamenti, che tutti cercano ma che nessuno sa dove si trovano. In un modo o nell'altro l'edilizia a Barletta e il suo piano regolatore, di conseguenza, fanno sempre parlare nel bene o (purtroppo) nel male.
Come è ovvio non è un problema di prerogativa esclusiva della nostra Città perché da un'indagine dell'Istituto Nazionale di Statistica è risultato che al terzo posto (incredibile ma vero!) tra le cause scatenanti le "crisi" delle Amministrazioni che reggono gli 8101 Comuni d'Italia tra i quali Barletta (forse ci sbagliamo?) c'è l'adozione o le varianti del Piano Urbanistico Generale già Piano Regolatore Generale. Può sembrare una esagerazione ( e forse lo è !) ma adottare un P.U.G. per un Comune, piccolo o grande che sia, vuol dire mettere in moto un perverso meccanismo che "macina" interessi politici, economici e lavorativi tali da produrre il più delle volte crisi amministrative. Ma quasi 150 anni fa non fu proprio questo lo spirito della Legge n.2359 del 25 giugno 1865 che istituiva il Piano Regolatore Generale Comunale. Quella legge era costituita da due parti: un Piano regolatore edilizio, il cui ambito d'intervento era il perimetro della Città esistente e un Piano d'ampliamento, il cui ambito era il circondario esterno. Si stabiliva inoltre che "… il P.R.G.C. è uno strumento facoltativo. I Comuni che vogliono dotarsene devono fare precisa richiesta giustificando l'esigenza e che è esteso al solo territorio urbano, mentre nelle campagne non si ha planificazione edilizia. E' direttamente attuativo, non ha bisogno di un ulteriore livello di attuazione. Ha durata limitata nel tempo di 25 anni. La sua entrata in vigore ha dichiarazione di pubblica utilità. Ha veste di tipo iconico, dettaglio fino alla scala architettonica, con la sua morfologia architettonica (semplicemente è una piantina topografica)". Questa prima Legge fu sostituita dalla successiva n.1150 del 17.8.1942 che introdusse un nuovo tipo di Piano regolatore con radicale trasformazione delle sue caratteristiche.
Barletta, come al solito anticipatrice di eventi epocali, trenta anni prima dell'emanazione della Legge e cioè nel 1834 cercò di dotarsi di una specie di piano regolatore che denominò "Statuto per la regolare formazione del Borgo di Barletta. Attribuzione della Deputazione Edilizia e dei suoi Membri Componenti " (fig.1). Nei primi articoli si stabiliva che "…la Deputazione è composta da quattro proprietari Barlettani nominati da questo Decurionato (Consiglio Comunale n.d.r.). Questa presieduta dal Sindaco, con la funzione di Presidente, dovrà incaricarsi dell'osservanza rigorosa delle piante e degli statuti nelle costruzioni degli edifici del nuovo borgo. Riceverà le domande di chi vorrà fabbricare e sentito il parere dell'Architetto compilatore all'uopo nominato dall'Intendente della Provincia, fisserà le condizioni e delibererà delle concessioni". La prima bozza dello statuto era composta di 14 articoli e al n.9 si leggeva che "… Ogni edificio dovrà avere nel suo interno i recipienti delle materie coverti (coperti) e disposti in modo che nel pulirsi non ingombrano le strade, come altresì i canali delle acque lorde colle bocche sporgenti nell'interno dell'edificio in comunicazione di un pozzo di acqua perduto (pozzo nero) ". Praticamente con questa disposizione si eliminavano i canali fognanti a cielo aperto che scorrevano lungo le strade e che nei secoli avevano causato ripetute e micidiali epidemie di colera e peste, dando così il via ad una rudimentale rete fognante che vedrà la sua effettiva realizzazione solo alla fine del XIX secolo. Altro articolo importante è il n.14 con il quale il comune stabiliva che "… Tutti i proprietari dei fondi in vicinanza delle mura, anche dalla parte interna della Città, saranno obbligati a cederli al Comune, negli stessi modi sopra descritti ( esproprio n.d.r. ) quando il fabbisogno lo richiedesse per aprire nuove strade e così dare comunicazione tra la Città e il Borgo ".
Con l'emanazione della Legge del 1865 il Comune di Barletta colse l'occasione per mandare in soffitta il vecchio Statuto al quale naturalmente, con molta calma, dette un "successore". L'assemblea consiliare presieduta dal Sindaco Scelza iniziò a "lavorare" nel 1868 e dopo un anno con manifesti pubblici e inserzione sul n.136 del periodico "Il piccolo Corriere di Bari" datato 15 dicembre 1869 si notificava che "… Il Consiglio Comunale di Barletta, in Provincia di Terra di Bari, con verbale del 50 p.p. ha approvato il nuovo piano regolatore della Città, elevato dall'Ingegnere del Genio Civile sig. Rosalba Camillo con le tracciate innovazioni e sistemazioni del vecchio fabbricato e le norme dei nuovi edifici a sorgere per l'ampliamento della Città medesima. Questo piano trovasi depositato nella sala comunale di detta Città ove per 30 giorni consecutivi dalla presente pubblicazione resterà esposto a libera osservazione di tutti, per essere quindi, trascorso il cennato termine, inviato alla competente superiore Autorità per la relativa approvazione. Barletta dalla Residenza Municipale il 9 dicembre 1869 ". Questa prima stesura del Piano Regolatore non ebbe molta fortuna e infatti si dovette approntare un'altra "edizione". Dopo dieci anni, con deliberazione consiliare del 27 settembre 1879, approvava un altro, modificato, piano regolatore che però anche questo abortiva. Ne dava notizia il Sindaco facente funzioni Damato (fig.2) il quale comunicava che "…Il Consiglio Superiore dei LL.PP in adunanza del 26 giugno 1880 N.1079 sul Piano Regolatore Edilizio di questa Città approvato con deliberazione consiliare del 27 Settembre 1879 ed inviato con domanda del Municipio dalla Prefettura di Bari con nota del 29 aprile 1880 per ottenere la dichiarazione di pubblica utilità, emetteva il voto che allo stato degli atti la dimanda avanzata da questo Municipio non poteva essere accettata, ma potevasi riprodurre adempiendosi a quanto in esso voto si trovava da osservare in contraddizione alla legge 25 giugno 1865 ". Questa volta però non si attese tanto e soprattutto si incaricò un nuovo ingegnere per la stesura del nuovo Piano Regolatore che recepiva le eccezioni presentate dal Consiglio Superiore dei lavori Pubblici. Infatti dopo cinque anni dalla risposta negativa del Ministero, l'ing Beer presentava il "suo" piano regolatore, il 1° in assoluto per la Città di Barletta, che veniva approvato con Decreto Regio firmato dal Re Umberto I e registrato alla Corte dei Conti il 4 ottobre 1886. Il nuovo e finalmente approvato Piano regolatore terminava con una nota dell'ing. Beer sul modo di costruire i nuovi fabbricati ed affermava che "… Il fabbricato ordinato come sopra risulterebbe a grande decoro della Città, acquisterebbe politezza e nobiltà di aspetto e tornerebbe a sgravio di oneri pel pubblico erario. Non sarebbero a carico di questo Comune ma dei privati i pozzi potabili, i pozzi neri e le cisterne (le attuali urbanizzazioni n.d.r.). Le pubbliche vie risultando meno sviluppate per l'aggruppamento delle case in grandi isolati, sarebbe più agevole sistemarle, illuminarle e spazzarle nonché fognarle e la fognatura, nell'interesse della pubblica igiene, usata coi migliori sistemi attuati nelle più civili Città. Tutto quanto fatto è per Barletta di una suprema necessità e della maggiore urgenza ".
Come al solito a questo punto viene spontaneo chiedersi se erano belli quei tempi o se erano gli uomini di quegli anni, con i loro comportamenti, a renderli belli. Non per niente quel periodo è stato definito la "Belle époque". "Signori si nasce ed io lo nacqui !" Il Principe De Curtis docet».
Come è ovvio non è un problema di prerogativa esclusiva della nostra Città perché da un'indagine dell'Istituto Nazionale di Statistica è risultato che al terzo posto (incredibile ma vero!) tra le cause scatenanti le "crisi" delle Amministrazioni che reggono gli 8101 Comuni d'Italia tra i quali Barletta (forse ci sbagliamo?) c'è l'adozione o le varianti del Piano Urbanistico Generale già Piano Regolatore Generale. Può sembrare una esagerazione ( e forse lo è !) ma adottare un P.U.G. per un Comune, piccolo o grande che sia, vuol dire mettere in moto un perverso meccanismo che "macina" interessi politici, economici e lavorativi tali da produrre il più delle volte crisi amministrative. Ma quasi 150 anni fa non fu proprio questo lo spirito della Legge n.2359 del 25 giugno 1865 che istituiva il Piano Regolatore Generale Comunale. Quella legge era costituita da due parti: un Piano regolatore edilizio, il cui ambito d'intervento era il perimetro della Città esistente e un Piano d'ampliamento, il cui ambito era il circondario esterno. Si stabiliva inoltre che "… il P.R.G.C. è uno strumento facoltativo. I Comuni che vogliono dotarsene devono fare precisa richiesta giustificando l'esigenza e che è esteso al solo territorio urbano, mentre nelle campagne non si ha planificazione edilizia. E' direttamente attuativo, non ha bisogno di un ulteriore livello di attuazione. Ha durata limitata nel tempo di 25 anni. La sua entrata in vigore ha dichiarazione di pubblica utilità. Ha veste di tipo iconico, dettaglio fino alla scala architettonica, con la sua morfologia architettonica (semplicemente è una piantina topografica)". Questa prima Legge fu sostituita dalla successiva n.1150 del 17.8.1942 che introdusse un nuovo tipo di Piano regolatore con radicale trasformazione delle sue caratteristiche.
Barletta, come al solito anticipatrice di eventi epocali, trenta anni prima dell'emanazione della Legge e cioè nel 1834 cercò di dotarsi di una specie di piano regolatore che denominò "Statuto per la regolare formazione del Borgo di Barletta. Attribuzione della Deputazione Edilizia e dei suoi Membri Componenti " (fig.1). Nei primi articoli si stabiliva che "…la Deputazione è composta da quattro proprietari Barlettani nominati da questo Decurionato (Consiglio Comunale n.d.r.). Questa presieduta dal Sindaco, con la funzione di Presidente, dovrà incaricarsi dell'osservanza rigorosa delle piante e degli statuti nelle costruzioni degli edifici del nuovo borgo. Riceverà le domande di chi vorrà fabbricare e sentito il parere dell'Architetto compilatore all'uopo nominato dall'Intendente della Provincia, fisserà le condizioni e delibererà delle concessioni". La prima bozza dello statuto era composta di 14 articoli e al n.9 si leggeva che "… Ogni edificio dovrà avere nel suo interno i recipienti delle materie coverti (coperti) e disposti in modo che nel pulirsi non ingombrano le strade, come altresì i canali delle acque lorde colle bocche sporgenti nell'interno dell'edificio in comunicazione di un pozzo di acqua perduto (pozzo nero) ". Praticamente con questa disposizione si eliminavano i canali fognanti a cielo aperto che scorrevano lungo le strade e che nei secoli avevano causato ripetute e micidiali epidemie di colera e peste, dando così il via ad una rudimentale rete fognante che vedrà la sua effettiva realizzazione solo alla fine del XIX secolo. Altro articolo importante è il n.14 con il quale il comune stabiliva che "… Tutti i proprietari dei fondi in vicinanza delle mura, anche dalla parte interna della Città, saranno obbligati a cederli al Comune, negli stessi modi sopra descritti ( esproprio n.d.r. ) quando il fabbisogno lo richiedesse per aprire nuove strade e così dare comunicazione tra la Città e il Borgo ".
Con l'emanazione della Legge del 1865 il Comune di Barletta colse l'occasione per mandare in soffitta il vecchio Statuto al quale naturalmente, con molta calma, dette un "successore". L'assemblea consiliare presieduta dal Sindaco Scelza iniziò a "lavorare" nel 1868 e dopo un anno con manifesti pubblici e inserzione sul n.136 del periodico "Il piccolo Corriere di Bari" datato 15 dicembre 1869 si notificava che "… Il Consiglio Comunale di Barletta, in Provincia di Terra di Bari, con verbale del 50 p.p. ha approvato il nuovo piano regolatore della Città, elevato dall'Ingegnere del Genio Civile sig. Rosalba Camillo con le tracciate innovazioni e sistemazioni del vecchio fabbricato e le norme dei nuovi edifici a sorgere per l'ampliamento della Città medesima. Questo piano trovasi depositato nella sala comunale di detta Città ove per 30 giorni consecutivi dalla presente pubblicazione resterà esposto a libera osservazione di tutti, per essere quindi, trascorso il cennato termine, inviato alla competente superiore Autorità per la relativa approvazione. Barletta dalla Residenza Municipale il 9 dicembre 1869 ". Questa prima stesura del Piano Regolatore non ebbe molta fortuna e infatti si dovette approntare un'altra "edizione". Dopo dieci anni, con deliberazione consiliare del 27 settembre 1879, approvava un altro, modificato, piano regolatore che però anche questo abortiva. Ne dava notizia il Sindaco facente funzioni Damato (fig.2) il quale comunicava che "…Il Consiglio Superiore dei LL.PP in adunanza del 26 giugno 1880 N.1079 sul Piano Regolatore Edilizio di questa Città approvato con deliberazione consiliare del 27 Settembre 1879 ed inviato con domanda del Municipio dalla Prefettura di Bari con nota del 29 aprile 1880 per ottenere la dichiarazione di pubblica utilità, emetteva il voto che allo stato degli atti la dimanda avanzata da questo Municipio non poteva essere accettata, ma potevasi riprodurre adempiendosi a quanto in esso voto si trovava da osservare in contraddizione alla legge 25 giugno 1865 ". Questa volta però non si attese tanto e soprattutto si incaricò un nuovo ingegnere per la stesura del nuovo Piano Regolatore che recepiva le eccezioni presentate dal Consiglio Superiore dei lavori Pubblici. Infatti dopo cinque anni dalla risposta negativa del Ministero, l'ing Beer presentava il "suo" piano regolatore, il 1° in assoluto per la Città di Barletta, che veniva approvato con Decreto Regio firmato dal Re Umberto I e registrato alla Corte dei Conti il 4 ottobre 1886. Il nuovo e finalmente approvato Piano regolatore terminava con una nota dell'ing. Beer sul modo di costruire i nuovi fabbricati ed affermava che "… Il fabbricato ordinato come sopra risulterebbe a grande decoro della Città, acquisterebbe politezza e nobiltà di aspetto e tornerebbe a sgravio di oneri pel pubblico erario. Non sarebbero a carico di questo Comune ma dei privati i pozzi potabili, i pozzi neri e le cisterne (le attuali urbanizzazioni n.d.r.). Le pubbliche vie risultando meno sviluppate per l'aggruppamento delle case in grandi isolati, sarebbe più agevole sistemarle, illuminarle e spazzarle nonché fognarle e la fognatura, nell'interesse della pubblica igiene, usata coi migliori sistemi attuati nelle più civili Città. Tutto quanto fatto è per Barletta di una suprema necessità e della maggiore urgenza ".
Come al solito a questo punto viene spontaneo chiedersi se erano belli quei tempi o se erano gli uomini di quegli anni, con i loro comportamenti, a renderli belli. Non per niente quel periodo è stato definito la "Belle époque". "Signori si nasce ed io lo nacqui !" Il Principe De Curtis docet».