Alla fine del Pantaniello, un pezzo di spiaggia abbandonato
“Lì dove il mare luccica”, abbonda l’incuria e l’incoscienza. All’orizzonte oggetti, pezzi di ferro, fazzoletti sparsi qua e là
lunedì 1 aprile 2013
"Lì dove il mare luccica e tira forte il vento…", forse sarà stato proprio il vento a portare sugli scogli innocenti tanta sporcizia. In effetti in una fresca mattinata primaverile, altro non potevamo desiderare che di ritrovarci sugli scogli del Pantaniello in fondo alla litoranea di Ponente di Barletta. La giornata promette bene, l'inverno sferza gli ultimi colpi di coda, ma il sole già riscalda gli animi e l'ambiente.
Una volta giunti laddove dovrebbe sentirsi il profumo del mare, il canto degli uccelli e il rumore delle onde che si avventano sugli scogli, non possiamo fare a meno di provare tristezza per il destino toccato a quel pezzo di spiaggia che lontano dagli eco dell'inquinamento cittadino, ancora poteva sperare di essere un piccolo paradiso proibito.
Il muretto che dovrebbe proteggere i passanti e i veicoli affinché non cadano nel mare è crollato, la zona tutta pericolante promette un piccolo precipizio, la recinzione del guard rail cade a pezzi per metà, e per l'altra fuoriesce con una punta pericolosissima da un pezzo di muro. A proteggere il piccolo ammasso di rocce scoscese che portano dritto nel mare tre umili transenne del Comune di Barletta, anch'esse arrugginite, fingono la loro presenza istituzionale reggendosi l'una all'altra palesemente derise dai piccoli oggetti sparsi qua e là, compagni di sventura un tempo appartenuti a una città che ha dimenticato cosa significhi il rispetto.
I segnalatori rifrangenti di curva, ormai piegati alla dura logica del mercato, secondo la quale bisogna curare solo ciò che è maggiormente esposto alla vista, vivono il loro stato di emarginazione, anche loro colpiti dal morbo della ruggine, ma convinti di poter ancora essere d'aiuto per qualche automobilista, si ergono orgogliosi su paletti fatiscenti, come fossero spaventapasseri. Così, quasi allarmati, i corridori e coloro che per caso o per diletto si trovino a passare da questo tratto di spiaggia da tutti dimenticato, subito invertono il cammino, facendo rotta verso zone, si spera, meno contaminate. Purtroppo anche andando a ritroso, le nostre aspettative sono più che disilluse, risalendo verso la città la situazione non migliora per niente. Sulla strada giacciono due casupole abbandonate rifugio di fortuna per gli animali nella notte, nei pressi delle quali è inevitabile essere bersaglio scelto di insetti di ogni sorta, per non far caso poi, ma l'occhio inevitabilmente vi ricade, alla miriade di fazzoletti riversi sul lembo di sabbia antecedente l'entrata in spiaggia, pezzi di vita più o meno sprecata.
Lì dove il mare luccica, abbonda l'incuria, l'incoscienza, la mala educazione. Lì dove il mare luccica grida forte il desiderio dei cittadini che il loro mare lo hanno amato, lo amano e intendono amarlo ancora per molto.
Una volta giunti laddove dovrebbe sentirsi il profumo del mare, il canto degli uccelli e il rumore delle onde che si avventano sugli scogli, non possiamo fare a meno di provare tristezza per il destino toccato a quel pezzo di spiaggia che lontano dagli eco dell'inquinamento cittadino, ancora poteva sperare di essere un piccolo paradiso proibito.
Il muretto che dovrebbe proteggere i passanti e i veicoli affinché non cadano nel mare è crollato, la zona tutta pericolante promette un piccolo precipizio, la recinzione del guard rail cade a pezzi per metà, e per l'altra fuoriesce con una punta pericolosissima da un pezzo di muro. A proteggere il piccolo ammasso di rocce scoscese che portano dritto nel mare tre umili transenne del Comune di Barletta, anch'esse arrugginite, fingono la loro presenza istituzionale reggendosi l'una all'altra palesemente derise dai piccoli oggetti sparsi qua e là, compagni di sventura un tempo appartenuti a una città che ha dimenticato cosa significhi il rispetto.
I segnalatori rifrangenti di curva, ormai piegati alla dura logica del mercato, secondo la quale bisogna curare solo ciò che è maggiormente esposto alla vista, vivono il loro stato di emarginazione, anche loro colpiti dal morbo della ruggine, ma convinti di poter ancora essere d'aiuto per qualche automobilista, si ergono orgogliosi su paletti fatiscenti, come fossero spaventapasseri. Così, quasi allarmati, i corridori e coloro che per caso o per diletto si trovino a passare da questo tratto di spiaggia da tutti dimenticato, subito invertono il cammino, facendo rotta verso zone, si spera, meno contaminate. Purtroppo anche andando a ritroso, le nostre aspettative sono più che disilluse, risalendo verso la città la situazione non migliora per niente. Sulla strada giacciono due casupole abbandonate rifugio di fortuna per gli animali nella notte, nei pressi delle quali è inevitabile essere bersaglio scelto di insetti di ogni sorta, per non far caso poi, ma l'occhio inevitabilmente vi ricade, alla miriade di fazzoletti riversi sul lembo di sabbia antecedente l'entrata in spiaggia, pezzi di vita più o meno sprecata.
Lì dove il mare luccica, abbonda l'incuria, l'incoscienza, la mala educazione. Lì dove il mare luccica grida forte il desiderio dei cittadini che il loro mare lo hanno amato, lo amano e intendono amarlo ancora per molto.