Alemanno-Cascella: dibattito tra sindaci
Il tessuto comunale nelle pieghe nazionali ed europee
sabato 28 settembre 2013
14.25
Si entra e si esce ma la porta del Comune, per chi ama davvero la politica, ha una soglia su cui ci si deve sempre soffermare. A Barletta, presso il Gos, Gianni Alemanno, il sindaco uscente di Roma, e Pasquale Cascella, il neo sindaco di Barletta, si incontrano per confrontarsi sulla valenza dei Comuni e sulle incombenze governative che vincolano l'operato amministrativo.
Sull'inversione di marcia della logica federale italiana, sono entrambi concordi con la legge elettorale che prevede l'elezione diretta del sindaco e il secondo turno; unico sistema elettorale, quello amministrativo, che permette una sovranità diretta, cosciente e responsabile. Di diverso orientamento politico, si soffermano su quello che differenzia un'amministrazione di centro-destra da una di centro-sinistra: «Essendoci esigenze cittadine pressanti, la corsa ideologica degli schieramenti viene a mancare in favore di una concretezza fattuale più vicina ai cittadini. Detto questo - incalza Alemanno - nella mia esperienza di sindaco del comune più popoloso d'Italia, mi sono trovato a discutere con un'opposizione di centro-sinistra che sventolava i vessilli dell'ambientalismo radicale, delle pari opportunità che, su un livello comunale, non sono utili in termini di efficacia. Un'amministrazione di destra sociale, quale è stata la mia, era orientata allo sviluppo economico, a un progresso più disinvolto e meno bacato per il recupero urbano». Cascella approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Io allo sviluppo economico prediligo quello sostenibile e l'affidamento ai servizi sociali perché credo fermamente nel miglioramento delle coscienze. Sono diventato sindaco di Barletta avendo una visione omogenea, inclusiva e responsabile mentre reputo la maggior parte delle leadership di destra, legate a interessi particolari. La mia opposizione, nello specifico, suole scrollarsi di dosso le passate colpe dei debiti fuori bilancio, che io ora mi trovo a gestire con estrema difficoltà. Io ho bisogno di un'opposizione con la quale dialogare per rimettere in sesto quest'area dell'ex distilleria sottratta alla speculazione edilizia, e non che voglia ancora aggiungere cemento in periferia.
A entrambi viene chiesta la gestione della macchina burocratico-amministrativa con il patto di stabilità: «Se esiste una follia tutta italiana, quella è il patto di stabilità - esordisce Alemanno - perché è un modo perverso di interpretare i vincoli europei. La nostra è una politica economica paradossale, a causa della quale i comuni non possono nemmeno fare manutenzione del patrimonio edilizio; l'Italia è contributrice europea per 13 miliardi annuali, ed è beneficiaria solo di 9 quindi ci deve essere maggiore collaborazione tra nazione e regioni affinché i comuni possano accedere ai bandi europei per implementare progetti virtuosi». Cascella invece si pone una domanda: «Ma chi è davvero europeo? Mi viene da pensare che forse neanche la stessa Europa è tanto europea se per europeo intendiamo l'ideologia di cooperazione internazionale e di reciproco sostegno. L'Europa stringe i comuni in una morsa e non permette campagne di promozione del territorio se gli stessi binari su cui devono muoversi i vagoni comunali sono dissestati».
La discussione si conclude con la riflessione sui beni culturali e Alemanno porta la sua esperienza personale: «C'è un estremo bisogno di intraprendenze private: quando si tratta di ristrutturazioni importanti come quella del Colosseo, un comune non può farsi carico di una tale impresa e deve necessariamente piegarsi a sponsorizzazioni private, a gare di appalto spietate per ridare dignità alle cartoline delle nostre città». Sul patrimonio culturale di Barletta, il nostro sindaco si esprime in termini di servizi: «L'offerta turistica di Barletta è eccezionale ma allo stesso tempo paralizzata; non dobbiamo accontentarci delle pietre monumentali del passato, ma dobbiamo ravvivarle con il dinamismo dei servizi alla comunità, della promozione dei prodotti locali».
L'etica della responsabilità chiude le porte della discussione, con una riflessione di carattere morale, quella che ogni privato cittadino dovrebbe rammentare nel momento in cui parcheggia selvaggiamente, quando non emette lo scontrino fiscale, quando la sua disonestà prevarica sulla responsabilità individuale-collettiva. Più tecnostrutture centralizzate, più controlli di sorveglianza con azioni coperte, più sicurezza per le strade e lotta alla fitta corruzione. Insomma, la solita spinta dal basso che l'alto ci richiede per tappare i buchi istituzionali.
Sull'inversione di marcia della logica federale italiana, sono entrambi concordi con la legge elettorale che prevede l'elezione diretta del sindaco e il secondo turno; unico sistema elettorale, quello amministrativo, che permette una sovranità diretta, cosciente e responsabile. Di diverso orientamento politico, si soffermano su quello che differenzia un'amministrazione di centro-destra da una di centro-sinistra: «Essendoci esigenze cittadine pressanti, la corsa ideologica degli schieramenti viene a mancare in favore di una concretezza fattuale più vicina ai cittadini. Detto questo - incalza Alemanno - nella mia esperienza di sindaco del comune più popoloso d'Italia, mi sono trovato a discutere con un'opposizione di centro-sinistra che sventolava i vessilli dell'ambientalismo radicale, delle pari opportunità che, su un livello comunale, non sono utili in termini di efficacia. Un'amministrazione di destra sociale, quale è stata la mia, era orientata allo sviluppo economico, a un progresso più disinvolto e meno bacato per il recupero urbano». Cascella approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Io allo sviluppo economico prediligo quello sostenibile e l'affidamento ai servizi sociali perché credo fermamente nel miglioramento delle coscienze. Sono diventato sindaco di Barletta avendo una visione omogenea, inclusiva e responsabile mentre reputo la maggior parte delle leadership di destra, legate a interessi particolari. La mia opposizione, nello specifico, suole scrollarsi di dosso le passate colpe dei debiti fuori bilancio, che io ora mi trovo a gestire con estrema difficoltà. Io ho bisogno di un'opposizione con la quale dialogare per rimettere in sesto quest'area dell'ex distilleria sottratta alla speculazione edilizia, e non che voglia ancora aggiungere cemento in periferia.
A entrambi viene chiesta la gestione della macchina burocratico-amministrativa con il patto di stabilità: «Se esiste una follia tutta italiana, quella è il patto di stabilità - esordisce Alemanno - perché è un modo perverso di interpretare i vincoli europei. La nostra è una politica economica paradossale, a causa della quale i comuni non possono nemmeno fare manutenzione del patrimonio edilizio; l'Italia è contributrice europea per 13 miliardi annuali, ed è beneficiaria solo di 9 quindi ci deve essere maggiore collaborazione tra nazione e regioni affinché i comuni possano accedere ai bandi europei per implementare progetti virtuosi». Cascella invece si pone una domanda: «Ma chi è davvero europeo? Mi viene da pensare che forse neanche la stessa Europa è tanto europea se per europeo intendiamo l'ideologia di cooperazione internazionale e di reciproco sostegno. L'Europa stringe i comuni in una morsa e non permette campagne di promozione del territorio se gli stessi binari su cui devono muoversi i vagoni comunali sono dissestati».
La discussione si conclude con la riflessione sui beni culturali e Alemanno porta la sua esperienza personale: «C'è un estremo bisogno di intraprendenze private: quando si tratta di ristrutturazioni importanti come quella del Colosseo, un comune non può farsi carico di una tale impresa e deve necessariamente piegarsi a sponsorizzazioni private, a gare di appalto spietate per ridare dignità alle cartoline delle nostre città». Sul patrimonio culturale di Barletta, il nostro sindaco si esprime in termini di servizi: «L'offerta turistica di Barletta è eccezionale ma allo stesso tempo paralizzata; non dobbiamo accontentarci delle pietre monumentali del passato, ma dobbiamo ravvivarle con il dinamismo dei servizi alla comunità, della promozione dei prodotti locali».
L'etica della responsabilità chiude le porte della discussione, con una riflessione di carattere morale, quella che ogni privato cittadino dovrebbe rammentare nel momento in cui parcheggia selvaggiamente, quando non emette lo scontrino fiscale, quando la sua disonestà prevarica sulla responsabilità individuale-collettiva. Più tecnostrutture centralizzate, più controlli di sorveglianza con azioni coperte, più sicurezza per le strade e lotta alla fitta corruzione. Insomma, la solita spinta dal basso che l'alto ci richiede per tappare i buchi istituzionali.