Acqua pubblica contro il nucleare, aspettando il referendum
Una nota del responsabile coordinamento antinucleare. Confronto fra elettricità, petrolio ed energie rinnovabili
domenica 20 marzo 2011
Quello che sta avvenendo negli ultimi giorni in Giappone è sotto gli occhi di tutti e crediamo non lascia particolari dubbi sulla catastrofe atomica che sta coinvolgendo e sconvolgendo l'intero pianeta.
Invece andrebbe approfondita la riflessione sul perché siamo arrivati a tutto questo e soprattutto quali sono le conseguenze di questo disastro che, nonostante le rassicurazioni delle autorità giapponesi, rischia di essere un disastro atomico ben più devastante di quello di Chernobyl. Solo dinanzi alla tragedia giapponese i governanti del mondo,ad eccezione di quello italiano,scoprono di colpo che le centrali atomiche non sono più sicure e aprono ad una verifica su tutti gli impianti,congelando i nuovi progetti nucleari.
Ma fino a qualche giorno fa tutti i leader mondiali affermavano che i 455 impianti nucleari sparsi per il mondo non solo erano sicuri ma, soprattutto, indispensabili per risolvere il problema dell'approvvigionamento di energia e per limitare l'inquinamento. Non è così perché i consumi mondiali di energia suddivisi per fonte mostrano che l'elettricità incide solo per il 17% mentre il petrolio da solo incide per il 42%.
Se poi si analizza la produzione mondiale di elettricità si vede che solo il 6 % di elettricità viene prodotta con petrolio e il 14% con nucleare. Quindi il nucleare contribuisce ai consumi mondiali di energia per poco più del 2 %. Anche per quanto riguarda l'inquinamento non è vero che non ci sono emissioni visto che l'intero ciclo del nucleare, dall'estrazione dell'uranio allo smantellamento della centrale,avviene con l'utilizzo di tanta energia presa da fonti fossili.
Questo già basterebbe per sancire definitivamente qualsiasi ipotesi, in Italia e nel mondo,di utilizzo di impianti nucleari per produrre energia. Invece ci troviamo davanti ad un governo italiano che nonostante il disastro atomico in Giappone continua ad andare avanti con l'idea del ritorno dell'Italia al nucleare.
Per questo oggi è importante impegnarsi per portare a casa la vittoria sui tre SI al referendum acqua+nucleare ma,c'è anche la necessità di costruire un agire collettivo che sappia ridefinire il concetto stesso di bene comune dinanzi ad un capitalismo che non solo mercifica tutte le fonti della nostra esistenza,(l'acqua,la terra,l'energia,i saperi) ma che ci porta definitivamente verso la distruzione. La battaglia attorno alla difesa dei beni comuni rappresenta per noi l'occasione per cercare di aprire ad una nuova soggettività, capace di rifondare il concetto stesso di democrazia in cui si delinei concretamente la possibilità di costruire altre "istituzioni".
Per questo è importante la campagna referendaria che come movimenti stiamo portando avanti per il ritorno alla gestione pubblica delle risorse idriche e per fermare la sciagurata idea del ritorno al nucleare. Noi lo abbiamo fatto con la manifestazione del 12 marzo a Bari e continueremo a farlo con quella nazionale del 26 marzo a Roma ma crediamo anche che ci deve essere uno sforzo collettivo per cercare di vincere la partita referendaria. Ed è per questo che come Coordinamento Antinucleare insieme al Forum Acqua bene comune abbiamo sollecitato l'amministrazione di Barletta a prendere posizione sul referendum.
Crediamo che le amministrazioni pubbliche come anche i partiti cosiddetti di sinistra,completamente assenti su queste tematiche,debbano impegnarsi concretamente e non solo a parole appoggiando i tre Si al referendum ma anche convocando Consigli Comunali monotematici che ribadiscano un no secco al nucleare e alla privatizzazione dei servizi idrici.
Invece andrebbe approfondita la riflessione sul perché siamo arrivati a tutto questo e soprattutto quali sono le conseguenze di questo disastro che, nonostante le rassicurazioni delle autorità giapponesi, rischia di essere un disastro atomico ben più devastante di quello di Chernobyl. Solo dinanzi alla tragedia giapponese i governanti del mondo,ad eccezione di quello italiano,scoprono di colpo che le centrali atomiche non sono più sicure e aprono ad una verifica su tutti gli impianti,congelando i nuovi progetti nucleari.
Ma fino a qualche giorno fa tutti i leader mondiali affermavano che i 455 impianti nucleari sparsi per il mondo non solo erano sicuri ma, soprattutto, indispensabili per risolvere il problema dell'approvvigionamento di energia e per limitare l'inquinamento. Non è così perché i consumi mondiali di energia suddivisi per fonte mostrano che l'elettricità incide solo per il 17% mentre il petrolio da solo incide per il 42%.
Se poi si analizza la produzione mondiale di elettricità si vede che solo il 6 % di elettricità viene prodotta con petrolio e il 14% con nucleare. Quindi il nucleare contribuisce ai consumi mondiali di energia per poco più del 2 %. Anche per quanto riguarda l'inquinamento non è vero che non ci sono emissioni visto che l'intero ciclo del nucleare, dall'estrazione dell'uranio allo smantellamento della centrale,avviene con l'utilizzo di tanta energia presa da fonti fossili.
Questo già basterebbe per sancire definitivamente qualsiasi ipotesi, in Italia e nel mondo,di utilizzo di impianti nucleari per produrre energia. Invece ci troviamo davanti ad un governo italiano che nonostante il disastro atomico in Giappone continua ad andare avanti con l'idea del ritorno dell'Italia al nucleare.
Per questo oggi è importante impegnarsi per portare a casa la vittoria sui tre SI al referendum acqua+nucleare ma,c'è anche la necessità di costruire un agire collettivo che sappia ridefinire il concetto stesso di bene comune dinanzi ad un capitalismo che non solo mercifica tutte le fonti della nostra esistenza,(l'acqua,la terra,l'energia,i saperi) ma che ci porta definitivamente verso la distruzione. La battaglia attorno alla difesa dei beni comuni rappresenta per noi l'occasione per cercare di aprire ad una nuova soggettività, capace di rifondare il concetto stesso di democrazia in cui si delinei concretamente la possibilità di costruire altre "istituzioni".
Per questo è importante la campagna referendaria che come movimenti stiamo portando avanti per il ritorno alla gestione pubblica delle risorse idriche e per fermare la sciagurata idea del ritorno al nucleare. Noi lo abbiamo fatto con la manifestazione del 12 marzo a Bari e continueremo a farlo con quella nazionale del 26 marzo a Roma ma crediamo anche che ci deve essere uno sforzo collettivo per cercare di vincere la partita referendaria. Ed è per questo che come Coordinamento Antinucleare insieme al Forum Acqua bene comune abbiamo sollecitato l'amministrazione di Barletta a prendere posizione sul referendum.
Crediamo che le amministrazioni pubbliche come anche i partiti cosiddetti di sinistra,completamente assenti su queste tematiche,debbano impegnarsi concretamente e non solo a parole appoggiando i tre Si al referendum ma anche convocando Consigli Comunali monotematici che ribadiscano un no secco al nucleare e alla privatizzazione dei servizi idrici.