Abbandonare le «polemiche antiche» per una nuova identità della Destra
Una nota dell'avv. Di Paola, in attesa dell'appuntamento questa sera con lo scrittore Marcello Veneziani. «E' inutile filosofeggiare»
venerdì 7 settembre 2012
«Abbiamo toccato il fondo. Anche se il peggio può ancora arrivare da una classe politica che giorno dopo giorno, a livello nazionale come nelle sedi locali, dimostra di essere inetta, presuntuosa, arrogante, sprezzante degli interessi delle collettività che dovrebbe rappresentare, dunque inutile e meritevole di essere travolta dal corso della Storia. Con buona pace delle poche apprezzabili eccezioni». E' quanto scrive l'avvocato Carmine Di Paola, che con questa sua nota introduce l'appuntamento di questa sera presso la sala rossa con lo scrittore Marcello Veneziani.
«Il Paese ne è consapevole, è disgustato, è attratto fatalmente dall'antipolitica ed è motivato da risentimento verso il Palazzo e le variegate corti che ancora vi abitano. Se l'abisso appare molto vicino – non occorrono doti divinatorie per pensare ad una Nazione destinata al collasso, sul piano materiale ed ancor di più su quello morale – è ora di rimboccarsi le maniche prima che sia troppo tardi e mettersi a fare seriamente. Cosa? A "ricostruire un soggetto civile, prima che politico e culturale" che dia senso, contenuti e dignità all'area politica identificata nella DESTRA. Va ricordato al riguardo l'appello che recentemente Marcello Veneziani ha lanciato "a tutte le destre e non solo", rivolgendosi "apertamente e direttamente a chi allo stato esprime su posizioni diverse il desiderio di ricominciare daccapo". Sicchè oggi provo ad integrare il suo intervento, con intento sicuramente costruttivo, dalla privilegiata posizione (la mia personale, analoga a quella di Veneziani) di chi non intende più impegnarsi per primeggiare ma è spinto dall'ansia di contribuire alla edificazione di una nuova casa comune.
Nella prospettiva così accennata, è indispensabile parlar chiaro e senza ipocrisie. L'iniziativa non può che partire dalla base, dalla società civile, dal cittadino esasperato ed ispirato. E deve rigorosamente prescindere dai vertici dell'attuale Politica, comunque siglati e rappresentati, che invece vanno mantenuti a debita distanza: perché, essendo inquinati, inquinano e comprometterebbero il buon esito dell'esperimento. Che dunque si dica a tutti quelli che hanno fatto della politica una professione, nessuno escluso, che il loro ciclo si è definito, che il Paese non ha più necessità di loro, che devono farsi da parte, con un gesto di reale resipiscenza, essendo avvertita la loro permanenza come dannosa ingerenza, non più sostenibile. Azzerando i vertici forse riusciremmo a liberarci di quel modo inaccettabile di vivere la politica come intrallazzo, malaffare, illecito accomodamento, indebito arricchimento, lottizzazione del potere, connivenza con le mafie e la delinquenza, privilegio di casta. È inutile filosofeggiare. Il "sistema" che oggi ci opprime è stato quanto meno da quei vertici accettato e subito in silenzio, quando non condiviso ed esaltato. Ed allora vadano tutti a casa.
E poi, nelle (ideali) piazze di ogni Paese si incontrino i migliori, i tanti cittadini umili ed onesti, che hanno "la voglia di futuro ma che non intendono perdere la memoria storica". Che sentono di potersi ancora spendere per i principi identificativi della Destra (il culto della Patria – che pur deve allargarsi, ma senza dimenticare la propria storia, le radici, le tradizioni; il rispetto del principio di legalità – senza del quale nessuna società può fondarsi e crescere; la riaffermazione del messaggio cristiano, fondante della nostra Civiltà – che deve confrontarsi dialetticamente in un contesto globalizzato con gli altri credo religiosi; il senso intimo, rigoroso e forte dello Stato e delle Istituzioni – per il quale la posizione "particolare" deve cedere di fronte alla esigenza "generale"; il recupero della meritocrazia – sistema unico e indispensabile per riattivare il motore della crescita; la salvaguardia della vita umana e della famiglia – nucleo sostanziale e non formale, da non penalizzare ma da rianimare pur nella laica accettazione delle realtà diverse). Ed i cittadini che per primi si attiveranno sollecitino gli altri, a seguire, perchè con un processo spontaneo di adesione al progetto si operi una attenta selezione per creare una nuova degna classe politica.
Tutto ciò è possibile. Ad una ulteriore condizione. Che si depongano le armi delle polemiche antiche, che si rinunzi da parte di tutti alle pregresse appartenenze partitiche (ove già esistenti), che si considerino quali reperti archeologici i riferimenti ai vecchi leader, che si partecipi unicamente per realizzare in assoluta libertà la "nuova rivoluzione conservatrice italiana, conservatrice sul piano dei principi e dei beni, rivoluzionaria sul piano delle innovazioni pubbliche e sociali" (così Marcello Veneziani).
Chi ha coraggio, passione civile, etica e ideale si faccia avanti. È il momento di reagire per riappropriarci degli spazi che per troppo tempo ci sono stati espropriati e che appartengono a tutti, nella concretezza quotidiana, e non ad una oligarchia autoreferenziale e parassita. L'auspicio è che possa nascere un movimento spontaneo capace di resuscitare la Destra e di esprimere un vero soggetto politico. Nella prospettiva che a Sinistra si viva la crisi attuale con identica energia spirituale e con analogo cinico atteggiamento verso il passato. Per consegnare ai giovani una democrazia autentica.
Il tema così accennato è suggestivo. Credo allora non sarà tempo sprecato essere presenti questa sera, alle 19.00, presso la "Sala rossa" del Castello Svevo, all'incontro con Marcello Veneziani. Il quale, in occasione della presentazione di un suo libro ("La rivoluzione conservatrice in Italia"), quel tema tratterà da par suo, affidando alle intelligenze e coscienze nostre una proposta per ripartire».
«Il Paese ne è consapevole, è disgustato, è attratto fatalmente dall'antipolitica ed è motivato da risentimento verso il Palazzo e le variegate corti che ancora vi abitano. Se l'abisso appare molto vicino – non occorrono doti divinatorie per pensare ad una Nazione destinata al collasso, sul piano materiale ed ancor di più su quello morale – è ora di rimboccarsi le maniche prima che sia troppo tardi e mettersi a fare seriamente. Cosa? A "ricostruire un soggetto civile, prima che politico e culturale" che dia senso, contenuti e dignità all'area politica identificata nella DESTRA. Va ricordato al riguardo l'appello che recentemente Marcello Veneziani ha lanciato "a tutte le destre e non solo", rivolgendosi "apertamente e direttamente a chi allo stato esprime su posizioni diverse il desiderio di ricominciare daccapo". Sicchè oggi provo ad integrare il suo intervento, con intento sicuramente costruttivo, dalla privilegiata posizione (la mia personale, analoga a quella di Veneziani) di chi non intende più impegnarsi per primeggiare ma è spinto dall'ansia di contribuire alla edificazione di una nuova casa comune.
Nella prospettiva così accennata, è indispensabile parlar chiaro e senza ipocrisie. L'iniziativa non può che partire dalla base, dalla società civile, dal cittadino esasperato ed ispirato. E deve rigorosamente prescindere dai vertici dell'attuale Politica, comunque siglati e rappresentati, che invece vanno mantenuti a debita distanza: perché, essendo inquinati, inquinano e comprometterebbero il buon esito dell'esperimento. Che dunque si dica a tutti quelli che hanno fatto della politica una professione, nessuno escluso, che il loro ciclo si è definito, che il Paese non ha più necessità di loro, che devono farsi da parte, con un gesto di reale resipiscenza, essendo avvertita la loro permanenza come dannosa ingerenza, non più sostenibile. Azzerando i vertici forse riusciremmo a liberarci di quel modo inaccettabile di vivere la politica come intrallazzo, malaffare, illecito accomodamento, indebito arricchimento, lottizzazione del potere, connivenza con le mafie e la delinquenza, privilegio di casta. È inutile filosofeggiare. Il "sistema" che oggi ci opprime è stato quanto meno da quei vertici accettato e subito in silenzio, quando non condiviso ed esaltato. Ed allora vadano tutti a casa.
E poi, nelle (ideali) piazze di ogni Paese si incontrino i migliori, i tanti cittadini umili ed onesti, che hanno "la voglia di futuro ma che non intendono perdere la memoria storica". Che sentono di potersi ancora spendere per i principi identificativi della Destra (il culto della Patria – che pur deve allargarsi, ma senza dimenticare la propria storia, le radici, le tradizioni; il rispetto del principio di legalità – senza del quale nessuna società può fondarsi e crescere; la riaffermazione del messaggio cristiano, fondante della nostra Civiltà – che deve confrontarsi dialetticamente in un contesto globalizzato con gli altri credo religiosi; il senso intimo, rigoroso e forte dello Stato e delle Istituzioni – per il quale la posizione "particolare" deve cedere di fronte alla esigenza "generale"; il recupero della meritocrazia – sistema unico e indispensabile per riattivare il motore della crescita; la salvaguardia della vita umana e della famiglia – nucleo sostanziale e non formale, da non penalizzare ma da rianimare pur nella laica accettazione delle realtà diverse). Ed i cittadini che per primi si attiveranno sollecitino gli altri, a seguire, perchè con un processo spontaneo di adesione al progetto si operi una attenta selezione per creare una nuova degna classe politica.
Tutto ciò è possibile. Ad una ulteriore condizione. Che si depongano le armi delle polemiche antiche, che si rinunzi da parte di tutti alle pregresse appartenenze partitiche (ove già esistenti), che si considerino quali reperti archeologici i riferimenti ai vecchi leader, che si partecipi unicamente per realizzare in assoluta libertà la "nuova rivoluzione conservatrice italiana, conservatrice sul piano dei principi e dei beni, rivoluzionaria sul piano delle innovazioni pubbliche e sociali" (così Marcello Veneziani).
Chi ha coraggio, passione civile, etica e ideale si faccia avanti. È il momento di reagire per riappropriarci degli spazi che per troppo tempo ci sono stati espropriati e che appartengono a tutti, nella concretezza quotidiana, e non ad una oligarchia autoreferenziale e parassita. L'auspicio è che possa nascere un movimento spontaneo capace di resuscitare la Destra e di esprimere un vero soggetto politico. Nella prospettiva che a Sinistra si viva la crisi attuale con identica energia spirituale e con analogo cinico atteggiamento verso il passato. Per consegnare ai giovani una democrazia autentica.
Il tema così accennato è suggestivo. Credo allora non sarà tempo sprecato essere presenti questa sera, alle 19.00, presso la "Sala rossa" del Castello Svevo, all'incontro con Marcello Veneziani. Il quale, in occasione della presentazione di un suo libro ("La rivoluzione conservatrice in Italia"), quel tema tratterà da par suo, affidando alle intelligenze e coscienze nostre una proposta per ripartire».