«A proposito del bollettino del Comune di Barletta»
Scrive il direttore del “Fieramosca” Renato Russo
domenica 13 ottobre 2013
Doverosamente segue la replica di Renato Russo, direttore del mensile "Il Fieramosca", che ha compilato e inviato alla nostra redazione la seguente nota in seguito alla determina dirigenziale n. 1052, rintracciabile sull'albo pretorio online del Comune di Barletta, il cui contenuto è stato riportato sulle nostre pagine.
«Con riferimento al vostro comunicato di mercoledì 9 ottobre circa la presenza sul nostro periodico mensile "Il Fieramosca" del bollettino del Comune, mi sia consentita qualche puntualizzazione. Questa collaborazione risale al gennaio del 2001, concertata con l'amministrazione Salerno in seguito alla introduzione della legge 150/2000 avente per oggetto "Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni" che prescriveva l'obbligo, per ogni Comune, di utilizzare la stampa locale al fine di diffondere la conoscenza delle proprie attività. Legge ribadita sei anni dopo con l'introduzione della normativa sulla trasparenza degli atti della Pubblica Amministrazione (D.L. 31 luglio 2006 n. 177), decreto che prescrive, per gli enti pubblici, visibilità a mezzo stampa a beneficio dei cittadini. Voglio subito chiarire che il nostro ruolo non è solo quello di stampare un notiziario del Comune, cioè non si riduce ad una mera operazione tipografica, ma contribuiamo noi stessi, con la selezione delle notizie e la sintesi dei testi, alla redazione del bollettino, arricchendolo, ove necessario, con immagini tratte dal nostro archivio fotografico.
Inoltre è vero che per un lungo periodo il Comune ha utilizzato un proprio notiziario (Prima Pagina) ma con un costo tre volte maggiore del nostro, gravato da spese postali, e comunque si trattava di due organismi informativi diversi: quello comunale riportava infatti la sintesi di qualche determina specifica o intervento di un singolo assessore, il nostro dà rilievo invece alle attività della P.A. operando una selezione fra le numerose notizie pervenute. Il costo da noi praticato è pertanto proporzionato al volume, del lavoro svolto e al numero di copie prodotte e quanto al recente adeguamento del 20%, risponde ad un'esigenza dei costi lievitati negli ultimi anni nella misura del 40%.
Voglio sottolineare l'oggettiva convenienza del Comune a servirsi del nostro veicolo informativo: 1) perché ben altri sarebbero i costi per l'ente comunale se dovesse accollarsi autonomamente l'organizzazione e stampa del proprio notiziario; 2) perché, mentre il Comune si limita a pagare il costo di un inserto di otto pagine, in realtà i cittadini sono raggiunti da un giornale di 56 pagine! Mi sia consentita un'ultima riflessione. Benché il vostro articolo sia letteralmente corretto e riporta cifre esatte, traspare però già dalla tempestività della notizia e dal puntiglioso dettaglio informativo, l'intenzione di suscitare nei lettori un clima di sospettose ambiguità e di pruriginosi inconfessati retroscena. Insomma come un invito neanche tanto mascherato, a prevedibili commenti corrosivi da parte dei vostri lettori, per logiche non frutto di critiche oneste e serene, ma di frettolosi e superficiali commenti, spesso gratuitamente offensivi. E allora, che esercitiate questa vostra prerogativa invitando a giudizi sommari e senza appello in danno di chi esercita il nostro stesso lavoro giornalistico, non può che alimentare in noi un fondo di amarezza che la serietà del nostro impegno non merita».
«Con riferimento al vostro comunicato di mercoledì 9 ottobre circa la presenza sul nostro periodico mensile "Il Fieramosca" del bollettino del Comune, mi sia consentita qualche puntualizzazione. Questa collaborazione risale al gennaio del 2001, concertata con l'amministrazione Salerno in seguito alla introduzione della legge 150/2000 avente per oggetto "Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni" che prescriveva l'obbligo, per ogni Comune, di utilizzare la stampa locale al fine di diffondere la conoscenza delle proprie attività. Legge ribadita sei anni dopo con l'introduzione della normativa sulla trasparenza degli atti della Pubblica Amministrazione (D.L. 31 luglio 2006 n. 177), decreto che prescrive, per gli enti pubblici, visibilità a mezzo stampa a beneficio dei cittadini. Voglio subito chiarire che il nostro ruolo non è solo quello di stampare un notiziario del Comune, cioè non si riduce ad una mera operazione tipografica, ma contribuiamo noi stessi, con la selezione delle notizie e la sintesi dei testi, alla redazione del bollettino, arricchendolo, ove necessario, con immagini tratte dal nostro archivio fotografico.
Inoltre è vero che per un lungo periodo il Comune ha utilizzato un proprio notiziario (Prima Pagina) ma con un costo tre volte maggiore del nostro, gravato da spese postali, e comunque si trattava di due organismi informativi diversi: quello comunale riportava infatti la sintesi di qualche determina specifica o intervento di un singolo assessore, il nostro dà rilievo invece alle attività della P.A. operando una selezione fra le numerose notizie pervenute. Il costo da noi praticato è pertanto proporzionato al volume, del lavoro svolto e al numero di copie prodotte e quanto al recente adeguamento del 20%, risponde ad un'esigenza dei costi lievitati negli ultimi anni nella misura del 40%.
Voglio sottolineare l'oggettiva convenienza del Comune a servirsi del nostro veicolo informativo: 1) perché ben altri sarebbero i costi per l'ente comunale se dovesse accollarsi autonomamente l'organizzazione e stampa del proprio notiziario; 2) perché, mentre il Comune si limita a pagare il costo di un inserto di otto pagine, in realtà i cittadini sono raggiunti da un giornale di 56 pagine! Mi sia consentita un'ultima riflessione. Benché il vostro articolo sia letteralmente corretto e riporta cifre esatte, traspare però già dalla tempestività della notizia e dal puntiglioso dettaglio informativo, l'intenzione di suscitare nei lettori un clima di sospettose ambiguità e di pruriginosi inconfessati retroscena. Insomma come un invito neanche tanto mascherato, a prevedibili commenti corrosivi da parte dei vostri lettori, per logiche non frutto di critiche oneste e serene, ma di frettolosi e superficiali commenti, spesso gratuitamente offensivi. E allora, che esercitiate questa vostra prerogativa invitando a giudizi sommari e senza appello in danno di chi esercita il nostro stesso lavoro giornalistico, non può che alimentare in noi un fondo di amarezza che la serietà del nostro impegno non merita».