A Barletta va in scena il malessere del settore “beauty”
Riaprire le attività: la protesta delle Partite IVA a Palazzo di Città
martedì 28 aprile 2020
Che non fosse questione di "se", ma di quando il disagio di tanti artigiani, commercianti, autonomi e partite IVA si sarebbe manifestato, era cosa a dir poco scontata. È bastato infatti l'annuncio da parte del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte del prolungamento fino a giugno del cosiddetto "lockdown" per alcune categorie produttive per far venire a galla i primi pesanti malumori causati dalla chiusura forzata e dalle inevitabili ristrettezze economiche.
È il caso di parrucchieri, estetisti e operatori della ristorazione, che in queste ore, un po' in tutta Italia, stanno inscenando proteste forti, anche se per il momento più che altro simboliche. A Barletta, baristi e operatori del settore "beauty", sfidando la minaccia di possibili sanzioni, si sono dati appuntamento sotto il Palazzo di Città, dove una loro delegazione ha simbolicamente consegnato al sindaco Mino Cannito le proprie licenze, unite alle chiavi delle proprie attività.
Al termine di un incontro dai toni molto cordiali, i manifestanti hanno ricevuto dal primo cittadino l'impegno a far presente agli uffici governativi la difficile situazione nella quale attualmente versano le categorie da loro rappresentate tra fitti passivi, pagamenti di tasse ed utenze, che continuano implacabilmente ad arrivare nonostante il blocco forzato delle loro attività. Una situazione che specialmente nel caso di estetisti e parrucchieri favorisce non poco gli abusivi del mestiere, i quali operano praticamente indisturbati nonostante le innumerevoli denunce presso le autorità preposte, evidentemente in tutt'altre faccende affaccendate.
Gli artigiani in questione, oltre ad una celere riapertura delle proprie attività, chiedono al governo il blocco, quando non la cancellazione, di tutte le scadenze fiscali e contributive, oltre che di tutti i pagamenti di utenze fino al termine dell'emergenza Coronavirus. Una richiesta giusta, sacrosanta, ma probabilmente di difficile realizzazione da parte di uno Stato, quello italiano, che già trova difficoltà ad ultimare il pagamento dei quasi mistici 600 euro, stretto com'è nell'implacabile tenaglia composta da un lato da un Europa che non è mai stata Europa, e dall'altro da un "deep State" che definire famelico è esercizio di puro eufemismo.
Una condizione non certo invidiabile quindi, quella dei nostri governanti. A maggior ragione se messi di fronte ad un'emergenza come quella da Covid 19, che ha repentinamente e drammaticamente portato al pettine tutti gli atavici nodi economici e sociali del nostro paese. Una situazione che necessita di scelte forti, nette e concrete e non di dilazioni e compromessi all'italiana. Anche perché quella che passerà alle cronache come "la protesta dei parrucchieri", di questo passo rischia di essere la scintilla di un incendio sociale di ben più vaste proporzioni.
È il caso di parrucchieri, estetisti e operatori della ristorazione, che in queste ore, un po' in tutta Italia, stanno inscenando proteste forti, anche se per il momento più che altro simboliche. A Barletta, baristi e operatori del settore "beauty", sfidando la minaccia di possibili sanzioni, si sono dati appuntamento sotto il Palazzo di Città, dove una loro delegazione ha simbolicamente consegnato al sindaco Mino Cannito le proprie licenze, unite alle chiavi delle proprie attività.
Al termine di un incontro dai toni molto cordiali, i manifestanti hanno ricevuto dal primo cittadino l'impegno a far presente agli uffici governativi la difficile situazione nella quale attualmente versano le categorie da loro rappresentate tra fitti passivi, pagamenti di tasse ed utenze, che continuano implacabilmente ad arrivare nonostante il blocco forzato delle loro attività. Una situazione che specialmente nel caso di estetisti e parrucchieri favorisce non poco gli abusivi del mestiere, i quali operano praticamente indisturbati nonostante le innumerevoli denunce presso le autorità preposte, evidentemente in tutt'altre faccende affaccendate.
Gli artigiani in questione, oltre ad una celere riapertura delle proprie attività, chiedono al governo il blocco, quando non la cancellazione, di tutte le scadenze fiscali e contributive, oltre che di tutti i pagamenti di utenze fino al termine dell'emergenza Coronavirus. Una richiesta giusta, sacrosanta, ma probabilmente di difficile realizzazione da parte di uno Stato, quello italiano, che già trova difficoltà ad ultimare il pagamento dei quasi mistici 600 euro, stretto com'è nell'implacabile tenaglia composta da un lato da un Europa che non è mai stata Europa, e dall'altro da un "deep State" che definire famelico è esercizio di puro eufemismo.
Una condizione non certo invidiabile quindi, quella dei nostri governanti. A maggior ragione se messi di fronte ad un'emergenza come quella da Covid 19, che ha repentinamente e drammaticamente portato al pettine tutti gli atavici nodi economici e sociali del nostro paese. Una situazione che necessita di scelte forti, nette e concrete e non di dilazioni e compromessi all'italiana. Anche perché quella che passerà alle cronache come "la protesta dei parrucchieri", di questo passo rischia di essere la scintilla di un incendio sociale di ben più vaste proporzioni.