A Barletta in piazza contro le chiusure: «Siamo tutti essenziali»
La mobilitazione pacifica di questa mattina
martedì 13 aprile 2021
14.12
Il 13 aprile 2021 alle ore 10 la comunità imprenditoriale di Barletta e Confcommercio si sono riuniti in Piazza Aldo Moro per protestare pacificamente e denunciare le ingiustizie che stanno subendo a seguito del decreto firmato il 2 marzo 2021, anche se la situazione va avanti da oltre un anno.
In piazza arieggiava la disperazione e la rabbia di tutti i lavoratori stremati da questa tiritera di apri e chiudi. E poi il blocco delle attività per mesi e i ristori che non sono sufficienti a sostenere tutto il carico economico che c'è dietro le attività. Anche gli ambulanti erano in piazza. Affermano che quella che stanno subendo è "una concorrenza sleale" che non tutela equamente tutti i venditori perché anche tra di loro c'è chi, per esempio, vende articoli per neonati e bambini e allora perché non tutelare anche loro?
[YOUTUBE]
Era presente il mondo dello spettacolo e degli eventi che porta la speranza di poter riaprire in sicurezza in vista dell'estate imminente, perché il lavoro nobilita la persona e pur essendo un'attività che produce divertimento e svago, è stato dimenticato il diritto a lavorare. Gli insegnanti di danza, di teatro, gli attori e tutto il mondo della cultura che si presentano come formatori che educano allo sviluppo di sé stessi, delle passioni, senza dimenticarci che anche una passione può diventare lavoro e questo non toglie la serietà della mansione. Il mondo della cultura è stato affranto sin dall'inizio della pandemia nel 2020 perché ritenuto in principio non essenziale, i primi a dover chiudere, dei lavoratori di serie B.
A turno, rispettando le misure anti-Covid, la comunità imprenditoriale è stata chiamata a dare voce alle proprie storie. Presenti anche i referenti di Confcommercio Barletta. Si sfiorano attimi di tensioni tra chi ha opinioni diverse e contrastanti: chi sostiene si stia facendo troppo poco e chi propone di fare di più anche con conseguenze estreme. L'equilibrio viene ristabilito perché c'è la necessità di essere uniti in questa lotta, nonostante le diversità. C'è l'indignazione all'inizio, la rabbia a seguito delle misure locali che vedono la città di Barletta costretta a sottostare a fasce orari in cui poter somministrare da bere o luoghi in cui non è proprio possibile farlo in determinati giorni.
Anche Carmine Doronzo, consigliere comunale di Barletta, sostiene tutti gli operatori economici pur non essendo imprenditore. È consapevole di quanta sofferenza ci sia dietro queste storie e di come le misure del governo e locali, abbiano messo in ginocchio l'intero reparto economico. «Sono stati commessi una marea di errori, abbiamo rispettato tutto quello che ci imponevano» si sente dire in pizza da Francesco Petruzzelli, tra i rappresentanti dei ristoratori. Ricordando che anche con le saracinesche abbassate i contagi sono alti e dunque, i ristori, le palestre, i bar, gli hotel, i negozi, i parrucchieri, i centri estetici non sono i principali vettori di contagio.
«Il virus c'è, esiste, ma esistiamo anche noi» dice qualcuno, proponendo una soluzione di convivenza con il virus perché la ritengono possibile, dopo aver investito su i macchinari di sanificazione, essendo uno tra i modi per lavorare in sicurezza. «Vogliamo solo lavorare» dicono in tanti, sottolineando come non esiste una graduatoria o una classifica tra le attività. «Siamo tutti essenziali».
Con l'arrivo e la somministrazione dei vaccini, l'informazione, l'educazione e la conoscenza che abbiamo e stiamo avendo sul virus che da oltre un anno ha contaminato le nostre vite, è un dovere ed un bisogno combatterlo con i mezzi che abbiamo, senza castigare nessuno.
In piazza arieggiava la disperazione e la rabbia di tutti i lavoratori stremati da questa tiritera di apri e chiudi. E poi il blocco delle attività per mesi e i ristori che non sono sufficienti a sostenere tutto il carico economico che c'è dietro le attività. Anche gli ambulanti erano in piazza. Affermano che quella che stanno subendo è "una concorrenza sleale" che non tutela equamente tutti i venditori perché anche tra di loro c'è chi, per esempio, vende articoli per neonati e bambini e allora perché non tutelare anche loro?
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Era presente il mondo dello spettacolo e degli eventi che porta la speranza di poter riaprire in sicurezza in vista dell'estate imminente, perché il lavoro nobilita la persona e pur essendo un'attività che produce divertimento e svago, è stato dimenticato il diritto a lavorare. Gli insegnanti di danza, di teatro, gli attori e tutto il mondo della cultura che si presentano come formatori che educano allo sviluppo di sé stessi, delle passioni, senza dimenticarci che anche una passione può diventare lavoro e questo non toglie la serietà della mansione. Il mondo della cultura è stato affranto sin dall'inizio della pandemia nel 2020 perché ritenuto in principio non essenziale, i primi a dover chiudere, dei lavoratori di serie B.
A turno, rispettando le misure anti-Covid, la comunità imprenditoriale è stata chiamata a dare voce alle proprie storie. Presenti anche i referenti di Confcommercio Barletta. Si sfiorano attimi di tensioni tra chi ha opinioni diverse e contrastanti: chi sostiene si stia facendo troppo poco e chi propone di fare di più anche con conseguenze estreme. L'equilibrio viene ristabilito perché c'è la necessità di essere uniti in questa lotta, nonostante le diversità. C'è l'indignazione all'inizio, la rabbia a seguito delle misure locali che vedono la città di Barletta costretta a sottostare a fasce orari in cui poter somministrare da bere o luoghi in cui non è proprio possibile farlo in determinati giorni.
Anche Carmine Doronzo, consigliere comunale di Barletta, sostiene tutti gli operatori economici pur non essendo imprenditore. È consapevole di quanta sofferenza ci sia dietro queste storie e di come le misure del governo e locali, abbiano messo in ginocchio l'intero reparto economico. «Sono stati commessi una marea di errori, abbiamo rispettato tutto quello che ci imponevano» si sente dire in pizza da Francesco Petruzzelli, tra i rappresentanti dei ristoratori. Ricordando che anche con le saracinesche abbassate i contagi sono alti e dunque, i ristori, le palestre, i bar, gli hotel, i negozi, i parrucchieri, i centri estetici non sono i principali vettori di contagio.
«Il virus c'è, esiste, ma esistiamo anche noi» dice qualcuno, proponendo una soluzione di convivenza con il virus perché la ritengono possibile, dopo aver investito su i macchinari di sanificazione, essendo uno tra i modi per lavorare in sicurezza. «Vogliamo solo lavorare» dicono in tanti, sottolineando come non esiste una graduatoria o una classifica tra le attività. «Siamo tutti essenziali».
Con l'arrivo e la somministrazione dei vaccini, l'informazione, l'educazione e la conoscenza che abbiamo e stiamo avendo sul virus che da oltre un anno ha contaminato le nostre vite, è un dovere ed un bisogno combatterlo con i mezzi che abbiamo, senza castigare nessuno.