A Barletta anche le tradizioni vanno a farsi benedire
Arriva la Madonna dello Sterpeto, ma il palco non c'è. Se ne va la Santa Messa del Primo Maggio
venerdì 3 maggio 2013
Costava circa 4000 euro il palco da allestire per la celebrazione della santa messa in occasione della festa dei lavoratori e il Comune ha detto (forse laicamente?) no. Molte le lamentele dei cattolici praticanti per il precetto mancato; Piazza "13 Febbraio 1503" vuota ma sostituita dalla cattedrale di Santa Maria Maggiore. Si è tenuta qui, infatti, la Santa Messa del Primo Maggio accompagnata dall'osannato arrivo dell'icona della Madonna dello Sterpeto.
Atmosfera più raccolta e meno preziosa per i credenti barlettani che quest'anno si accingono a una primavera contraddistinta da una semiosfera ecclesiastica più autentica e pura. Un tentato ritorno al messaggio originario o un messaggio esplicito di tasche comunali vuote? La questione è trasversale e Tommaso Peschechera, presidente del Comitato diocesano feste patronali, spiega che il motivo dello stravolgimento di programma è di ordine finanziario e si fa portavoce del malcontento dei devoti che assistono pian piano alla disgregazione delle tradizioni. Inoltre, i finanziamenti pubblici per le feste patronali sono sempre minori ed è l'insolvenza del Comune che spinge il Comitato a chiedere che il contributo faccia parte delle voci fisse di bilancio.
Tra lamentele "esoteriche" e braccini corti non ci resta che implorare la benedizione della Protettrice dal volto nero e magari sperare in una elargizione di luminosità quanto meno ai nuovi intelletti che ci governeranno. Attendiamo la Pentecoste, chissà se le lingue di fuoco terranno in caldo i neuroni e forniranno energia a sufficienza per farli funzionare.
Atmosfera più raccolta e meno preziosa per i credenti barlettani che quest'anno si accingono a una primavera contraddistinta da una semiosfera ecclesiastica più autentica e pura. Un tentato ritorno al messaggio originario o un messaggio esplicito di tasche comunali vuote? La questione è trasversale e Tommaso Peschechera, presidente del Comitato diocesano feste patronali, spiega che il motivo dello stravolgimento di programma è di ordine finanziario e si fa portavoce del malcontento dei devoti che assistono pian piano alla disgregazione delle tradizioni. Inoltre, i finanziamenti pubblici per le feste patronali sono sempre minori ed è l'insolvenza del Comune che spinge il Comitato a chiedere che il contributo faccia parte delle voci fisse di bilancio.
Tra lamentele "esoteriche" e braccini corti non ci resta che implorare la benedizione della Protettrice dal volto nero e magari sperare in una elargizione di luminosità quanto meno ai nuovi intelletti che ci governeranno. Attendiamo la Pentecoste, chissà se le lingue di fuoco terranno in caldo i neuroni e forniranno energia a sufficienza per farli funzionare.