25 novembre, Lacerenza (Cgil Bat): «Dove sono le politiche per le donne?»
«È necessario riflettere sulla condizione delle donne ed impegnarsi per un mondo del lavoro più equo»
mercoledì 25 novembre 2020
La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 1999. Partendo dall'assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani, è causa di discriminazioni e disuguaglianze. Condizioni che, purtroppo, nonostante siano passati 21 anni dall'istituzione della Giornata che si celebra il 25 novembre, persistono in Italia e nel mondo e che la pandemia ha tristemente acuito. Quest'anno la riflessione della Cgil si basa sul concetto: "La democrazia passa per la libertà delle donne" perché l'emergenza legata al Covid-19 ha messo, purtroppo, in luce una serie di problematiche che hanno aggravato e non poco una situazione già di per sé complessa per le donne.
«Sono state le lavoratrici, in primis, a garantire i servizi essenziali e la cura della popolazione, durante il lockdown, mettendo a rischio la loro salute e sicurezza. Gli ultimi dati Istat, scaturiti da indagini effettuate a livello nazionale, sia congiunturali che tendenziali, dimostrano come i 2/3 delle donne italiane nel periodo del lockdown abbiano continuato a lavorare prevalentemente nei servizi sanitari, nell'ambito educativo e scolastico, nel lavoro di cura, senza dimenticare il settore dell'agro-alimentare, ambito quest'ultimo in cui si è continuato a produrre beni di prima necessità. Nonostante il notevole incremento nell'impegno profuso non è corrisposto un affievolimento delle disuguaglianze nel mondo del lavoro», riflette la segretaria confederale della Cgil Bat, Dora Lacerenza.
«Se prendiamo in considerazione il lavoro di cura, notiamo che la maggior parte delle volte viene affidato a lavoratrici migranti, ancora più vulnerabili ed è per questo che occorre creare le condizioni per farle uscire dal silenzio. Analizzando, invece, il ricorso all'utilizzo della smart working qui, purtroppo, notiamo disparità e soprattutto il fatto che le maggiori difficoltà le incontrano le donne nella conciliazione del lavoro alle dinamiche di vita familiare. Per di più i carichi delle donne si collocano all'interno di un contesto socio-politico caratterizzato da una scarsa attenzione alle problematiche relative alla precaria condizione delle donne.
L'occupazione femminile è già a livelli inaccettabili e non raggiunge nemmeno il 49%. Le donne che rimangono nel mercato del lavoro, oltre ad essere vittime del gap salariale, part-time involontari, discontinuità contrattuale, hanno anche difficoltà ad accedere alle posizioni apicali del mercato del lavoro. La Cgil ha già inserito nelle sue proposte al Governo iniziative finalizzate all'aumento dell'occupazione femminile. È necessario in questa giornata del 25 novembre riflettere sulla condizione delle donne ma anche impegnarsi davvero perché la via dei diritti sia alla base di un mondo del lavoro più equo, fatto di stesse opportunità e nello stesso tempo di parità di retribuzione», conclude Lacerenza.
«Sono state le lavoratrici, in primis, a garantire i servizi essenziali e la cura della popolazione, durante il lockdown, mettendo a rischio la loro salute e sicurezza. Gli ultimi dati Istat, scaturiti da indagini effettuate a livello nazionale, sia congiunturali che tendenziali, dimostrano come i 2/3 delle donne italiane nel periodo del lockdown abbiano continuato a lavorare prevalentemente nei servizi sanitari, nell'ambito educativo e scolastico, nel lavoro di cura, senza dimenticare il settore dell'agro-alimentare, ambito quest'ultimo in cui si è continuato a produrre beni di prima necessità. Nonostante il notevole incremento nell'impegno profuso non è corrisposto un affievolimento delle disuguaglianze nel mondo del lavoro», riflette la segretaria confederale della Cgil Bat, Dora Lacerenza.
«Se prendiamo in considerazione il lavoro di cura, notiamo che la maggior parte delle volte viene affidato a lavoratrici migranti, ancora più vulnerabili ed è per questo che occorre creare le condizioni per farle uscire dal silenzio. Analizzando, invece, il ricorso all'utilizzo della smart working qui, purtroppo, notiamo disparità e soprattutto il fatto che le maggiori difficoltà le incontrano le donne nella conciliazione del lavoro alle dinamiche di vita familiare. Per di più i carichi delle donne si collocano all'interno di un contesto socio-politico caratterizzato da una scarsa attenzione alle problematiche relative alla precaria condizione delle donne.
L'occupazione femminile è già a livelli inaccettabili e non raggiunge nemmeno il 49%. Le donne che rimangono nel mercato del lavoro, oltre ad essere vittime del gap salariale, part-time involontari, discontinuità contrattuale, hanno anche difficoltà ad accedere alle posizioni apicali del mercato del lavoro. La Cgil ha già inserito nelle sue proposte al Governo iniziative finalizzate all'aumento dell'occupazione femminile. È necessario in questa giornata del 25 novembre riflettere sulla condizione delle donne ma anche impegnarsi davvero perché la via dei diritti sia alla base di un mondo del lavoro più equo, fatto di stesse opportunità e nello stesso tempo di parità di retribuzione», conclude Lacerenza.