Altri sport
Veronica Inglese ci racconta un sogno a cinque cerchi
L'atleta barlettana ormai prossima alle Olimpiadi di Rio 2016
Barletta - venerdì 6 maggio 2016
10.36
A qualche mese dalle Olimpiadi di Rio 2016, la scorsa domenica al Payton Jordan di Palo Alto, in California, la pista si è colorata d'azzurro: la venticinquenne barlettana Veronica Inglese ha corso i 10000m in 31'42''02 migliorandosi di oltre 43''. Ha così centrato il minimo per le Olimpiadi, che si terranno a partire dal prossimo 5 agosto nella metropoli brasiliana. Classe 1990, specialista nel fondo e mezzofondo e barlettana come Pietro Mennea, un altro grande. La sua giovane carriera può già vantare risultati importanti: dodici titoli italiani, nove giovanili e uno universitario e ha già collezionato tre presenze in Nazionale (ai mondiali nel 2011 e agli europei nel 2013 di corsa campestre e ai mondiali di mezza maratona nel 2014). L'abbiamo incontrata per rivolgerle alcune domande a cui la bella e brava Veronica non si è sottratta, con semplicità e brio da vendere.
Sei la quarta italiana di sempre sulla distanza più lunga del programma in pista ed erano anni che un'azzurra non raggiungeva in questa specialità un risultato così importante e di livello. Cosa hai provato prima di giungere al traguardo che ti ha regalato la kermesse olimpica sulla specialità dei 10000m?
Sapevo già durante la gara che stavo andando molto forte. Mentre correvo mi sentivo molto bene e la gara era perfetta per raggiungere l'obbiettivo che ci siamo fissati, per questo ci ho creduto e ho dato il 100% per sfruttare al massimo l'occasione. Sapevo di essere in forma per poter correre questo tempo perché dagli allenamenti lo avevamo visto.
Quante ore al giorno ti alleni e quanti sacrifici hai fatto per giungere a quest'ultimo importante traguardo?
Mi alleno due ore al giorno due volte al giorno, festivi compresi. I sacrifici sono tanti ma quando si insegue un sogno ne vale la pena perché la gioia che ne deriva ripaga tutto.
Tanti atleti barlettani ogni giorno devono far fronte alle notevoli difficoltà dovute a strutture poco adeguate. Cosa pensi si possa migliorare da questo punto di vista nella città della Disfida e in che modo?
Purtroppo per quanto riguarda l'atletica da tempo siamo senza pista, sappiamo però che al più presto l'avremo e questo è già un piccolo passo in avanti. Il problema è la mancanza di una cultura dello sport. Lo sport sembra qualcosa di marginale e purtroppo non abbiamo strutture adeguate. In altri paesi invece, lo sport è considerato propedeutico a qualsiasi attività, anche allo studio stesso. Ci sono quindi strutture adeguate e numerosissime. L'unico sport davvero finanziato in Italia è il calcio ed è un grande problema, perché numerosissimi sono ragazzi che vogliono correre, fare sport di squadra, fare tiro con l'arco o canottaggio, che non sanno dove e come potersi allenare.
Sei una sportiva in divisa e come numerosissimi atleti italiani rendi omaggio con i tuoi successi alle forze armate. Quali realtà, secondo te, riescono a dare ossigeno al talento dei giovani atleti nel nostro bel paese? Quanto credi sia importante far parte di un corpo armato e, se lo è per te, in che misura?
L'importanza del gruppo sportivo militare in Italia per quanto riguarda l'atletica è fondamentale. Noi atleti non saremmo in grado di praticare uno sport a livello professionale se non ci fossero loro. Il mio ingresso nell'esercito ha rappresentato la mia svolta nell'atletica e ha reso la mia passione il mio lavoro, permettendomi di sostenere soprattutto le spese relative alla mia attività. Se non ci fosse l'esercito a sostenermi, non raggiungerei neanche uno dei risultati raggiunti sin ora.
Come riesci a coniugare la vita da atleta, che senza dubbio comporta ritmi serrati e non pochi sacrifici, con la vita privata? Quanto spazio c'è per l'amore, le amicizie e la famiglia?
Il mio fidanzato è Eusebio Haliti, atleta della nazionale e dell'esercito come me. Abbiamo stessi obbiettivi e stessi interessi quindi ci appoggiamo in ogni nostra scelta. Anche se non ci vediamo spesso comprendiamo appieno i motivi, desiderando entrambi di raggiungere qualcosa di importante. Gli amici ci sono sempre, mi sostengono e sono la mia forza. Quando sono tornata dall'America mi hanno fatto una festa a sorpresa. Soffro quando sono lontana dalla mia famiglia ma il ritorno a casa ha un sapore diverso e mi rendo conto di apprezzare di più il valore della famiglia.
Senti che il 2016 sia stato l'anno della svolta e, se sì, quali progetti si prospettano nel tuo futuro? Cosa consiglieresti a quanti vogliono percorrere le tue stesse orme?
Questo è l'anno della svolta perché da quest'anno ho davvero iniziato a fare atletica ad alto livello, scegliendo di lasciare il mio ex allenatore e passando sotto la guida degli allenatori della nazionale e del gruppo sportivo dell'esercito. Ora infatti sono allenata al meglio. Per il futuro puntiamo ad un'atletica ad alti livelli e a distanze come la maratona. Consiglio ai ragazzi che vogliono fare atletica, di seguire i propri sogni e di divertirsi perché tutto deve iniziare per gioco e avere come scopo il divertimento. Quando ci si pone un obbiettivo però, bisogna perseguirlo dando il massimo e ricordare che, come diceva Mennea, "soffri ma sogni"
Sei stata ribattezzata "la gazzella barlettana" e tanti sono gli spontanei riferimenti al più grande campione barlettano, Pietro Mennea. Questa analogia è per te un'incombenza o un motivo d'orgoglio?
Barletta sicuramente ha voglia di rivivere il sogno di Mennea perciò mi accostano a lui, che però è una leggenda e sarà per sempre unico. Sono certa che non avremo mai più nella storia dell'atletica un atleta come lui. Io sto semplicemente inseguendo il mio sogno. Sono contenta e motivata dalla responsabilità di far sognare con me anche la mia città
Destinazione Rio de Janeiro : cosa porterai con te in valigia? Hai qualche amuleto porta fortuna?
Ho molti portafortuna, tutti regali che porto con me in ogni gara. Li porterò anche a Rio, dove farò la prima esperienza olimpica. Il mio obbiettivo resta però la prossima olimpiade.
Sei la quarta italiana di sempre sulla distanza più lunga del programma in pista ed erano anni che un'azzurra non raggiungeva in questa specialità un risultato così importante e di livello. Cosa hai provato prima di giungere al traguardo che ti ha regalato la kermesse olimpica sulla specialità dei 10000m?
Sapevo già durante la gara che stavo andando molto forte. Mentre correvo mi sentivo molto bene e la gara era perfetta per raggiungere l'obbiettivo che ci siamo fissati, per questo ci ho creduto e ho dato il 100% per sfruttare al massimo l'occasione. Sapevo di essere in forma per poter correre questo tempo perché dagli allenamenti lo avevamo visto.
Quante ore al giorno ti alleni e quanti sacrifici hai fatto per giungere a quest'ultimo importante traguardo?
Mi alleno due ore al giorno due volte al giorno, festivi compresi. I sacrifici sono tanti ma quando si insegue un sogno ne vale la pena perché la gioia che ne deriva ripaga tutto.
Tanti atleti barlettani ogni giorno devono far fronte alle notevoli difficoltà dovute a strutture poco adeguate. Cosa pensi si possa migliorare da questo punto di vista nella città della Disfida e in che modo?
Purtroppo per quanto riguarda l'atletica da tempo siamo senza pista, sappiamo però che al più presto l'avremo e questo è già un piccolo passo in avanti. Il problema è la mancanza di una cultura dello sport. Lo sport sembra qualcosa di marginale e purtroppo non abbiamo strutture adeguate. In altri paesi invece, lo sport è considerato propedeutico a qualsiasi attività, anche allo studio stesso. Ci sono quindi strutture adeguate e numerosissime. L'unico sport davvero finanziato in Italia è il calcio ed è un grande problema, perché numerosissimi sono ragazzi che vogliono correre, fare sport di squadra, fare tiro con l'arco o canottaggio, che non sanno dove e come potersi allenare.
Sei una sportiva in divisa e come numerosissimi atleti italiani rendi omaggio con i tuoi successi alle forze armate. Quali realtà, secondo te, riescono a dare ossigeno al talento dei giovani atleti nel nostro bel paese? Quanto credi sia importante far parte di un corpo armato e, se lo è per te, in che misura?
L'importanza del gruppo sportivo militare in Italia per quanto riguarda l'atletica è fondamentale. Noi atleti non saremmo in grado di praticare uno sport a livello professionale se non ci fossero loro. Il mio ingresso nell'esercito ha rappresentato la mia svolta nell'atletica e ha reso la mia passione il mio lavoro, permettendomi di sostenere soprattutto le spese relative alla mia attività. Se non ci fosse l'esercito a sostenermi, non raggiungerei neanche uno dei risultati raggiunti sin ora.
Come riesci a coniugare la vita da atleta, che senza dubbio comporta ritmi serrati e non pochi sacrifici, con la vita privata? Quanto spazio c'è per l'amore, le amicizie e la famiglia?
Il mio fidanzato è Eusebio Haliti, atleta della nazionale e dell'esercito come me. Abbiamo stessi obbiettivi e stessi interessi quindi ci appoggiamo in ogni nostra scelta. Anche se non ci vediamo spesso comprendiamo appieno i motivi, desiderando entrambi di raggiungere qualcosa di importante. Gli amici ci sono sempre, mi sostengono e sono la mia forza. Quando sono tornata dall'America mi hanno fatto una festa a sorpresa. Soffro quando sono lontana dalla mia famiglia ma il ritorno a casa ha un sapore diverso e mi rendo conto di apprezzare di più il valore della famiglia.
Senti che il 2016 sia stato l'anno della svolta e, se sì, quali progetti si prospettano nel tuo futuro? Cosa consiglieresti a quanti vogliono percorrere le tue stesse orme?
Questo è l'anno della svolta perché da quest'anno ho davvero iniziato a fare atletica ad alto livello, scegliendo di lasciare il mio ex allenatore e passando sotto la guida degli allenatori della nazionale e del gruppo sportivo dell'esercito. Ora infatti sono allenata al meglio. Per il futuro puntiamo ad un'atletica ad alti livelli e a distanze come la maratona. Consiglio ai ragazzi che vogliono fare atletica, di seguire i propri sogni e di divertirsi perché tutto deve iniziare per gioco e avere come scopo il divertimento. Quando ci si pone un obbiettivo però, bisogna perseguirlo dando il massimo e ricordare che, come diceva Mennea, "soffri ma sogni"
Sei stata ribattezzata "la gazzella barlettana" e tanti sono gli spontanei riferimenti al più grande campione barlettano, Pietro Mennea. Questa analogia è per te un'incombenza o un motivo d'orgoglio?
Barletta sicuramente ha voglia di rivivere il sogno di Mennea perciò mi accostano a lui, che però è una leggenda e sarà per sempre unico. Sono certa che non avremo mai più nella storia dell'atletica un atleta come lui. Io sto semplicemente inseguendo il mio sogno. Sono contenta e motivata dalla responsabilità di far sognare con me anche la mia città
Destinazione Rio de Janeiro : cosa porterai con te in valigia? Hai qualche amuleto porta fortuna?
Ho molti portafortuna, tutti regali che porto con me in ogni gara. Li porterò anche a Rio, dove farò la prima esperienza olimpica. Il mio obbiettivo resta però la prossima olimpiade.