Calcio
Date uno stadio a questi ragazzi
Il Barletta è a un passo dalla D. Ora si attende soltanto il nuovo “Puttilli”
Barletta - giovedì 31 marzo 2022
Con la certezza aritmetica della vittoria del girone A di Eccellenza pugliese, il Barletta ha centrato il secondo obiettivo stagionale, ed è ormai proiettato verso un finale di stagione all'insegna di un doppio e affascinante target, costituito in primis dalla tanto sospirata promozione in Serie D, e in second'ordine (ma neanche tanto) dal difficile doppio confronto di Coppa Italia Dilettanti contro il Locri, temibile compagine calabrese, che oltre ad aver stravinto il campionato di Eccellenza, non ha avuto particolari problemi ad eliminare il Ragusa.
Ma oltre agli importanti risultati già raggiunti, sono i numeri del Barletta di mister Francesco Farina e dell'attuale gestione societaria ad essere impressionanti, soprattutto in considerazione del fatto che: tra la scorsa stagione e quella attuale, su 47 partite tra campionato e coppa, i biancorossi ne hanno vinte 38, pareggiate 6 e perse soltanto 3, mettendo a segno ben 125 reti (quasi 3 a partita di media), e subendone soltanto 30.
Tralasciando il fatto su come sia possibile che, nonostante questi numeri, il Barletta si trovi ancora in Eccellenza (per informazioni rivolgersi al Comitato Regionale FIGC Puglia) ci tocca una volta ancora sottolineare che questi risultati sono stati ottenuti senza uno stadio degno di un capoluogo di provincia di quasi centomila abitanti. E se ciò va ad accrescere ulteriormente i meriti di questa società e di questi ragazzi che sputano letteralmente l'anima in campo (oltre che dei tifosi, i quali ogni volta, oltre a quello del biglietto, devono sobbarcarsi il costo del tragitto verso il "San Sabino" di Canosa di Puglia), certo non fa onore, pur con poche eccezioni, alla classe politica barlettana, la quale, proprio in tema di impiantistica sportiva se non è tra le meno efficienti in assoluto, poco ci manca.
Oltre all'annosa vicenda del Puttilli, basta infatti guardare le pessime condizioni in cui versano impianti storici come il Pala Marchiselli e il Velodromo "Simeone" o la travagliatissima storia del PalaDisfida, che dal giorno dell'inaugurazione è passato alle cronache più per polemiche e incidenti che per eventi sportivi.
Per non parlare infine del "Manzi Chiapulin", che dopo appena dodici anni è già assimilabile a un sito di archeologia industriale, e del miraggio della piscina comunale che ormai sta ai barlettani come Dulcinea sta a Don Chisciotte.
Certo, magari sarà anche facile demagogia la nostra, soprattutto oggi che, a proposito dello stadio, "la nottata", per dirla alla De Filippo, pare stia passando per davvero. Ma dopo sette lunghi anni fatti di roboanti annunci di riapertura poi puntualmente smentiti da questa o quella variante, un pelino di scetticismo misto a impazienza da parte di tifosi e addetti ai lavori ci sembra il minimo sindacale. Anche perché francamente ci riesce un po' difficile dimenticare episodi grotteschi come quello dei nuovi spalti costruiti su quelli vecchi e inagibili o come la famigerata inaugurazione della pista di atletica fatta tra betoniere ed escavatori, in un "Puttilli" ormai meta tra le più gettonate per Pinuccio di Striscia la Notizia.
E' inutile nascondercelo, il protrarsi di quella farsa che abbiamo ribattezzato "Odissea Puttilli", è stato possibile solo grazie alle problematiche vicissitudini del Barletta Calcio di questi ultimi sette anni, quando a seguire i biancorossi c'erano soltanto i soliti aficionados. Già, perché un conto è fare spallucce dinanzi alla non proprio oxfordiana (anche se non certo priva di ragioni) protesta degli ultras in consiglio comunale, con un Barletta che a stento evita la retrocessione in Promozione; ben altra storia sarebbe trovarsi oggi dinanzi all'ennesimo rinvio della consegna del "Puttilli", di fronte ad una società che ha pesantemente investito in una squadra che in Eccellenza sta demolendo un record dopo l'altro. Una squadra sostenuta da un numero sempre crescente di tifosi riavvicinatisi alle sorti del Barletta.
No, questa volta la città intera non tollererebbe ulteriori contrattempi, ulteriori cavilli e ulteriori varianti. Figuriamoci chi in tempi di crisi, di guerra e di pandemie ha avuto l'ardire di sottrarre tempo e denaro (tanto denaro) a se e alla propria famiglia o azienda per provare a riportare il Barletta Calcio laddove merita di stare.
Quindi niente più alibi, niente più scuse: date uno stadio a questa società, a questo mister e a questi fantastici ragazzi che stanno restituendo dignità al calcio barlettano.
Ma oltre agli importanti risultati già raggiunti, sono i numeri del Barletta di mister Francesco Farina e dell'attuale gestione societaria ad essere impressionanti, soprattutto in considerazione del fatto che: tra la scorsa stagione e quella attuale, su 47 partite tra campionato e coppa, i biancorossi ne hanno vinte 38, pareggiate 6 e perse soltanto 3, mettendo a segno ben 125 reti (quasi 3 a partita di media), e subendone soltanto 30.
Tralasciando il fatto su come sia possibile che, nonostante questi numeri, il Barletta si trovi ancora in Eccellenza (per informazioni rivolgersi al Comitato Regionale FIGC Puglia) ci tocca una volta ancora sottolineare che questi risultati sono stati ottenuti senza uno stadio degno di un capoluogo di provincia di quasi centomila abitanti. E se ciò va ad accrescere ulteriormente i meriti di questa società e di questi ragazzi che sputano letteralmente l'anima in campo (oltre che dei tifosi, i quali ogni volta, oltre a quello del biglietto, devono sobbarcarsi il costo del tragitto verso il "San Sabino" di Canosa di Puglia), certo non fa onore, pur con poche eccezioni, alla classe politica barlettana, la quale, proprio in tema di impiantistica sportiva se non è tra le meno efficienti in assoluto, poco ci manca.
Oltre all'annosa vicenda del Puttilli, basta infatti guardare le pessime condizioni in cui versano impianti storici come il Pala Marchiselli e il Velodromo "Simeone" o la travagliatissima storia del PalaDisfida, che dal giorno dell'inaugurazione è passato alle cronache più per polemiche e incidenti che per eventi sportivi.
Per non parlare infine del "Manzi Chiapulin", che dopo appena dodici anni è già assimilabile a un sito di archeologia industriale, e del miraggio della piscina comunale che ormai sta ai barlettani come Dulcinea sta a Don Chisciotte.
Certo, magari sarà anche facile demagogia la nostra, soprattutto oggi che, a proposito dello stadio, "la nottata", per dirla alla De Filippo, pare stia passando per davvero. Ma dopo sette lunghi anni fatti di roboanti annunci di riapertura poi puntualmente smentiti da questa o quella variante, un pelino di scetticismo misto a impazienza da parte di tifosi e addetti ai lavori ci sembra il minimo sindacale. Anche perché francamente ci riesce un po' difficile dimenticare episodi grotteschi come quello dei nuovi spalti costruiti su quelli vecchi e inagibili o come la famigerata inaugurazione della pista di atletica fatta tra betoniere ed escavatori, in un "Puttilli" ormai meta tra le più gettonate per Pinuccio di Striscia la Notizia.
E' inutile nascondercelo, il protrarsi di quella farsa che abbiamo ribattezzato "Odissea Puttilli", è stato possibile solo grazie alle problematiche vicissitudini del Barletta Calcio di questi ultimi sette anni, quando a seguire i biancorossi c'erano soltanto i soliti aficionados. Già, perché un conto è fare spallucce dinanzi alla non proprio oxfordiana (anche se non certo priva di ragioni) protesta degli ultras in consiglio comunale, con un Barletta che a stento evita la retrocessione in Promozione; ben altra storia sarebbe trovarsi oggi dinanzi all'ennesimo rinvio della consegna del "Puttilli", di fronte ad una società che ha pesantemente investito in una squadra che in Eccellenza sta demolendo un record dopo l'altro. Una squadra sostenuta da un numero sempre crescente di tifosi riavvicinatisi alle sorti del Barletta.
No, questa volta la città intera non tollererebbe ulteriori contrattempi, ulteriori cavilli e ulteriori varianti. Figuriamoci chi in tempi di crisi, di guerra e di pandemie ha avuto l'ardire di sottrarre tempo e denaro (tanto denaro) a se e alla propria famiglia o azienda per provare a riportare il Barletta Calcio laddove merita di stare.
Quindi niente più alibi, niente più scuse: date uno stadio a questa società, a questo mister e a questi fantastici ragazzi che stanno restituendo dignità al calcio barlettano.