Cronaca
Rifiuti speciali altamente inquinanti, scoperta discarica abusiva nell'orto botanico
Questa mattina il sequestro su ordinanza della Procura di Trani
Barletta - venerdì 4 marzo 2016
12.16
Altro che olivi e piante rare, l'orto botanico di Barletta celerebbe una discarica abusiva a tutti gli effetti. Questa l'amara scoperta avvenuta dopo una serie di indagini avviate più di un anno fa che avrebbero portato alla luce condotte fraudolente di un dipendente dell'ufficio lavori pubblici e di due dipendenti comunali, oltre al rappresentante legale della ditta che si era aggiudicata l'appalto per l'esecuzione delle opere per la realizzazione dell'orto botanico.
Scatta subito il sequestro per l'intera struttura su richiesta della Procura della Repubblica di Trani oltre a 27 appartamenti, 17 terreni, 7 automobili nonché 30 conti correnti e quote societarie, per un valore complessivo che si aggira intorno ai dieci milioni di euro benché il sequestro è scattato fino alla concorrenza di 250mila euro. Sotto i sigilli disposti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunali di Trani Angela Schiralli sono finiti beni, nelle disponibilità dei quattro indagati, proprio per i già detti 250mila euro.
Per quattro persone le ipotesi accusatorie formulate dalla magistratura sono di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nelle pubbliche forniture, abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, inquinamento ambientale, attività di gestione dei rifiuti non autorizzata e omessa bonifica. Dunque sarebbero indagati: Sebastiano Longano, di 66 anni; Francesco Cognetti, 59, collaudatore delle opere; Francesco Di Corato, 60, responsabile del procedimento, e di Giovanni Palmitessa, 51, legale rappresentante della ditta Pama costruzioni.
I quattro, innocenti fino a prova contraria come previsto dalla legge, secondo quanto accertato dalle indagini avrebbero eseguito i lavori in violazione di quanto previsto nel capitolato ordinario e speciale, impegnandosi nella falsificazione degli atti e della relativa documentazione, e realizzando un impianto botanico sensibilmente diverso da quanto previsto nella progettazione finanziata dalla Regione Puglia e dal Comune di Barletta. Il valore totale, tra le altre cose, sarebbe nettamente inferiore a quanto documentato riguardo alla spesa per la sua realizzazione: in particolare risparmiando grazie a opere edilizie mai realizzate, utilizzo di terreno non sterile, impianto di ulivi non secolari.
In un periodo così particolare per l'ambiente barlettano (oggi stesso sottoponiamo ai lettori di BarlettaViva un'inchiesta in esclusiva) la massima attenzione dell'opinione pubblica è verso ciò che sarebbe finito sotto terra. Sembrerebbe che vi sia materiale edilizio e rifiuti speciali pericolosi. Materiale che sarebbe dovuto essere smaltito e proprio a tal fine sarebbe stata richiesta e accordata una variante di spesa, totalmente riscossa. Non sono dunque mai stati smaltiti scarti inquinanti, soprattutto metalli pesanti come piombo, cadmio, cromo esavalente e zinco. Il rischio inquinamento non è solo per le piante presenti e l'area sottostante, ma anche per la falda acquifera già oggetto di altre indagini sempre per inquinamento.
I provvedimenti, come comunicano i Carabinieri della compagnia locale alla redazione di BarlettaViva, sono stati adottati per soddisfare la duplice esigenza di evitare, da un lato, la fruibilità pubblica dell'area inquinata, dall'altro, che gli indagati possano distrarre ed occultare le ricchezze a loro riferibili e corrispondenti, nel valore, a quanto illegale conseguito.
La nostra redazione ha spesso stigmatizzato lo stato di cose in cui versava l'orto botanico, da noi spesso indicato come "un'incompiuta", ben lontani da ipotizzare diverse situazioni su cui, è bene sottolinearlo, sono tuttora al lavoro gli inquirenti.
Scatta subito il sequestro per l'intera struttura su richiesta della Procura della Repubblica di Trani oltre a 27 appartamenti, 17 terreni, 7 automobili nonché 30 conti correnti e quote societarie, per un valore complessivo che si aggira intorno ai dieci milioni di euro benché il sequestro è scattato fino alla concorrenza di 250mila euro. Sotto i sigilli disposti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunali di Trani Angela Schiralli sono finiti beni, nelle disponibilità dei quattro indagati, proprio per i già detti 250mila euro.
Per quattro persone le ipotesi accusatorie formulate dalla magistratura sono di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nelle pubbliche forniture, abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, inquinamento ambientale, attività di gestione dei rifiuti non autorizzata e omessa bonifica. Dunque sarebbero indagati: Sebastiano Longano, di 66 anni; Francesco Cognetti, 59, collaudatore delle opere; Francesco Di Corato, 60, responsabile del procedimento, e di Giovanni Palmitessa, 51, legale rappresentante della ditta Pama costruzioni.
I quattro, innocenti fino a prova contraria come previsto dalla legge, secondo quanto accertato dalle indagini avrebbero eseguito i lavori in violazione di quanto previsto nel capitolato ordinario e speciale, impegnandosi nella falsificazione degli atti e della relativa documentazione, e realizzando un impianto botanico sensibilmente diverso da quanto previsto nella progettazione finanziata dalla Regione Puglia e dal Comune di Barletta. Il valore totale, tra le altre cose, sarebbe nettamente inferiore a quanto documentato riguardo alla spesa per la sua realizzazione: in particolare risparmiando grazie a opere edilizie mai realizzate, utilizzo di terreno non sterile, impianto di ulivi non secolari.
In un periodo così particolare per l'ambiente barlettano (oggi stesso sottoponiamo ai lettori di BarlettaViva un'inchiesta in esclusiva) la massima attenzione dell'opinione pubblica è verso ciò che sarebbe finito sotto terra. Sembrerebbe che vi sia materiale edilizio e rifiuti speciali pericolosi. Materiale che sarebbe dovuto essere smaltito e proprio a tal fine sarebbe stata richiesta e accordata una variante di spesa, totalmente riscossa. Non sono dunque mai stati smaltiti scarti inquinanti, soprattutto metalli pesanti come piombo, cadmio, cromo esavalente e zinco. Il rischio inquinamento non è solo per le piante presenti e l'area sottostante, ma anche per la falda acquifera già oggetto di altre indagini sempre per inquinamento.
I provvedimenti, come comunicano i Carabinieri della compagnia locale alla redazione di BarlettaViva, sono stati adottati per soddisfare la duplice esigenza di evitare, da un lato, la fruibilità pubblica dell'area inquinata, dall'altro, che gli indagati possano distrarre ed occultare le ricchezze a loro riferibili e corrispondenti, nel valore, a quanto illegale conseguito.
La nostra redazione ha spesso stigmatizzato lo stato di cose in cui versava l'orto botanico, da noi spesso indicato come "un'incompiuta", ben lontani da ipotizzare diverse situazioni su cui, è bene sottolinearlo, sono tuttora al lavoro gli inquirenti.