La città
Al polmone verde serve un polmone artificiale
L'orto botanico sta seccando nel menefreghismo. Strane presenze hanno già visitato la struttura
Barletta - domenica 5 agosto 2012
18.59
Benvenuti nell'orto botanico-terra bruciata. Dovrebbe essere un polmone verde per la città, ma servirebbe un polmone artificiale per rianimarlo. Prima dell'inaugurazione, è stato reso accessibile a chiunque volesse entrare e lasciare il proprio segno sulla faccia della terra. In anticipo sui tempi, alcuni intraprendenti sono già penetrati all'interno lasciando le loro tracce. Chiunque potrebbe entrare di giorno e di notte, e fare di tutto, con un po di l'immaginazione cosa si potrebbe fare in un orto botanico incustodito?
A questo punto entro anche io, da una apertura laterale, progettata appositamente per farvi passare chiunque volesse lordare e rubare. Entro e trovo un cantiere di rari esemplari di cavi elettrici scoperti, mi domando se ogni tanto qualche maestranza vada a lavorare, dato che la sensazione generale è di un abbandono forzato. Mi colpiscono subito le piante, che dovranno essere l'attrazione di questa struttura, invece sono a malapena annaffiate da un sistema di irrigazione che ha dimenticato un paio di alberi , che sono seccati, utilizzabili solo come legna da ardere. Gli alberi piantati sono pochi, chi ci regalerà l'ossigeno? Dovremo portarcelo da casa in apposite bombole.
Mi sembra di essere piombato in una campagna arsa dal sole, in attesa che passi il contadino a sistemare le cose, mentre tutto intorno è un tripudio sistemi elettrici abbozzati, aiuole secche e polverose, tombini scoperchiati, tutto impacchettato da poderose mura valicabili e penetrabili in qualunque momento, e da cancelli scavalcabili anche da un bambino, su cui si notano i primi segni di ruggine.
Qui, per ora, non crescono fori rari, seccherebbero nel menefreghismo. Chissà se gli "alti papaveri" del consiglio comunale immaginano che oltre quelle mura, c'è un giardino.
A questo punto entro anche io, da una apertura laterale, progettata appositamente per farvi passare chiunque volesse lordare e rubare. Entro e trovo un cantiere di rari esemplari di cavi elettrici scoperti, mi domando se ogni tanto qualche maestranza vada a lavorare, dato che la sensazione generale è di un abbandono forzato. Mi colpiscono subito le piante, che dovranno essere l'attrazione di questa struttura, invece sono a malapena annaffiate da un sistema di irrigazione che ha dimenticato un paio di alberi , che sono seccati, utilizzabili solo come legna da ardere. Gli alberi piantati sono pochi, chi ci regalerà l'ossigeno? Dovremo portarcelo da casa in apposite bombole.
Mi sembra di essere piombato in una campagna arsa dal sole, in attesa che passi il contadino a sistemare le cose, mentre tutto intorno è un tripudio sistemi elettrici abbozzati, aiuole secche e polverose, tombini scoperchiati, tutto impacchettato da poderose mura valicabili e penetrabili in qualunque momento, e da cancelli scavalcabili anche da un bambino, su cui si notano i primi segni di ruggine.
Qui, per ora, non crescono fori rari, seccherebbero nel menefreghismo. Chissà se gli "alti papaveri" del consiglio comunale immaginano che oltre quelle mura, c'è un giardino.